Esiste una linea di demarcazione netta che segni il confine tra arte e artigianato? O piuttosto non s’intende, con questi due termini, l’insieme delle medesime discipline, osservate da due differenti angolazioni?
La questione si aprì nel Rinascimento, quando, a seguito del notevole prestigio raggiunto da alcune categorie di artisti-artigiani, queste iniziarono a staccarsi dalle corporazioni tradizionali, rivendicando la nobiltà intellettuale del loro lavoro. Questa scissione si concretizzò con la fondazione dell’Accademia delle Arti e del Disegno, istituita nel 1563 da Cosimo de’ Medici, su suggerimento di Giorgio Vasari.
Ma esistono delle unità di misura insindacabili capaci di stabilire cos’è arte e cos’è artigianato? Ci si può appellare alla funzionalità dell’oggetto creato: l’artigiano, si dice, crea oggetti con un valore d’uso specifico, mentre l’opera dell’artista ha un valore puramente estetico e decorativo. Ma, accettando una simile differenziazione, ci troveremmo a dover considerare arte qualsiasi produzione ornamentale e a negare l’artisticità di qualsiasi opera che abbia una funzione materiale ben definita. Senza contare che l’ornamentalità può essere considerata un valore d’uso di per sé e anche la fruizione artistica risponde a un fabbisogno, sia pure spirituale. Inoltre, cosa dire delle opere architettoniche di pregio che rispondono a determinati canoni estetici, ma non per questo rinunciano ad essere materialmente utilizzate?
Un altro metro di giudizio potrebbe essere la capacità dell’opera d’arte di suscitare emozioni, di commuovere esteticamente, ma ci addentreremmo nel campo minato della soggettività: nulla impedisce di rimanere commossi di fronte a un manufatto artigianale o di rimanere insensibili di fronte a un’opera d’arte. Una linea di demarcazione tracciata seguendo un tale criterio risulterebbe quantomai labile e confusa. Tantomeno, se ne può fare una questione di qualità tecnica, visto che oggetti di fattura perfetta rimangono nell’ambito artigianale , mentre ci possono essere opere d’arte che fanno dell’imperfezione il loro punto di forza.
Una differenza concreta tra arte e artigianato, non suscettibile di condizionamenti soggettivi, è data dall’opposta prospettiva temporale. L’arte è continua ricerca, anche quando si rivolge al passato; l’artigianato è conservativo, tende alla preservazione dei canoni nel tempo. L’artista guarda il maestro con l’intenzione di superarlo nella concezione; l’artigiano, al limite, vorrebbe raggiungere un’uguale o maggiore perizia tecnica. Un’altra differenza era storicamente rappresentata dall’unicità dell’opera d’arte contro la riproducibilità dell’oggetto artigianale, ma il novecento, con le sue nuove forme e concezioni artistiche, ha messo in crisi questa convinzione.
In definitiva, si può dire che l’artigiano, anche il più abile, non è di per sé un artista, mentre l’artista è sempre, in un modo o nell’altro, artigiano. L’arte è la sublimazione dell’artigianato che si compie quando all’abilità tecnica si aggiunge un valore spirituale capace di trascendere l’oggettualità.