ARTE E ROMANCE
CARAVAGGIO E L'AMORE PIU' GRANDE....NARCISO (1569)
Spesso mi capita, nella mia carriera lavorativa che qualcuno mi chieda qual sia il mio artista preferito. E' una domanda a cui spesso non so cosa rispondere perché in realtà sono molti i pittori e gli scultori che prediligo, inoltre, a volte cambio inclinazioni a seconda dell'umore, un po' come con la musica. In realtà però qualcuno che occupa un posto speciale nella mia personale top ten dell'arte c'è....ed è Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, dalla piccola città lombarda che gli diede i natali. So (visto di chi si stiamo parlando) di non essere molto originale nella mia scelta ma il mio è stato un vero colpo di fulmine e da quando l'ho "scoperto" ancora ragazzina ne sono rimasta letteralmente stregata. Caravaggio non avrebbe mai potuto essere un pittore "romance", la sua stessa esistenza ha avuto le sfumature oscure di una tragedia shakespeariana e il "rosa" non è stato mai contemplato fra i colori della sua tavolozza eppure ritengo riesca ad incarnare e comunicare la passione che alberga nell'animo umano meglio di chiunque altro. L'uso sapiente della luce che sembra illuminare le figure della scena come se fossero su un palco, la capacità di infondere carnalità e realtà nei suoi personaggi, la sensibilità verso i drammi degli uomini e le loro miserie ne fanno un interprete unico al mondo.
Una tela che mi ha sempre impressionato, forse poco conosciuta ai più, è quella che ritrae il dramma del bellissimo Narciso. Esistono diverse versioni di questo celeberrimo mito, la più nota è forse quella dello scrittore romano Ovidio che la narrò nel suo capolavoro "La Metamorfosi". Narciso era nato dall'unione di una divinità fluviale e di una ninfa la quale, una volta notata l'eccezionale avvenenza del fanciullo aveva consultato un indovino preoccupata per le sue sorti. L'uomo le aveva predetto che Narciso avrebbe raggiunto la vecchiaia "se non avesse mai conosciuto se stesso". Gli anni passarono ed insieme alla strabiliante bellezza di Narciso cresceva la sua superbia: tutti si innamoravano al solo vederlo ma lui li disprezzava allontanandoli infastidito. Anche la ninfa Eco ebbe la sfortuna di innamorarsi di lui e quando venne respinta in malo modo, trascorse il resto dei suoi giorni con il cuore spezzato vangando in valli solitarie consumandosi poco a poco tanto che di lei non rimase che la voce. Ma Nemesi, dea della Vendetta, uditi gli strazianti lamenti della ragazza decise di punire severamente l'insensibile giovane. Quando un giorno Narciso si fermò per bere in un laghetto profondo e particolarmente limpido vide in modo nitido la sua immagine e si innamorò perdutamente dell'uomo riflesso senza capire che si trattava di sé stesso. Quando alla fine comprese che il suo era un amore impossibile si lasciò morire o, come dicono altri, annegò nel lago nella speranza di unirsi alla propria immagine. Sulle sponde di questo nacque un fiore bianco e splendido: il Narciso. Caravaggio pare aver ritratto quel momento: il giovane sembra sporgersi sensuale ed elegante verso la limpida superficie mentre i cupi colori che lo circondano anticipano la tragedia. Percepiamo il suo desiderio, la sua passione verso l'uomo riflesso nell'acqua, la tensione del corpo nell'indecisione di unirsi a lei....una tela intensa e bellissima che solo un uomo come Michelangelo Merisi, sempre in bilico, tra istinto e ragione, razionalità, passione e follia poteva interpretare con tanto lirismo e sensibilità. E poi nella realtà è o non è l'amore per se stessi quello più difficile e tormentato?