ARTE: Giorgio Bartocci | Urban Artist
Creato il 18 maggio 2015 da Osso Magazine
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Giorgio Bartocci, 31 anni, è un urban artist italiano attivo da oltre dieci anni e residente a Milano da cinque; "vivo immerso in una sorta di tensione creativa che definisco il ritmo pulsante della vita quotidiana, amo interagire graficamente nella complessità delle strutture urbane". Cresciuto respirando i profumi dei colori e della carta in studio da suo padre, a 12 anni ha iniziato a sperimentare sulle pareti con lo spray, usando il writing come espressione alternativa di rappresentare se stessi, una specifica forma artistica usata per comunicare durante le esigenze emotive del periodo adolescenziale.
"Cercavo di essere ribelle ma coerente con un'evoluzione stilistica individuale. Non vedevo questa pratica come artistica, e tutt'ora non credo che il writing possa essere definito Arte". Fin da bambino Giorgio è stato sensibile alle arti visive, al praticare Arte, a vedere l'Arte come un mestiere, "ma nei primi anni da writer gradivo un certo distacco, sperimentavo molto in entrambe le direzioni, ed è quello che ho proseguito fino ad oggi, escludendo o esasperando una delle due correnti". Il suo percorso artistico si è consolidato intensamente negli anni degli studi accademici presso l'Isia di Urbino per continuare a Milano dove vive e assorbe le energie e le mutazioni continue della città.
Lo stile unico di Giorgio è stato ispirato da diversi artisti, una forte influenza dei suoi lavori viene dall'arte preistorica primitiva e dal ruolo che ha avuto nei principali movimenti artistici del nostro secolo. "Sento influente e vicino il lavoro di Franz Kline, Matisse, Moore, Licini Dubuffet, Burri; importante anche la scena tedesca della Die Brücke e le avanguardie nei settori delle arti applicate e della grafica della scuola Bauhaus; più contemporanei: il muralista Keith Haring come approccio artistico postgraffitista e tantissimi writers della scena old-school statunitense come Stay High 149, Coco 144, Phase 2, Taki 183."
Attraverso il suo stile istintivo, emozionale, fluidiforme, a tratti primitivo e moderno allo stesso tempo, riesce a mutare il suoi lavori rendendoli opere in continuo cambiamento, facendo aumentare o diminuire l'intensità della metamorfosi su fasce temporali dinamiche. "Spero di essere migliorato nella ricerca, nel metodo e nella qualità compositiva, come accennavo sto tentando di trovare una maggiore spontaneità stilistica proprio come il maestro Kline ci ha insegnato: i suoi lavori erano il risultato di una "spontaneità studiata" in quanto usava preparare molte bozze di quello che sarebbe stato poi il lavoro "spontaneo" su tela". La ricerca di Giorgio lo porta a voler arrivare ad una sintesi estrema, assorbire ancora molto dalla vita e non abbandonare l'emozione della sperimentazione fine a se stessa. Oggi sta cercando un risvolto più minimalista dalle sue produzioni e sta tentando di raggiungere una maggiore astrazione dei suoi personaggi, senza perdere identità.
Attraverso i suoi lavori Giorgio sta anche provando a dimostrare che il fenomeno dei murales contemporanei è pura avanguardia, oggi giorno più che mai, e deve essere apprezzato maggiormente e valorizzato attraverso nuove idee e collaborazioni con progettisti e urbanisti; "sarebbe stupendo veder cambiare intere aree delle città dipinte con la nostra arte, attraverso una progettazione edilizia e architettonica che possa coinvolgerci fin dalla fase iniziale, quella progettuale". Questo movimento potrebbe far crescere il valore estetico del territorio occupato per le abitazioni o degli edifici commerciali, ed eviterebbe di dover svendere il lavoro dei writers erroneamente etichettato come "riqualificazione urbana".
Le tecniche utilizzate sono molte: per le opere su parete Giorgio utilizza rulli di vari formati su prolunghe colorando con smalti e tempere al quarzo mentre per i manufatti utilizza molte carte e collanti di vario genere, alternate a materie pittoriche, "sto sperimentando nuove produzioni su legno e metallo".
La selezione cromatica nelle opere di Giorgio è fondamentale per stabilire un contatto scenico come veicolo di trasmissione emotiva. "Con il nero ed i grigi ho voluto instaurare un rapporto interiore con lo spettatore, spesso molto inquieto, fa parte della mia attitudine iconografica". Per lui le scale di grigio rispecchiano la sensazione "concreta" dell'urbanistica metropolitana occidentale. "Sono non colori, li idealizzo come tensioni nell'ombra di ognuno di noi, nelle città dove viviamo, nella cultura visiva che ci è stata imposta". Spesso questa linea visiva di tensione cromatica viene interrotta attraverso forme fluide, eccentriche e colorate.
Oltre a lavorare su superfici molto grandi, Giorgio realizza dei lavori in scala 'più piccola' ma, come dice lui, "sono molto più entusiasta del mio lavoro quando ho la possibilità di realizzare grandi formati, esprimo con più coerenza la mia attitudine, il gesto diventa più importante, il colpo d'occhio aumenta e l'emotività supera la coerenza. Delle volte mentre dipingo una grande parete mi sembra di ballare, i movimenti delle mani vanno da soli, sono liberi, come automatici, razionale è il prodotto, casuale la produzione dello stesso".
Per vedere i lavori di Giorgio, oltre a visitare il suo tumblr, Instagram e Facebook, si può visitare una delle sue realizzazioni più interessanti Principia, nei sotterranei della Casa dell'Architettura di Roma - Acquario Romano, a pochi passi dalla stazione Termini, in piazza Manfredo Fanti 47.
Immagini di Giorgio Bartocci
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18 maggio 2015
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