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Quando si parla di amicizia maschile, virile, spesso lo si fa con accezione positiva, esaltando la convivialità onesta, la fiducia cameratesca che c'è tra uomini, contrapponendo a questo rapporto l'amicizia femminile, più spesso descritta come instabile, gelosa, complessa ed articolata. Spesso (almeno a parole) l'amico o gli amici vengono prima di altri affetti, dell'amore, del lavoro, della famiglia. Il calcetto con gli amici, la pizza, la birra, l'uscita in moto o in barca con gli amici, sono moderni riti pagani intoccabili per la maggior parte di noi. L'amicizia tra uomini è più semplice, schietta e diretta perché così siamo noi, bambini cresciuti e mai troppo maturi e, pertanto, incapaci di malizie, gelosie o sotterfugi. In realtà i maschi sono esseri umani tanto quanto le donne e dove ci sono esseri umani ci sono meschinità, superficialità, ipocrisia. E a sbattercelo in faccia con diretta ironia è Yasmina Reza con Art. Non so negli altri paesi da chi siano stati interpretati i tre personaggi , ma qui in Italia Gigio Alberti, Alessio Boni ed Alessandro Haber rendono al massimo in quest'opera teatrale. Haber ha un paio di monologhi strepitosi. I tre protagonisti (beh quattro se consideriamo il quadro del fantomatico Antrios) Marc, Serge e Yvan sono convinti di essere – ognuno per i propri pregi – al centro del trio, di essere il portatore della verità rivelata; in realtà sono tre meschini, succubi delle proprie sfere vitali, incapaci di provare vera empatia per gli altri e preoccupati solo delle apparenze e dei giudizi “sociali” delle loro frequentazioni. Il loro vero ed unico scopo è quello di non incrinare il fragile equilibrio che governa le loro vite e quelle delle persone che frequentano, equilibrio che si basa su ipocrisie, pusillanimità e luoghi comuni. Man mano che la piece prosegue, emergono i veri caratteri dei personaggi. Le insicurezze e l'incapacità di prendere posizioni definite o personali da parte di Yvan nascondono una mancanza di carattere, l'intellettuale spocchia snob di Marc nasconde un'aridità di fondo della sua natura e la volontà di farsi accettare attraverso l'acquisto di opere d'arte costose, o la frequentazione di ristoranti a la page o di amicizie altolocate da parte di Serge dimostrano la mancanza di un vero carattere o spirito critico da parte sua. I tre attori sono veramente molto bravi, i ritmi e le battute sono azzeccati e dopo il successo cinematografico del “Dio della carneficina” di Polanski, credo che anche quest'opera si possa prestare bene ad uno sviluppo sul grande schermo.
Nota di merito ai tre attori nostrani viene dalla loro sensibilità nel mettere all'asta, alla fine di ogni spettacolo un quadro, il cui ricavato va all'associazione per i malati di alzheimer. E' un “fuori onda” che ogni sera regala alcuni momenti molto divertenti. E si fa del bene.
Fino al 15 gennaio 2012 al teatro Eliseo a Roma
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