“Oggi la fede nel progresso è in piena crisi, e noi la stiamo vivendo. Eppure, prescindere dall’idea di progresso per noi non è nemmeno pensabile”, così Ernst Gombrich inizia il suo libro Arte e Progresso, una sorta di ammonimento accorato agli artisti che si prestano a produrre per il mercato. In un’epoca dove gli artifici regnano sovrani, Gombrich riprende il discorso di Rousseau “Sulle Scienze e le Arti” del 1750 che sottolineava ai suoi dissoluti contemporanei e all’Accademia di Digione come l’arte apporta benefici all’umanità.
Discorsi, quelli di Gombrich e di Rousseau, più che mai attuali.
“Ogni artista vuole essere applaudito” scrive Rousseau, “gli elogi dei suoi contemporanei sono la parte più ambita della sua ricompensa. Che farà dunque per ottenerli, se per sua disgrazia, è nato presso un popolo e in un’epoca in cui i sapienti, divenuti di moda, hanno affidato ad una gioventù frivola il compito di dare l’intonazione? Cosa farà Signori? Abbasserà il suo genio al livello del suo secolo, e preferirà comporre opere comuni che vedrà ammirate in vita, piuttosto che meraviglie destinate ad essere ammirate molto dopo la sua morte”.
Gombrich in qualche modo punta il dito su una deriva della società che vede già anticipata nel lavoro degli artisti, che lavorano per compiacere. Un indizio, anche contemporaneo, di uno spostamento dei punti di riferimento e dei valori verso l’evanescenza, la vanità o l’apparenza. Citando Giambattista Vico, Gombrich prosegue;
“Gli uomini prima sentono il necessario, dipoi badano all’utile, più innanzi si dilettano nel piacere, quindi si dissolvono nel lusso, e finalmente impazzano a strapazzar le sostanze”.
Ed elenca un pregnante esempio di come la società sia capace di dar un senso spregevole a parole che fino ad allora avevano auto un connotato positivo (senso negativo in corsivo):
immutabile / poco originale
nobile / borghese
semplice / scialbo
ideale / menzogna
conservatore / reazionario
nuovo / eccentrico
sconvolgente / sensazionale
verità / banalità
progressivo / decadente
Se infine è il ruolo della pubblicità di fissare gli ideali, l’individuo tuttavia mantiene la capacità di discernere e può “non essere una marionetta passiva di una evoluzione inarrestabile e che non è affatto necessario fare qualcosa solo perché esiste la possibilità di farlo. Laddove queste possibilità entrano in conflitto coi nostri valori, dobbiamo anche essere in grado di dire ‘no’ con tutta tranquillità”.
E ritrovare nelle varie forme d’arte, nei vari lavori degli artisti, coloro che sono stati capaci di trovare e di esprimere lo spirito della loro epoca. Ispirando il lavoro di altri, creando scuole nuove e portando avanti, pur nei loro limiti, le innovazioni che hanno determinato il progresso hanno condotto la società.
Melissa Pignatelli
Fonte: Ernst Gombrich, Arte e Progresso, 1971, Edizioni Lateza 1985.
Fotografia di Melissa Pignatelli, dipinto di Maryam Tavaf, Tehran 2005.