ARTE E ROMANCE: La Favola di Amore e Psiche
Forse tutti non sanno che Le Metamorfosi o Asino d’oro è il curioso titolo del primo “romanzo” della storia che sia giunto sino a noi in forma completa. Fu realizzato dallo scrittore latino Apuleio (125- 170 ca. d.C) originario di una piccola città situata in quella che oggi chiamiamo Algeria. Personaggio stravagante, scrittore, letterato e filosofo, Apuleio amava i viaggi e le religioni orientali, in particolar modo quelle di matrice misterica che si basavano, fra le altre cose, su elementi esoterici. La sua opera più famosa, l’Asino d’oro, riflette appunto la sua poliedricità mescolando, in un connubio complesso ma armonico, molti altri generi: la favola, l’epica, la biografia, la satira, la mitologia e il racconto erotico. L’opera ha una genesi alquanto oscura che ancora oggi lascia molti dubbi agli studiosi, quello che è certo è che riuscì a passare indenne attraverso la rigida censura religiosa dell’epoca medievale grazie proprio alle sue molteplici chiavi di lettura. Nonostante infatti sia un libro che parla di paganità e non lesina episodi licenziosi è in fondo un romanzo che si basa prima di tutto sul concetto di caduta e redenzione, di morte e rinascita, di peccato e perdono. Fu facile perciò, per la cultura cristiana bypassare i contenuti pagani e la trivialità di certe scene e vedere una morale più consona alla propria etica permettendo all’opera di arrivare integra fino a noi. Fra i tanti meriti di questo romanzo (che consiglio veramente a tutti di leggere per la fantasia, l’ironia e l’intelligenza della trama) c’è sicuramente quello di aver tramandato ai posteri la meravigliosa favola di Amore e Psiche. Il protagonista del libro, Lucio, dopo essersi trasformato, per un suo maldestro errore, in un asino (da qui il titolo), incappa in una serie di avventure tragi-comiche; grazie al fatto di aver conservato pensieri umani, durante una di queste, ha la possibilità di udire la bellissima storia della principessa Psiche….
C’era una volta una splendida fanciulla, ultima di tre figlie di un re di un Paese lontano. Era così avvenente che la dea Venere, invidiosa, decise di mandare suo figlio perché la facesse innamorare di un mostro orribile che la divorasse. Eros obbedì e si apprestò a eseguire il suo compito ma, vedendo la ragazza, se ne innamorò perdutamente. Decise perciò di portarla via con sé facendone la sua amante. Le donò ricchezze di ogni tipo, una reggia da sogno e notti appassionate ma le pose una condizione…non avrebbe dovuto mai e poi mai vedere il suo aspetto…pena: la loro irrevocabile separazione. Eros infatti andava da lei solo di notte per amarla nel buio più assoluto. Però le donne, si sa, sono esigenti per natura e dopo un po’ Psiche cominciò a trovare poco appaganti quelle giornate passate solo nell’attesa della sera. Così chiese al suo amante di darle la possibilità di farsi venire a trovare dalle sorelle. Queste, alla vista della reggia, delle sue ricchezze ma soprattutto udendo i racconti delle sue torride notti, invidiose, le instillarono il terribile dubbio che il suo uomo fosse in realtà un mostro orribile: perché non farsi vedere se non fosse così? Una notte Psiche, aspettò che Eros si addormentasse, e presa una candela, ne illuminò il corpo disteso…Ovviamente (scordatevi l’Eros del cartone Pollon) quello che le si presentò agli occhi era l’uomo più bello che lei avesse mai visto…felice come non mai fece per toccarlo quando una goccia di cera bollente cadde sul suo bel principe che furioso fuggì via abbandonandola….
A quel punto la ragazza disperata iniziò a vagare ovunque alla ricerca del suo amore perduto fino a quando, ormai distrutta dal dolore, decise di andare da Venere stessa a chiedere ammenda. La terribile suocera la sottopose a tre prove impossibili, che Psiche riuscì straordinariamente a superare. In realtà lo scopo della dea era quello di vendicarsi e non aveva nessuna intenzione di aiutare la giovane nonostante i suoi successi e la sua dedizione…ma a quel punto arrivò la fata turchina, che in questa favola ha le possenti e virile sembianze di Giove, che mossa a compassione, aiutò i due ragazzi a riunirsi e ne celebrò il matrimonio rendendo Psiche una dea. Dalla felice unione tra i due, finalmente insieme, nacque una splendida figlia che non poté non chiamarsi con un nome degno di cotanti genitori: Voluttà.
Questo mito è stato amato da generazioni e generazioni nel corso dei secoli: dai filosofi che vi hanno visto il connubio indissolubile di anima (psiche) e amore (eros) dando vita ad infinite disquisizioni sul tema, dagli scrittori che vi hanno costruito migliaia di miti e favole ad essa collegati (non so se avete notato le assonanze con fiabe moderne come Biancaneve, Cenerentola etc.), dai poeti e dagli artisti che vi hanno trovato ispirazione per le opere più disparate ma soprattutto da tutti gli uomini e le donne innamorati che vi hanno letto l’imperitura e travolgente forza della passione dei sentimenti legati all’anima in modo indissolubile.
Tra le molte rappresentazioni di questo mito ho scelto quella celeberrima dello scultore italiano Antonio Canova (1757-1822). Massimo esponente italiano della corrente neoclassica, lo scultore realizzò un’opera(1788) che racchiudendone in modo perfetto e armonico tutti i dettami, ne è diventa il suo simbolo più famoso. La scultura, avulsa da ogni tipo di tensione emotiva o drammatica, trova la forza dell’espressività nel complesso e geometrico equilibrio delle forme che trasmettono un senso di incredibile armonia e appagano i sensi in un’immagine perfetta e affascinate. I due giovani sono rappresentati nel tenero abbraccio che precede un bacio: Eros contempla Psiche, la guarda negli occhi e l’articolata posizione dei loro corpi è costruita ad arte per fare di quello sguardo il centro focale del gruppo marmoreo. La particolarità dello stile Neoclassico era infatti principalmente quella di appagare i sensi, senza turbarli, colmandoli di un’armonia estetica che era in grado di regalare allo spettatore equilibrio interiore. Psiche e Eros nel loro abbraccio semplice e dolcissimo danno vita ad un complesso bilanciamento incrociato dei corpi che di fatto sono speculari e opposti. La composizione a piramide, con le sue linee regolari, viene ammorbidita dal cerchio delle braccia della ragazza che oltre ad addolcire il complicato gioco di equilibri dei corpi, ha l’importante funzione di focalizzare la nostra attenzione su quel bacio non dato, su quel momento eterno e meraviglioso che precede l’unione della nostra anima (Psiche) alla passione amorosa (Eros).
Per tutti quelli che fossero interessati a leggere "L'Asino d'oro" e "la favola di Amore e Psiche" gratis e on line possono scaricala qui: http://www.liberliber.it/biblioteca/a/apuleius/index.htm#elenco_opere