Permettetemi di appuntare alla mia livrea di visitatrice seriale di mostre la tacca di aver visto nella stessa sera di sabato le mostre Dai Visconti agli Sforza (che si è chiusa ieri) e quella dedicata a Leonardo da Vinci.
Entrambe le mostre erano “monstre” per dimensioni e manufatti esposti tanto che anche la visita più rapida e superficiale richiedeva almeno un'ora e mezzo di tempo.
Come dice il titolo Arte Lombarda: dai Visconti agli Sforza rievoca i due secoli del dominio del Ducato Milanese, nato dalla vittoria del vescovo Ottone Visconti nella battaglia di Desio del 1277 sulle famiglie rivali capeggiate dai Torriani che osteggiavano la sua carriera vescovile. Il ducato di Milano termina con la messa in fuga di Ludovico il Moro (ben presto rimpianto dai sudditi) ad opera di Luigi d'Orleans che rivendicava diritti di nascita sul feudo Milano e lo pone sotto il dominio francese.
La mostra indaga con minuzia tutti gli aspetti dell'arte fiorita sotto le due famiglie dominanti che proprio attraverso l'arte consolidarono il loro potere, si va dalla numismatica alla scultura, dai progetti architettonici del Duomo e della Certosa di Pavia alla pittura, dalle miniature dei testi sacri e dei libri delle ore ai famosi tarocchi di Bonifacio Bembo.
Quel che contraddistingue il persorso è una certa unità stilistica, una prevalenza dell'ambito gotico rispetto alla novità rinascimentale nonostante i continui scambi culturali tra Milano e le altre signorie italiane o straniere a testimoniare (qualora ce ne fosse ancora bisogno) che l'antitesi tra gotico e rinascimento è più un'opposizione di sentimenti che una mera evoluzione storica.
Inutile precisare la mia preferenza per il gotico che nelle eccellenze esposte in mostra anticipa chiaramente il barocco nei panneggi e nella grazia bocculuta degli angeli borgognoni, capitelli del pilone 81 del retrocoro del Duomo e gli ornamenti floreali di alcune scuole di miniatura sono così colorate e stilizzate da essere già liberty.
Appunto le opere che più mi hanno colpito: l'affresco de Il giovane cavaliere e la Morte del 1320 proveniente dal Broletto di Como, La Madonna del roseto di Michelino da Besozzo, il magnifico Giovane con freccia e mano al cuore in figura di san Sebastiano di Giovanni Antonio Boltraffio e la Madonna con Bambino in trono e angeli tra i santi Giovanni Battista e Giustina di Berdardino Butinone (1482/85) che sa coniugare la spazialità di Piero della Francesca (l'uovo!) con la ricchezza decorativa di Carlo Crivelli.
Ad introdurre ogni sezione della mostra un pannello dedicato alle convulse vicende che impegnarono sempre i Visconti e gli Sforza per mantenere il potere sul ducato e in un momento in cui il period drama spopola nelle serie televisive mi sembra un vero peccato che nessuno pensi a una serie ambientata nelle loction originali, o aspettiamo che arrivino i francesi come per I Borgia?
Magazine Cinema
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