Art of nothing e Milano Fashion Week

Creato il 11 ottobre 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

La settimana della moda, un evento prestigioso che conferma la celebrità di Milano nel mondo e la sua centralità come capitale del fachion. Sky Arte HD e  Philippe Daverio dedicano quattro speciali che ci faranno conoscere emozioni, arte, cultura e moda. In questa puntata,  atelier e sfilate, i grandi protagonisti della Fashion Week milanese. Una grande manifestazione che fa incontrare per sette intensi giorni il Prêt-à-Porter con gli operatori del settore. Una staordinaria occasione per conoscere l’impegno del mondo della moda.

Creatività e innovazione a stretto contatto. Un connubio che rende sbalorditiva la settimana più glamour della città. Le sfilate della collezione donna sono il momento più atteso. Uno scenario affascinante con più di centosettanta sfilate. Un calendario fitto di appuntamenti per presentare le collezioni dei designer italiani e lanciare nuovi talenti. Accanto ai grandi nomi che hanno reso famoso il Made in Italy come Gucci, Prada, Roberto Cavalli, Dolce & Gabbana, Versace, Giorgio Armani, sfilano anche le collezioni di giovani stilisti.

Milano diventa il cuore della moda“, dice Phlippe Daverio, mentre si aggira nel backstage delle sfilate e alla domanda cos’è il Prêt-à-Porter, risponde che è “la capacità di coniugare il prodotto base, cioè le stoffe, con la creatività tecnica della sartoria e il progetto dello stilista“.  Semplice, no?

Il grande boom comincia negli anni ’60, diventa esclusivo neglia nni ’70 e conquista il mondo negli ’80.

Ma perchè Milano è diventata il centro della moda? ” I milanesi sono convinti che sia perchè loro sono i più eleganti del mondo“. In realtà i centri della moda erano altri. Le famose sfilate di Palazzo Pitti a Firenze avevano lanciato, dopo la guerra, mondialmente, l’alta moda italiana, lo stesso aveva fatto Roma, dove c’era Valentino.

L’alta moda italiana, nasce a Firenze, dove si tiene la prima di molte sfilate. Un successo incredibile.  Era il 22 luglio 1952, le porte della Sala Bianca di Palazzo Pitti si spalancarono per la prima volta per accogliere compratori e giornalisti venuti ad assistere alle sfilate fiorentine. Qui si tennero le sfilate di alta moda, e tutte le più importanti Collezioni Boutique, che venivano presentate due volte l’anno.  Palazzo Pitti divenne il luogo simbolo dell’unicità italiana. Poi a Roma, nel 1959, Valentino apre il suo atelier di via Condotti. Nel giro di pochi anni il successo dello stilista raggiunge le stelle e diventa uno dei più apprezzati e popolari couturier del mondo. Vogue lo consacra tra i più grandi della moda.

Tutto ruotava attorno alle seta di Como, alle lane di Biella e al cotone di Milano. “Il prodotto ha stimolato la fantasia che si è applicata a una clientela molto esigente e poi tanto lavoro, fatica e via, in giro per il mondo”.

La moda italiana dell’ultimo mezzo secolo porta la firma di Beppe Modenese, considerato un’icona nel mondo della moda, Beppe Modenese – attualmente presidente onorario della Camera della Moda, è il primo ministro della moda italiana. È colui che ha inventato il Prêt-à-Porter e che ha fatto di Milano la sua capitale. Un uomo elegante, raffinato, un grande organizzatore di eventi, il gran ciambellano che ha seguito la moda in tutta la sua evoluzione. ” Milano ha vinto la sua battaglia nel ’70 quando i primi stilisti – ci spiega – dopo Firenze  e Roma, sono venuti a Milano, sconfiggendo anche Parigi e NY, perché abbiamo un’industria tessile unica al mondo, non esiste da nessuna parte il materiale che abbiamo noi.“. Nel ’79, Beppe Modenese riunisce una quarantina di griffe nei saloni del Modit perfezionato con il centro sfilate di Milano Collezioni. Una dopo l’ altra sfilano le griffe Milano da bere. Negli anni ‘ 80 sull’onda degli yuppie esplode il fenomeno degli stilisti. Nell’ 81 nelle vetrine irrompe il primo jeans Armani a 18 mila lire, nell’ 85 sfilano Dolce & Gabbana, nell’ 89 Ferrè viene chiamato da Dior. “Quello che volevo fare era portare in giro per il mondo questa nostra moda. L’ho fatto con gli stilisti più importanti dell’epoca che hanno accettato il mio progetto”. 

Tutto inizia da lì. Forme, colori, spazi e materiali  sposano la creatività degli stilisti e dei fotografi.

Via Monte Napoleone, via Manzoni, via Della Spiga e corso Venezia sono le quattro strade che compongono il quadrilatero della moda milanese, dove si concentrano, boutiques, gioiellerie, design e arredamento, una delle zone più prestigiose del mondo e dove il Made in Italy regna sovrano.  Le passerelle del Prêt-à-Porter sono l’aspetto più evidente di questo grande circo della moda, fatto anche di spese folli, inaugurazioni, presentazioni, feste private e giri più o meno esclusivi.

“Tra moda e mondanità, c‘è un legame – afferma Philippe Daveriofinché si trattava di haute coutur, costosissima era solo per principesse da fiaba, oggi, il meccanismo è diverso si è allargato ad un pubblico vastissimo, dalla signora sofisticatissima fino ad arrivare ad un mondo disparato che viene dall’est. Gli stilisti sono dei pezzi di Milano e in qualche modo hanno portato il gusto nel mondo, da quello severo di Armani a quello più barocco di Versace. Tutti vengono da questa realtà cittadina che li ha stimolati e gli ha consentito il confronto”.

Una sfilata ha la sua magia, che vien trasferita ad un numero elevato di partecipanti grazie alle immagini e alle riviste che giocano il ruolo principale per Milano. La Sozzani e l’energia di Vogue sono stati determinanti e hanno creato un sistema, supportato da marketing e comunicazione.

“Nella moda la donna è sognatrice e cerca modelli che siano in grado di adattarsi ai suoi cambiamenti di umore, la bravura dello stilista sta nel suggerire alle sue clienti dei modi e dei mondi da sognare”.  In conclusione l’Italia ha inventato la moda democratica ma sempre “aristocraticamente” moda italiana.


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