Arte e fotografia: storia infinita d’amore e odio
...e mettila da parte
“Sembra vero!”
Per molti pronunciare quest’affermazione in un museo equivale a consegnare un attestato di valore a un quadro e al suo autore. L’equazione è semplice: sembra vero allora è arte. Un’equazione che ha smesso però di funzionare con puntualità ai giorni nostri ed è questo il motivo per cui sono pochi gli artisti contemporanei che ricevono questo tipo di riconoscimento dal grande pubblico.
Davanti a un dipinto composto da colori accostati apparentemente a casaccio sulla tela, infatti, è impossibile
pronunciare la fatidica frase “Sembra vero!”Diciamo che, arricciando un po’ il naso, si possono salvare quelle rappresentazioni in cui il corpo umano c’è, deformato, ma comunque ancora riconoscibile. Se gli storici dicono che quella è arte, possiamo anche crederci. Ma vuoi mettere questi scarabocchi moderni con i capolavori di Raffaello, Michelangelo o Caravaggio? Quella sì che è vera arte.
E come diretta conseguenza, sono tante le persone per cui la storia dell’arte si è fermata alla seconda metà dell’Ottocento, con gli Impressionisti.
Perché, viene da chiedersi, da un certo punto in poi, gli artisti sono tutti impazziti e hanno smesso di copiare la realtà così come si presentava davanti ai loro occhi? La causa di questo delirio collettivo è fondamentalmente uno straordinario marchingegno che ha completamente rivoluzionato il nostro modo di vedere e affrontare la realtà: la macchina fotografica.
Dal giorno della sua creazione, arte e fotografia non hanno potuto ignorarsi e hanno cominciato a camminare l’una di fianco all’altra influenzandosi a vicenda. Ma in che modo la fotografia ha definitivamente cambiato un modo di dipingere che durava da circa cinquecento anni? Lo vedremo in questo articolo.
Come la fotografia ha cambiato l’arte
La pittura antica è il tentativo degli artisti di imitare la realtà e la storia dell’arte occidentale si fa convenzionalmente iniziare quando Giotto trasforma la superficie piana (in quel caso di un muro) in uno spazio tridimensionale.
Da lì in poi tutta la pittura sarà un tentativo di creare uno spazio il più possibile realistico in modo che lo spettatore davanti a un quadro potesse esclamare “Sembra vero!”
Gli artisti si accorsero ben presto del potenziale di questa nuova invenzione e si resero conto immediatamente che essa avrebbe significato per loro la perdita del monopolio sull’immagine. Reagirono in due modi:
- Ci fu chi guardò la fotografia come una minacciosa forma di concorrenza e si scagliò contro di essa criticandone la meccanicità del gesto creativo che escludeva il tocco e la sensibilità dell’artista.
- Ci furono invece artisti (giovani e talentuosi) che accettarono il dato di fatto e si confrontarono con essa su piani differenti.
Amata o odiata, la fotografia cambiò e influenzò il modo di fare arte sia per gli uni che per gli altri.
1. La fotografia cambia la percezione.
La fotografia diventa uno strumento molto potente per conoscere il mondo. Anche quei pittori che avevano messo in dubbio il suo valore come opera d’arte, non esitarono a servirsene per il proprio lavoro. Prima di tutto con essa non avevano più bisogno di avere davanti a sé una persona in carne e ossa per eseguirne il ritratto, in questo modo si risparmiava anche sui tempi di posa dei modelli. Secondo, la fotografia restituiva particolari che l’occhio umano non riusciva a percepire.
Ingres fece largo uso della fotografia per realizzare i suoi meravigliosi ritratti, ma anche pittori meno attenti al dettaglio come Delacroix o Manet, si servirono di questo mezzo. Nell’opera “Il bar alle folies Bergere” di quest’ultimo, per esempio, si vede una figura maschile in parte tagliata che rende più realistica la scena ma che un pittore tradizionale non avrebbe mai dipinto se la fotografia non avesse “sdoganato” questo tipo di inquadrature.
Gli esperimenti di Nadar (nel cui studio si tenne la prima mostra impressionista) di fotografie scattate dall’alto, a bordo di una mongolfiera, suggerirono agli artisti prospettive e punti di vista fino ad allora sconosciuti. Da qui nacquero i celebri dipinti dei boulevard parigini.
2. Fotografia come mezzo di conoscenza del mondo
L’occhio umano, per quanto sano e allenato, non potrà mai competere con il mezzo tecnologico della fotografia.Fino alla metà dell’Ottocento era convinzione comune che i cavalli galoppassero sollevando tutte le quattro zampe contemporaneamente da terra, tanto è vero che esistono una serie di dipinti, anche realizzati da grandi artisti, che lo dimostrano.
Il governatore della California, scommise con alcuni facoltosi amici che il cavallo rimanesse totalmente sospeso in un
momento diverso da quello di massima estensione e incaricò il fotografo inglese Eadweard Muybridge di cercarne la prova inconfutabile. Muybridge, nel 1978, posizionò ai bordi di una pista 24 fotocamere che vennero azionate da un filo rotto dal passaggio di un cavallo al galoppo. In questo modo riuscì a cogliere tutti i suoi movimenti e a dimostrare l’errore di valutazione che si era protratto fino ad allora: gli zoccoli del cavallo si sollevano dal terreno contemporaneamente solo nel momento di compressione.Il dottor Étienne-Jules Marey andò addirittura oltre e qualche anno dopo inventò il cronofotografo, uno strumento attraverso il quale riuscì a registrare in un’unica immagine e su un’unica lastra fotografica le varie posizioni di un oggetto in movimento. Fu il primo antenato del cinema.
3. Fotografia in movimento: la nascita del cinema
Il 6 gennaio 1896 viene proiettato per la prima volta il film “L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat” dei fratelli Lumière: un treno arriva frontalmente e a tutta velocità alla stazione verso gli spettatori. Sembra che al comparire della carrozza siano scappati tutti terrorizzati. Vero o falso che sia l’aneddoto, è chiaro che ormai gli artisti hanno qualcos’altro con cui confrontarsi: le immagini in movimento. Qui il gioco si fa davvero duro e l’arte non sarà più come prima.
Alcuni artisti tentarono di portare il movimento sulla tela come i Futuristi italiani o Marcel Duchamp: celebre il suo “Nudo che scende le scale”. Ma la sfida era davvero improba, tanto che, già nel 1915, Giacomo Balla apriva così il suo Manifesto del colore: “Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa né può interessare più nessuno.”Qualche anno prima, nel 1910, Wassily Kandinsky aveva creato il Primo acquarello astratto. Nacque così nell’ambito del Bauhaus «…l’idea della nuova libertà del pittore – sollevato grazie alla fotografia da una componente sino ad allora fondamentale del suo lavoro, quella di rappresentare le cose, il mondo naturale – di condurre sperimentazioni sulle qualità intrinseche specifiche di colori e forme, da collegare anche a suono e movimento» (cit. da “L’arte in mostra” di Antonello Negri).
4. La fotografia cambia la fruizione dell’arte
Prima di fare qualsiasi paragone tra l’arte di oggi e quella del Rinascimento, bisognerebbe sempre cercare di immedesimarsi nella testa di un uomo dell’epoca. Spesso l’arte contemporanea viene tacciata di elitarismo e gli si rimprovera di essersi allontanata dalle persone, accuse per certi versi anche fondate. Si crede al contrario, ed erroneamente, che l’arte rinascimentale fosse creata per il popolo. Niente di più sbagliato.
La maggior parte delle opere che vediamo oggi nei musei, si trovava un tempo nelle case dei signori o nelle Cappelle private di importanti famiglie aristocratiche, lontanissime dagli occhi indiscreti delle masse. È vero che in un determinato periodo storico la Chiesa ha utilizzato l’arte come mezzo d’insegnamento e d’indottrinamento per il popolo analfabeta, ma ricordiamoci che la percentuale di persone che aveva la possibilità di recarsi a Roma (o in qualunque altra città) e godere le meraviglie del Barocco nascoste nelle sue chiese era davvero esigua. Un contadino nato in campagna, in campagna ci rimaneva fino alla fine dei suoi giorni, senza quasi mai visitare alcun posto diverso da casa sua.
È (anche) la fotografia che ha definitivamente democratizzato l’arte e l’ha posta alla portata di tutti. Se tu fossi nato nel
1500, per ammirare i capolavori michelangioleschi della Cappella Sistina, di cui tanto si parlava ai tempi, avresti dovuto impegnarti in un lungo viaggio, ma, una volta arrivato a Roma, quale stupore di fronte a una siffatta opera? Oggi prima di arrivare ai Musei Vaticani le immagini dei capolavori in essi conservati ti saranno passate davanti agli occhi in ogni dettaglio. Lo stupore sarà sempre grande ma capisci che è tutta un’altra cosa. È sempre la fotografia, attraverso la stampa, che rende la Monna Lisa di Leonardo il dipinto più famoso della storia dell’arte (vedi La Monna Lisa e l’arte di far parlare di sé).La fotografia cambia completamente il modo di fruire l’arte ma anche di studiarla. Spesso gli storici e i critici hanno scritto di un’opera senza averla mai vista dal vivo ma solo attraverso fotografie. Non dimentichiamoci che i voli low cost sono una realtà recente e fino a qualche decennio fa non era così facile viaggiare. Inoltre queste fotografie erano per lo più in bianco e nero, quindi quando, con gli sviluppi della tecnologia, furono sostituite da quelle a colori, vennero rivalutati moltissimi artisti che sul colore basavano la propria arte: come si fa a giudicare correttamente un artista come Tiziano o tutti i coloristi veneti da una fotografia in bianco e nero?
Fotografia come mezzo e come forma d’arte
Nel frattempo i progressi della nuova invenzione correvano alla velocità della luce e grazie alla Kodak la macchina fotografica fu presto alla portata di tutti. Sempre più artisti iniziarono a utilizzarla e non più semplicemente come mezzo accessorio. Picasso per esempio inserirà fotografie all’interno dei suoi collage.Ma sono i Dadaisti gli artisti che più di tutti ne sfruttano le potenzialità, assemblando nei loro fotomontaggi varie immagini prelevate dalla realtà o dai giornali. La fotografia assurge così al ruolo di opera d’arte e allora anche i fotografi devono confrontarsi con i pittori. Il resto è storia relativamente recente.
La nascita della fotografia è quindi un fattore cruciale di cui dobbiamo sempre tenere conto quando ci avviciniamo a un’opera d’arte che non ci dà la possibilità di esclamare “Sembra vero!”
Da sempre arte e fotografia si sono guardate da vicino e ognuna ha influenzato l’altra in modi sempre diversi. Ci sono
artisti (i cosi detti iperrealisti) che tentano di dipingere con una tale maniacale attenzione al dettaglio da far sembrare le loro opere delle fotografie. Ci sono fotografi, per esempio Gregory Crewdson, che allestiscono il set, giocano con le luci e lavorano in post produzione ottenendo delle fantastiche immagini che sembrano dipinti.Le influenze reciproche sono davvero parecchie: soggetti, angoli di inquadratura, sfocatura delle immagini. Chi è ha vinto e chi ha perso? Certo per quanto riguarda la comunicazione di massa la fotografia è l’assoluta vincitrice: quale Papa o capo di governo oggi poserebbe per un ritratto? Le immagini televisive hanno occupato il posto e la funzione di celebrare la grandezza di un uomo che una volta spettava all’artista.
Persa questa battaglia, all’artista non è rimasto altro da fare che sfidare la macchina fotografica in un campo dove lei non poteva arrivare: la rappresentazione dell’invisibile all’occhio. Ma da quel momento in poi, davanti a un quadro non è stato più possibile esclamare “Sembra vero!”
Secondo te cosa è davvero arte, esclusivamente ciò che imita la realtà? Lascia il tuo parere nei commenti.
Arte e fotografia: storia infinita d’amore e odio
...e mettila da parte
...e mettila da parte - discussioni e litigi sul mondo dell'arte.