Magazine Arte
Attraverso costruzioni tridimensionali, Igino Panzino sperimenta possibilità compositive in un sottile gioco di variazioni segnico-cromatiche, effetti inattesi e illusori. Tra reale e virtuale, vero e falso, natura e artificio. Fino al 28 ottobre.Il percorso creativo nasce dalla crisi, dal confronto col silenzio. Scriveva Marco Magnani dell’opera di Igino Panzino. Si percepiscono mondi paralleli nelle forme geometriche che si scompongono e ricompongono. Nelle costruzioni tridimensionali che accostano il rigore geometrico a un raffinato e sintetico senso cromatico. Nell’ultima serie di lavori intimisti, l’indagine dell’artista scorre sul confine tra realtà e finzione, vero e falso, natura e artificio in un ritmico gioco di opposti e rimandi. Un’elaborazione di immagini e forme che rispecchiano la volontà di rottura della superficie bidimensionale per approdare a strutture neocostruttiviste con una sensibilità orientata verso l’austerità progettuale che si contrappone alla manualità in punta di matita.Rilievi di carta di stampo arcaico mutevoli alla percezione visiva, tra iterazione e scambio, si fondano sull’essenzialità del segno, sul gioco interscambiabile delle geometrie e su forme ingannevoli e spiazzanti. Variazioni linguistiche per indagare in diverse direzioni confermano un’espressività ambivalente. Tra pathos e concettualità.