Magazine Cultura
MANIFESTO PER UN' ARTE COMMERCIALE
La bruttezza del presente ha valore retroattivo. Karl Kraus
1. Viviamo nel mondo del Mercato e della sua crisi senza soluzione. Immersi nel monologo autoelogiativo, nel discorso ininterrotto che il Mercato tiene su se stesso. Come i condannati del racconto "Nella colonia penale" di Kafka, siamo infilati in una macchina che incide sul nostro corpo la Legge.
2. Consideriamo che la ricerca artistica sia la falsa coscienza di chi non riesce a profittare del mercato, ma solo a subirlo. Anche chi sputa sull'arte, chi teorizza la sua fine o chi è molto puro e socialmente impegnato, alla fine se la gode se riesce a entrare in una piccola galleria, in una sconosciuta collana, in un teatro periferico.
3. Siamo contro ogni idea romantica sull'arte. Odiamo il genio e sregolatezza, l'artista profetico, le pose d'artista. Il genio è rigore e fa quello che può. Odiamo l'eternità e siamo per l'effimero. Solo le cose che passano sono quelle che restano. Preferiamo pensare la nostra opera sulla mensola di un bagno piuttosto che in un grande museo.
4. Pensiamo che l'arte contemporanea non abbia di se una conoscenza ontologica, ma solamente tecnica, strumentale, procedurale e che metta il suo impegno massimo nella relazionalità e nell'efficacia tecnica e operativa. Il maggior merito dell'artista d'oggi è aver rimosso sia l'orgoglio che la vergogna dell'arte, negando a sé e al suo lavoro un'orizzonte di verità. Nessuno può oggi immaginare seriamente che l'arte salverà il mondo, né comprenderà la vita o ad essa si sostituirà. Questa è la nostra conquista di libertà, immersa nel Mercato.
5. Non ci interessano il gusto, la sensibilità, la cultura perché non ci interessano i ristretti circoli, gli appassionati, le belle riviste. Ci interessa parlare a molti, stare sulla strada, essere accessibili a tutti. Non ci interessa dire qualcosa di elevato, ci interessa vendere. Ma nel Mercato le due cose coincidono. Contro ogni intellettualismo, l'immediato sensibile è il nostro terreno e il mercato il nostro linguaggio.
6. Per arrivare a tutti accettiamo le forme di comunicazione del Mercato, per trarre profitto dal nostro lavoro ci adeguiamo alle immagini del dominante. Vogliamo descrivere nel modo più semplice possibile, cinicamente, ciò che abbiamo attorno, ciò che dalla nostra nascita respiriamo : il Mercato. Che cosa né farà il nostro Cliente non ci riguarda. Ne usi per proprio piacere, per elogiare il Mercato o di contro per attaccarlo, ne usi per tenere in piedi un tavolino, per coprire una macchia sul muro, come posacenere non ci interessa.
7. Vogliamo stare nel Mercato come pesci nell'acqua e rivendichiamo di non voler nascondere questa nostra scelta. Siamo pronti a contraddirci, non a illuderci.
VEDI TU
Ho dovuto leggerlo e rileggerlo per capire meglio il senso e in alcuni punti ci sto come il fatto che non mi interessano i ristretti circoli. Però in altri no.E' vero che in tempi questi siamo sempre legati al Mercato, a cosa decide e se faccio un quadro poi mi piacerebbe venderlo, ad un prezzo, per come sono, ragionevole (dopotutto sono ancora giovane), e poi ho preferito donare alcuni miei quadri a miei amici, i quali possono testimoniare, che conosco bene e che li hanno apprezzato di parecchio a volte rimanendo anche a bocca aperta.
Arte e Mercato... Quest'associazione mi fa subito venire in mente Andy Warhol. Come dimenticare le sue lattine di zuppa Campbell del 1964?
Eppure anche lui anni fa è stato profetico nel dire che ognuno di noi avrà i suoi 15 minuti di gloria.
Una delle cose straordinarie dell'arte e che puoi dire tutto e il suo contrario e nel dire una negazione, puoi anche riportare il contrario un po' come faceva Oscar Wilde
foto di Napoleon Sarony, 1882
Con i suoi aforismi poteva dire tutto e niente e nello stesso tempo far riflettere.
L'artista è il creatore di cose belleRivelare l'arte e celare e l'artista è il fine dell'arte.L'artista non desidera dimostrare nulla. Perfino la verità può essere dimostrata.Nessun artista ha intenzioni etiche. Uno scopo etico in un artista è un imperdonabile manierismo stilistico.Nessun artista è mai morboso. L'artista può esprimere qualsiasi cosa.Il pensiero e il linguaggio sono per l'artista strumenti di un'arte.Il vizio e la virtù sono per l'artista materiale di un'arte.Ogni arte è a un tempo superficie e simbolo.
E poi alla fine c'è questa frase così perentoria che sembra cancellare tutto:
Tutta l'arte è perfettamente inutile.
Dove sta la verità? Che cosa ha detto in realtà? Che cosa rimane?Tutto e niente.La cosa che più mi è piaciuta è la frase finale ovvero della contraddizione. Io penso che chi voglia fare arte sia sempre in bilico.Gli artisti si contraddicono sempre ed essere veri.Quindi il Mercato è una contraddizione dell'Arte e per questo le appartiene?A dir la verità non so, molte cose che loro hanno scritto non capisco forse perché proprio non mi appartengono.Insomma mi sembra che vogliano provocare che, quando non fine a se stessa, la trovo un'utile e indispensabile arma degli artisti. E' un po' come un leggero elettroshock soprattutto in questi tempi dove la maggior parte della gente sembra essere anestetizzata. Però come con tutte le armi, bisogna stare attenti perché possono essere a doppio taglio.
Se ho voluto riportare qui il testo del manifesto (con il loro permesso ovviamente) è perché le loro frasi mi ponevano il punto della riflessione e spero che lo stesso sia per voi. Sarei molto lieta se condivideste le vostre riflessioni
Alla fine di questo post cosa vi rimane? Tutto o niente? O un'altra quantità?
Decidete voi.
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