FONTE ARTICOLO: (1) http://catiabattentiartista.blogspot.com/2011/11/condizionamento-mentale-un-immenso_10.htmlBy Catia Battenti con la collaborazione di L’Hacker; l’11 novembre 2011
(2) http://catiabattentiartista.blogspot.com/2011/11/condizionamento-mentale-un-immenso.html
PREMESSA DI L’HACKER
Ho deciso di pubblicare questo articolo su 4S.d.R. sebbene stiamo vivendo un momento assai particolare, perché i drammi che si stanno susseguendo sono reali, ma è ancora più reale la necessità di rimanere nella possibilità di NON compiere gesti avventati, ovvero: autodistruttivi. E’ un articolo che è da intendersi come una spinta a credere in se stessi e nel mondo, malgrado tutto. Grazie. L’Hacker.
PARTICOLARE dal quadro “La donna che ingannò i suoi sogni” di Catia Battenti, prossimamente in esposizione a Bologna
PRIMA DELLA LETTURA!
In problema più eclatante non è tanto chi abbia GESTITO L’ARTE e i GUSTI DI ARTISTI E PUBBLICO, ma il fatto che questo, in modi SEMPRE DIVERSI, sia avvenuto. Dunque la non “genuinità” di tali gusti.Da una lettura superficiale di questo articolo si potrebbe ritenere che la Cia sia il cattivo, e gli Stati Uniti siano il CATTIVISSIMO. Invero le cose potrebbero essere assai peggiori di quanto troverete descritto, sia perché da un lato la CIA potrebbe essere stata strumento di chissà quali organizzazioni, e di volontà ben al di sopra di quelle USA, sia perché non è riportato che cosa sia stato fatto da parte di altre nazioni.
Ma ancor peggio: ciò che spaventerà di queste lettere, è il baratro che si crea nella sensazione che noi SIAMO I MANIPOLATI, anche noi artisti, e che, anche se questo articolo potrebbe offrire A POCHI un qualche spiraglio per guardarsi dentro e trovare una qualche “vera arte”, e anche se a MOLTI potrebbe offrire nulla più che la solita caccia alla streghe contro una certa forma d’arte e di potere, la realtà dei fatti e che Noi non ci conosciamo, e non conoscendoci, viviamo in uno stato di perenne, assoluta manipolazione dei nostri pensieri e gusti. Se poi tale manipolazione sia in realtà l’essenza stessa del nostro vivere in una società, e dunque definibile come “adattamento sociale”, poco importa.Il fatto stesso che l’acquisto di quadri sia ad appannaggio di classi agiate, o ancora più – in passato - dei poteri ecclesiali, mostra già dei binari nell’edificazione dei gusti del pubblico come delle precedenti forme artistiche, la cui bellezza, pur trattandosi di un assunto “sconveniente”, potrebbero trattarsi di “gusto manipolato” quanto lo è “quello dell’arte moderna”.
Potremmo riassumere – e a ragione – che non esiste nulla in noi di artisti di “del tutto” limpido, pur tuttavia, il nostro è IL CAMMINO verso tale stato…La domanda rimane: COSA è noi, e COSA non è noi?
E così, finché una vera e propria ripulitura da idee coscienti, incoscienti, schemi di fondo, ricordi, culture, traumi, bisogni religiosi, false idee spirituali, non monderanno TOTALMENTE la nostra essenza, facendo di noi esseri vicini al divino, ovvero, più semplicemente, “giusti” esseri umani, ciò rimarrà.Se avete qualche minuto, guardatevi prima della lettura questo pazzesco video, che può essere frutto di riflessioni, E NON, almeno mi auguro, di giudizi partigiani.
Ricordo inoltre che in fondo al testo sono inserite brani delle note tratte dai medesimi articoli, anch’esse di notevole interesse e vi consiglio sinceramente di leggere. Come vedrete la maggior parte del seguente testo è tratto da altre fonti. Ribadisco infine che non tutto ciò che è scritto è da Me condiviso, tuttavia ho ritenuto necessario proporlo, per gli interessanti punti di vista.
Link: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=i4KANQFoXPQPARTE 1
«Pensi di saper vendere? Comincia da te stesso. Se hai fiducia nelle tue capacità… e voglia di farti strada… per convincerci che sei tu la persona giusta per noi» (annuncio commerciale, 2000, da «Juliet» (n. 98, 2000, Creare uomini di buona volontà)Riguardo all’arte, vi potrebbero essere cose molto importanti da dire, “supponendo”, ovviamente non mi è possibile verificare, che esse siano vere. Qui di certo non vi sarà un’esplicazione esaustiva, ma alcuni validi interventi potranno darvi davvero notevoli spunti di riflessione in merito all’idea mentale, ormai radicata in noi dai media, di CHE COSA E’ l’arte pittorica. In questa trattazione mi sono esclusivamente appoggiata su interventi altrui. E’ mio augurio che tale mia “ispirazione” non sia sgradita ai rispettivi studiosi. In tale caso, su loro segnalazione, tale articolo verrà prontamente rimosso. Scrive Paola Ferraris nel suo articolo “tra ricerca e propaganda” (FONTE: http://www.abbastanzanormale.it/materiali/Ilsecololungo.htm *):
“Ultimamente si può verificare che non c’è stata nessuna svolta epocale oltre il ‘900, ma le contraddizioni che hanno attraversato quel secolo si acuiscono e i nodi vengono al pettine… Almeno questa è la mia ipotesi…Scrive poi la stessa Ferraris in “Sulle condizioni del lavoro nel campo dell’arte (da Centoerbe, 6, 1996-1997)* ”:
A. Sisley Snow…
“Chi scrive, dopo aver provato ad entrare nei ruoli della critica d’arte, peraltro senza incontrare alcuna difficoltà ad essere reclutata per l’apprendistato informale, non ha ritenuto di poter accettare alcun contratto di inserimento professionale, accessibile sotto varie forme ma sostanzialmente alle stesse condizioni. Nel caso della professione di critico, è difficile far finta di non accorgersi che il ruolo richiesto coincide con un servizio pubblicitario (secondo i criteri e gli interessi di editore o promotore espositivo pubblico o privato che sia) e con un servizio di intermediazione tra domanda e offerta di quella confezione valorizzatrice che pare la sola a poter far riconoscere un’opera come arte (dove la domanda da parte degli artisti dipende dall’offerta da parte degli organizzatori, e l’intermediazione pure). Molto più allettante sembrerebbe candidarsi al ruolo di artista… si sconta però L’ILLUSIONE CHE TALE ATTIVITÀ POSSA FAR GUADAGNARE UNA AUTONOMIA ECONOMICA SENZA L’ABITUALE COAZIONE AL LAVORO E DIPENDENZA DA QUALCUNO. Dalle statistiche elaborate nell’ambito della “teoria economica dell’arte” (B.S. Frey, W.W. Pommerehne, Muse e mercati. Indagine sull’economia dell’arte, Bologna 1991*) risulta infatti che: 1. il reddito medio degli artisti non differisce in modo sostanziale dal reddito medio della forza-lavoro considerata nel suo complesso. Rispetto a quello di altri lavoratori qualificati, tuttavia, è chiaramente inferiore; 2. i redditi degli artisti provengono abitualmente da più fonti. Il reddito proveniente dall’attività artistica principale è generalmente piuttosto modesto, e viene integrato ricorrendo ad attività secondarie ad essa più o meno collegate; 3. la distribuzione dei redditi degli artisti presenta una maggiore diseguaglianza rispetto a quella dei redditi della forza-lavoro considerata nel suo complesso. Per numerosi artisti il reddito proveniente dall’attività artistica è inferiore a quello che per convenzione viene indicato come il reddito minimo accettabile. D’altra parte, una percentuale significativa di artisti guadagna redditi molto elevati. …E sempre secondo detta teoria economica dell’arte, «È possibile che coloro che intraprendono una carriera artistica tendano sistematicamente a SOVRASTIMARE I PROPRI GUADAGNI FUTURI (…). SEBBENE siano perfettamente consapevoli del fatto che il livello medio dei redditi degli artisti è piuttosto modesto, e che la loro variabilità è elevata… essi possono ritenere che ciò valga in generale, ma non necessariamente NEL LORO CASO SPECIFICO. Ogni artista può naturalmente costituire un’eccezione… ma questo, per definizione, non può valere per tutti gli artisti.Scrive ancora la Ferraris in “Come vive l’arte?” – (Scelte attuali) fra ricerca e propaganda (da Invarianti, IX, 28, 1996) * ”:
Monet…
Di questa amara verità, tuttavia, ci si renderà pienamente conto solo dopo che si sia svolta un’attività artistica per numerosi anni, ma a quel punto la perdita… cui si andrebbe incontro se si decidesse di passare ad un’occupazione normale sarebbe troppo elevata per potere correre il rischio». Questa illusione viene alimentata da incentivi, con l’offerta su larga scala di occasioni agli aspiranti artisti per ottenere i primi titoli utili alla futura carriera. Così si riproduce una riserva di creatori che assicura a bassissimo costo tutta la varietà e innovazione nella materia prima trasformabile in “arte”, e nei tipi d’artista, a cui attingono i vari PROMOTORI. Ma il denaro non è tutto, e si potrebbe accettare di vendere la propria forza-lavoro in un impiego compatibile… in cambio del lusso di fare ricerca artistica nel tempo libero. TALE RICERCA SARÀ PERÒ RICONOSCIUTA COME “ARTE” SOLO TANTO QUANTO SARÀ IMMESSA NELLA PRODUZIONE E RIPRODUZIONE DI PUBBLICITÀ O PROPAGANDA (SEMPRE PIÙ INDISTINGUIBILI), CHE SIA PER RETI ESPOSITIVE, PER UN’AMMINISTRAZIONE O UN’AZIENDA, L’EDITORIA MULTIMEDIALE O I SERVIZI TURISTICI, E STATO E CHIESA.
La trasmutazione della ricerca artistica e della personalità autonoma dell’autore in valori puramente informativi, che significano solo la propaganda a favore del lavoro creativo in quanto è produttivo per altri, oggi fa SOPRAVVIVERE l’arte.” [In pratica, se ho ben capito, oggi l’artista esiste solo come slogan per muovere intorno a se’ l’industria artistica. Per creatività si arriverebbe dunque ad intendere UN VERO E PROPRIO LAVORO UTILIZZABILE DA ALTRI PER FARE DENARO. La ricerca artistica in sé non ha alcun valore, se per ricerca artistica si intende quel viaggio dentro se stessi, per se stessi, ma anche per il mondo. Il perché di tale situazione potrebbe essere spiegato dalle incredibili informazioni presenti più avanti, ma andiamo con ordine…]Scrive ancora la Ferraris*:
“Ma almeno dal primo ‘900 l’arte vive solo in quanto ricerca, che non lavora su committenza e non risponde a una domanda sociale confezionata, ma elabora nuove possibilità di esperienza da quel che non è prevedibile e utilizzato nella sopravvivenza organizzata. Rinunciare a questa ipotesi futurista (come era futurista Viktor Sklovskij), segue quella censura PREVENTIVA OGGI RICHIESTA, per passare dalla ricerca alla “cerca”: come ha scritto Sergio Lombardo (S. Lombardo, Arte e ricerca, Roma 1975): «Quando cerchiamo qualcosa, mettiamo in atto un processo selettivo… senza che nuove informazioni possano intervenire a mettere in dubbio la struttura e la funzione di questo sistema», «rimanendo perciò inevitabilmente all’interno del sistema committente». Questo modo di cercare ha già separato e organizzato la sopravvivenza della scienza in tecnica; e dell’arte in artigianato… il lavoro artistico sussiste come autonomo, conserva nella personalità il possesso del proprio mezzo di produzione di fatti artistici e, LIBERATO DAI VINCOLI DELL’ACCADEMIA per il riconoscimento professionale, è virtualmente accessibile a ogni individuo senza alcuna preselezione: anzi, sembra favorire gli SVANTAGGIATI, donne, immigrati, selvaggi, qualche volta malati mentali e primati. La forma di illusione più recentemente propagandata è proprio l’offerta di riappropriarsi con l’arte di una personalità: agli artisti si chiede di valorizzare la normale MISERIA DELLA SOPRAVVIVENZA COME PRODUTTIVA DI FATTI ORIGINALI, dando il modello per passare da consumatori a produttori di simili valori.
P.A.Renoir… canoista a chatou
Scrive ancora la Ferraris in “A volte ritornano… Le “funzioni sociali dell’arte” e l’avanguardia (da Invarianti, XII, 33, 1999; Titolo, X, 30, 1999)*”:“L’obiettivo comune di reazionari e progressisti è di restituire all’arte una funzione “etica”, un’utilità sociale riconosciuta… a questo scopo, risulta opportuno denunciare le colpe o i limiti di un’avanguardia che “è stata innanzitutto negativa” e che, con il suo rifiuto di rendersi socialmente utile, avrebbe condannato l’arte a un destino di cinica o chiusa “ricerca formale”: eticamente neutrale, e perciò disponibile a ogni uso da parte delle istituzioni e del mercato che l’hanno infatti valorizzata… Si ritrova nel libro pubblicato dal commissario austriaco Peter Weibel, dal titolo tradotto come “Prassi aperta”: «l’opera d’arte della modernità è un autonomo oggetto estetico, un sistema chiuso. La dissoluzione dello statuto di oggetto dell’opera d’arte conduce alla fine l’era della modernità. Dopo la modernità, l’arte è diventata un sistema aperto. (…) La costruzione d’oggetto è stata rimpiazzata dalla COSTRUZIONE SOCIALE».[E aggiungo io, se ho ben compreso, che tale COSTRUZIONE SOCIALE è quella che un po’ limitatamente, ma con un certa onestà, si può chiamare propaganda o ancor meglio PUBBLICITA’. Come dire: l’arte non dipende più dall’arte stessa, ma dalla sua IMMAGINE PUBBLICITARIA, da come viene presentata, spiegata, CREDUTA, è dunque un fatto di mera ingegneria sociale. Per intenderci: guardate facebook. Gli ‘idoli’ artistici sono quelli che meglio sanno sfruttare lo strumento, e non chi fa un migliore prodotto. Ma continuiamo:] Scrive ancora la Ferraris* http://www.abbastanzanormale.it/materiali/Ilsecololungo.htm, introducendo la seconda parte di questo articolo, che – ti avverto – può avere un impatto emotivo, soprattutto se sei un artista, davvero impressionante:
«… Skinner ha più volte teorizzato la necessità di UNA STRUTTURA DI POTERE STATALE CAPACE DI PRODURRE UN CERTO TIPO DI ARTISTA PER MEZZO DI TECNICHE DI CONDIZIONAMENTO PREORDINATE [traduco: tecniche di condizionamento mentale per produrre CERTI TIPI di artista]. Nel suo grossolano saggio “Creare l’artista creativo” egli così si esprime: “Il comportamento di chi scommette, chi punta, chi gioca una partita è rafforzato in base a una tabella cosiddetta ‘a rapporto variabile’ e questa tabella (questo preordinamento) genera un alto livello di attività. In base a tale tabella tanto i piccioni quanto gli uomini divengono giocatori patologici. Orbene, possiamo creare artisti patologici e appassionati d’arte patologici con lo stesso sistema.”»[Potevano dunque farlo? Pare di sì… Ed è stato fatto? A quanto leggeremo nella seconda parte, che ti consiglio SINCERAMENTE di continuare a leggere subito, è davvero così. Rimango con un lecito dubbio, ma ti offro comunque importanti estratti dagli articoli presi in esame.
Silsley... the factory at Sevres
Voglio solo aggiungere, prima… di condurti alla seconda parte, che io sono un’artista, una pittrice. Amo quello che faccio. Sono felice di poterti ospitare come lettore QUI, su questo mio blog… ma la presenza di tali opinioni non corrisponde esattamente al mio punto di vista. Credo fermamente che le possibilità per l’essere umano di far emergere il suo lavoro, siano infinite, e che, come dice giustamente la Ferraris, pochi – ma esistono - riescono ad ottenere l’apprezzamento sincero dei destinatari delle proprie opere. Dunque, per quanto riguarda i contenuti qui presenti, oltre a non assumermi la responsabilità di tali informazioni, aggiungo che altresì, la loro presenza qui è dovuta allo stupore, e al dibattito che i me è nato in seguito alla loro lettura. Essendo infatti io un’artista, e non una ricercatrice, né una saggista, lascio ad altri giudizi in merito al VERO o FALSO in essi contenuto. E’ il riflesso di tali realtà dentro il proprio essere, che interessa l’artista. Perché è partendo dal proprio interno che si può intervenire aiutando il mondo. Se la realtà fosse così semplicemente classificabile in VERE INFORMAZIONI, FALSE INFORMAZIONI, non vi sarebbe bisogno di quel viaggio dentro l’uomo chiamato “ARTE” che serve proprio a raggiunge tale verità, la quale non può essere trovata con certezza all’esterno di noi]
PARTICOLARE dal quadro “La donna che ingannò i suoi sogni” di Catia Battenti, prossimamente in esposizione a Bologna
ATTENZIONE!
Come artista posso dire di aver ora da aggiungere una questione assai importante.
Ribadendo che non ho ovviamente la certezza su quanto tutto ciò riportato sia fedelmente aderente alla realtà (i testi originali sono assai ricchi di informazioni tuttavia, e se volete potete seguire i link indicati in precedenza, e quelli sulle note, per approfondire), occorre dire che criticare d’arte appare un’operazione apparentemente per tutti, ma posso dire – da artista – che non è facile ottenere dal pubblico una visione unitaria di ciò che è bello o artisticamente valido, perché nessuno sembra essere portavoce di verità assolute.
D’altro conto non è mia opinione, come molti sembrano ritenere, che L’ARTE MODERNA SIA INFERIORE alla precedente, appunto SO, VEDO, CONOSCO sì… esistono artisti eccellenti.
Dunque essi esistono.
MA NON LI VEDIAMO IN TV, nei giornali a tiratura nazionali (il cui costo d’inserzione è notevole) né vi vedrete articoli in proposito. Così come non vedrete i milioni di uomini eccezionali che sono sparsi per il mondo.
Altresì vi sono milioni di persone straordinarie nel mondo, che non vedremo mai in tv o sui media. E di fatti gli ATTUALI artisti eccellenti, sono DAVVERO persone straordinarie… Se una persona è straordinaria, qualunque cosa faccia lo è, eticamente parlando. Ciò non significa che ‘L’uomo moderno è inferiore al precedente’, pur tuttavia si fa di tutto per darne una rappresentazione scadente, perché se ne tiene in considerazione solo la VETRINA che ‘seleziona gli abiti di moda’.
Parlare dell’ “arte” d’oggi è per ‘i più’ parlare di personaggi famosi, o dei dipinti presso le sagre di paese, o delle gallerie in cui sono solo autori quotati. Parlare dell’arte in questo modo, significa che l’essere umano è ben descritto da come lo vediamo in tv. Credere a questo, significa essere già stati condizionati da ciò che ci passano i media. La responsabilità sul migliorare la società E’ COMUNE.
Non so COME se ne può parlare, l’arte è un essere tutt’uno con la vita, per molti VERI artisti.
In realtà tutto ciò, intendo questo lungo articolo, dovrebbe tradursi in una seria indagine INTERIORE, nella valutazione onesta e umile dei propri valori, e non di quelli d’altri.
Così potremo esser noi a fare una vera arte bella, o aiutare altri, cioè proporre chi ha un animo artistico, a crescere per far crescere il mondo. Sostenerlo senza SVENDERSI, rimanere LIBERO, e non solo CONTRO. E valorizzare ciò che non fa ancora, non per criticare solo chi ottiene successo sfruttando ‘problemi del mercato’, ma anche per far crescere GRANDI artisti.
Dire che l’arte moderna è morta, è come dire che l’uomo moderno è morto. Semplicemente E’ FALSO.
Questo articolo dunque – voglio chiarirlo da subito – non ha lo scopo di DENIGRARE L’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA, ma di amarla di più, imparando a liberarsi dei preconcetti, e favorendo un LIBERO INTERESSE VERSO L’ARTE. Se è vero che il popolo ama la vera arte, che ne acquisti, mostrando egli stesso QUAL’E’ la vera arte! Mostrando di desiderare IL BELLO per la propria vita, di averne FIDUCIA! Questi sono alcuni dei più grandi valori artistici. Non lamentiamoci della loro mancanza: COLMIAMO TALE MANCANZA!
PARTE 2
Da quanto letto nella prima parte di questa analisi, si può intuire che non ho la possibilità di confermare quanto gli autori hanno scritto, pur tuttavia sembrano conoscere assai bene ciò di cui parlano, inoltre, essendo un’artista, e avendo una mente che pensa, i loro racconti sono assai verosimili e soprattutto degni di nota, in quanto – perché no – potrebbero essere di ispirazione a condurre una determinata ricerca interiore.
Scrive Gianni Tirelli (FONTE: http://www.stampalibera.com/?p=33520 ):
“Si tratta, parlando di vera arte, dell’amplissima possibilità dell’uomo “elevato, guida” di favorire l’intera umanità utilizzando le armi estetiche a sua disposizione… Del resto, tutto ciò che è definito “moderno”, sia che si tratti di architettura, di musica, di pittura o di scultura, di cultura, di guerra o, della nostra stessa vita, non è che la somma di quello scempio di valori evidente a tutti…”
[Scempio che concerne il fatto che anche individui che dovrebbero gestire una materia così vicina allo spirito, ovvero ciò che di meglio è l’essere umano, e che dovrebbero essere anelito – sia per l’uomo che per la società – alla crescita, sembra abbiano perso la chiarezza di ciò che veramente VALE.
Per colpa nostra, di artisti… ma… è davvero così?
I seguenti estratti forse potrebbero mostrare che non sono affatto gli artisti, i cattivi… ma SIAMO NOI, ognuno singolarmente, a faticare a riconoscere ciò che VALE.
E’ ovvio che non è utile generalizzare, e che è molto probabile che sia “il successo” di un’arte fatta di marketing, a fare da apripista a successivi cloni. Ma è anche vero che esistono fior fior di artisti che cloni non sono, ma che non hanno rilevanza mediatica. Per cui voi potete vedere solo quelli che fanno marketing.
Se questo sia poi colpa di chi promuove, o di chi gestisce, è tutto da vedere.
Dal mio punto di vista, ritengo sarebbe inutile fingere di ritornare a riproporre un’arte etica, se quell’etica non è presente dentro di noi. Il mio impegno è dunque di crescere, manifestando liberamente ciò che AL MIO MASSIMO POSSO FARE, per gli altri e per me stessa, in questo anelito a un mondo VERAMENTE migliore.
Da ciò ne consegue che ciò che ora ti troverai a leggere, NON E’ IN ALCUN MODO un trovare scuse all’esterno, ma casomai, se ci fosse del vero, un’analisi e uno specchio dei propri valori di artista. Possiamo darci risposte assai più sensate rispetto alla solita, riassumibile con “nella società e nell’arte non ci sono più i valori di una volta”. La verità è che IN NOI, IN ME non ci sono più i valori di una volta. Da questa autocritica si parte. E una volta compreso questo, possiamo poi immetterne di nuovi? Ti offro dunque la seguente lettura:]
Pollock…
Leggiamo dal documento “Berenson e la lunga farsa dell’arte moderna” (FONTI: – 1 – http://www.lacrimae-rerum.it/documents/Berensonelalungafarsaartemoderna_000.pdf – 2 – http://www.lacrimae-rerum.it/documents/0-LR-InfluenzadellaCIAnellosviluppodell.pdf NB: trovate altri articoli qui: http://www.lacrimae-rerum.it/OPINIONI.htm ; la pagina iniziale del sito è questa: http://www.lacrimae-rerum.it/ ):
Berenson osserva che tutti i grandi pittori del passato in gioventù avevano l’aspirazione di eguagliare il loro maestro… «…C’è voluto il tempo nostro – con la sua tendenza a proclamare buona qualunque cosa la passata generazione riteneva cattiva – per scoprire originalità nelle deformazioni e nelle assurdità provenienti da pura e semplice incapacità.»
“Dopo la seconda guerra mondiale… Peggy Guggenheim fu il personaggio che più si è prodigato per la diffusione delle novità… Pollock fu il prescelto e venne celebrato come il più grande artista mai esistito dopo Picasso, almeno se si valutano i suoi quadri in base ai prezzi di “mercato”… Berenson si recherà a visitarla. Con una punta di ironia si dice che chiedesse a Peggy: “Allora perché si dedica a tutto ciò?” Peggy avrebbe risposto dicendo: “non potevo certo permettermi di comperare i grandi maestri del passato, e comunque considero mio dovere proteggere l’arte del mio tempo.” Quindi Peggy non sembrerebbe fosse molto convinta circa la superiorità dell’arte moderna, piuttosto si tratterebbe di una questione di convenienza economica. (dal documento: Berenson e la lunga farsa dell’arte moderna)!”
[Tale critica richiede una precisazione.
Diciamo piuttosto che la cosa sgradevole non è tanto – concettualmente - il genere NUOVO di arte, interessante anche quando sgradevole, come potenziale specchio del lato oscuro dell’animo amano, a suo modo degno di essere compreso - sempre che se ne posseggano gli strumenti - la critica va rivolta al successivo DOMINIO di tale arte, unica alla moda MODA, con l’imperante slogan per cui SOLO il marketing fa vendere.
Riporto brani del seguente controverso articolo non per ferma condivisione su tutte le informazioni ivi contenute, ma perché ci offre un’idea del mondo che può essere non condivisibile, ma che ha – al di là del piacere per l’interessante e “scandalosa” lettura – il vantaggio di poter gettare un’occhiata “fuori dai normali schemi di giudizio” sull’arte mondiale, sull’artista, e infine sui NOI STESSI, cioè sull’intero mondo in cui viviamo, nel quale sembrerebbe - e in questo SI’ condivido senza riserbo l’opinione del ricercatore - che sia stata ed è la nostra mente, o meglio il nostro inconscio, IL VERO TERRENO CHE HA CAUSATO LA DERIVA NON TANTO DELL’ARTE IN SE’ (che potrebbe riprendersi quando volesse) ma dell’idea mondiale riguardo agli scopi dell’arte, dunque l’idea degli uomini della strada, dei mercanti, dei compratori, e infine, co-partecipanti al medesimo gioco di autolimitazione ad un UNICO GENERE: degli stessi artisti.
Vi presento dunque numerosi estratti dall’articolo “Influenza della CIA nello sviluppo dell’arte occidentale” e “Berenson e la lunga farsa dell’arte moderna”:]
Hopper… summer evening
“L’arte moderna è stata un’arma nelle mani della CIA…
Per intenderci chiamiamo modernità tutto ciò che è stato creato dall’espressionismo astratto (1) in poi, sino ai ripensamenti del postmodernismo realista. Un lasso di tempo superiore al mezzo secolo. E’ vero che da un po’ di tempo qualche dubbio è sorto a causa dell’ostinazione con cui la modernità si ostina a rimanere “moderna” a dispetto degli anni che passano e delle minime differenze che appaiono tra i successivi movimenti artistici…”
MA ANDIAMO AI FATTI:
Cezanne… bord route
“Da dove veniva LA RICCHEZZA che affliggeva artisti, critici e galleristi che si dedicavano ALL’ARTE MODERNA? [dal secondo dopoguerra]
Sembrava che tutto il merito dovesse essere ascritto al mercato. Ma non era così. Un fiume di denaro usciva dalle casse della CIA e quindi dai contribuenti americani per alimentare un’arte che in realtà prefigurava il declino dell’occidente. L’operazione fu così radicale che venne distrutta anche l’eredità dell’arte americana maturata durante la grande recessione del ’29.
La guerra fredda fu combattuta senza esclusione di colpi e non ci si deve troppo scandalizzare se la CIA sia entrata anche nella creazione artistica del mondo occidentale, che stava per essere fagocitato dall’Impero Sovietico…L’arte occidentale doveva rappresentare i caratteri distintivi dell’Occidente capitalista. Era necessario mettere in evidenza la differenza con i canoni artistici imposti nel mondo comunista.
I caratteri si vollero trovare nell’estremo personalismo, così estremo da rendere quasi impossibile comunicare non avendo l’arte prescelta un linguaggio comprensibile e poi non avendo in realtà nulla da dire. Il capolavoro politico di questa operazione fu che proprio le inconsapevoli sinistre dell’occidente furono indotte a sposare le direttive, che oggi si sono rivelate essere state emanate direttamente dalla CIA, COME HA RIVELATO UN SUO EX FUNZIONARIO: DONALD JAMESON… (vedi nota 5)Astratto e apolitico, l’Espressionismo astratto rappresentava l’antitesi allo stile realista imposto agli artisti del blocco comunista e un’alternativa al dominio dell’Europa, in particolare di Parigi, nel mercato dell’arte (3). Per affermare tale corrente il Dipartimento di Stato americano si appoggiò alla CIA, che a sua volta utilizzò vari canali, primo fra tutti tra il 1940-50 il MoMa, attraverso il presidente Nelson Rockefeller, collezionista degli Espressionisti astratti, il quale durante la guerra era stato a capo dell’agenzia di spionaggio per l’America Latina…
Il periodo di circa venti anni dal 1950 fu quello in cui la grande maggioranza degli americani non gradiva ed anzi disprezzava l’arte moderna. Per quanto riguarda gli artisti molti erano ex comunisti difficilmente accettati nell’America dell’era del McCarthismo, e certamente si trattava di persone che non avrebbero mai ricevuto sostegni dal governo degli Stati Uniti.
Perché la CIA li ha sostenuti?
Perché… questo nuovo movimento artistico… potrebbe essere preso come una prova della creatività, della libertà intellettuale e della forze culturale degli Stati Uniti. L’arte Russa, confinata nella camicia di forza dell’ideologia comunista, non avrebbe potuto competere. Dell’esistenza di questa politica se ne parlava da molti anni, ma ora è arrivata per la prima volta la conferma ufficiale da parte di un ex funzionario della CIA: Donald Jameson…
COME AVVENNE.
All’inizio venne svolta apertamente un’attività di sostegno alla nuova arte Americana. Nel 1947 il Dipartimento di Stato organizzò e finanziò una mostra internazionale itinerante chiamata “Progressi dell’Arte Americana”, con lo scopo di smentire la tesi Sovietica che l’America fosse un deserto culturale…
Parecchie figure facevano da tramite tra l’agenzia e l’istituzione museale. Accanto a Nelson Rockefeller troviamo i direttori del museo, Alfred Barr, un’autorità nella definizione del gusto dell’epoca, e René d’Harnoncourt (aveva lavorato nella sezione artistica dell’agenzia per l’America Latina) che regolarmente rendeva conto al Dipartimento di Stato. Molti collaboratori e componenti del consiglio amministrativo (John Hay Whitney e William Burden) provenivano da strutture di governo ed erano strettamente connessi alla CIA, tra questi Tom Braden…
A questo scopo fu fondato nel 1952 l’International Program, finanziato con 125 mila dollari l’anno dal Rockefeller Brothers Fund e diretto da Porter McCray, anch’egli proveniente dalla CIA dopo essere stato per un anno a Parigi nella sezione culturale del Piano Marshall. In quattro anni il programma organizzò 33 mostre all’estero, tra cui la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1950 e la mostra «Twelve Americans» nel 1953-54. In tale occasione la CIA operò attraverso l’Association Française d’Action Artistique…
Nel 1960 fu organizzata al Louvre «Antagonismes» con opere esposte l’anno precedente a Vienna in una mostra organizzata per minare il festival dei giovani comunisti e costata 15.365 dollari. Per l’esposizione a Parigi altri 10mila dollari furono donati attraverso la Hoblitzelle Foundation e 10mila dalla Association Française d’Action Artistique. Basta per comprendere perché, dopo l’apertura degli Archivi di Stato americani, sia stato possibile ricostruire alcuni importanti passaggi della storia culturale del dopoguerra…
Pisarro…
La decisione di includere l’arte e la cultura nell’arsenale delle armi statunitensi, impegnate nella Guerra Fredda, venne presa appena la CIA fu fondata nel 1947.
La nuova agenzia, costernata per l’attrazione che il comunismo ancora esercitava su molti intellettuali e molti artisti in Occidente, creò una divisione, la Raccolta dei punti di Propaganda, che poté esercitare la sua influenza su oltre 800 testate di giornali, riviste e agenzie per la pubblica informazione…
Il successivo passaggio chiave avvenne nel 1950, quando a capo dell’International Organisations Division (IOD) fu messo Tom Braden. Fu questo ufficio che sovvenzionò la versione teatrale della Fattoria degli Animali di George Orwell, fu questo ufficio che sponsorizzò gli artisti del jazz americano, i recital teatrali, le tourné internazionali dell’Orchestra sinfonica di Boston. I suoi agenti vennero piazzati nell’industria cinematografica, nelle case editrici…Nell’immediato dopoguerra in Europa, dopo l’epurazione culturale, sopravviveva agli occhi dei vincitori solo l’arte francese. In realtà c’era anche l’arte italiana, che aveva conosciuto un periodo di grandezza. Ma l’Italia era messa da parte perché aveva creato il fascismo che sul piano ideologico era stato un pericoloso nemico del capitalismo.
LA DEFORMAZIONE IMPOSTA ALL’ARTE AVVENNE SECONDO PREMEDITATE LINEE GUIDA DETTATE DALLA PSICOANALISI SOCIALE…
Dell’arte tedesca neppure parlarne, quella inglese era inesistente. Restava solo la Francia che, per la sua civetteria inguaribile sino al suicidio, aveva la colpa di essersi dedicata da qualche decennio a distruggere tutta l’arte precedente, compresa quella del periodo d’oro francese nella seconda metà del XIX secolo. Gli americani afferrarono la situazione così com’era E LA CONGELARONO, promettendosi di surclassare gli artisti francesi sul loro stesso terreno. Nel dopoguerra il mercato di New York per i quadri d’autore superò quello di Parigi…A questo punto tutta la storia artistica del dopoguerra dovrebbe essere riscritta. Il consenso popolare attorno all’arte moderna sapevamo essere molto debole, ma questa realtà introduce un elemento di perturbazione intollerabile… Neppure il mercato, il demiurgo supremo del mondo capitalistico, ha potuto giocare un ruolo decisivo…
I libri di Frances Stonor Saunders (La Guerra Fredda Culturale – La CIA e il mondo delle Arti e delle Lettere) (4) spiegano nel dettaglio come la CIA, tramite il Congresso per la libertà culturale dal 1950 al 1967 organizzò e finanziò la promozione degli artisti americani ed in particolare di quelli aderenti all’espressionismo astratto.
I finanziamenti piovvero anche su personaggi di sinistra per meglio dissimulare tutta l’operazione. Anzi questo fu il vero capolavoro della CIA… Ci sono molti lavori interessanti pubblicati sull’argomento e che si trovano anche in rete, come quello di Elena Lanzanova (5): “La Cia Dietro Il Successo Dell’Espressionismo
Astratto Americano… Quindi il ruolo di fanatici dell’astratto, evirato da ogni forma di protesta sociale, è riservato a noi sudditi…”
Note
FONTE ARTICOLO: (1) http://catiabattentiartista.blogspot.com/2011/11/condizionamento-mentale-un-immenso_10.html1) L’Espressionismo astratto fu un movimento artistico statunitense successivo alla seconda guerra mondiale… In pratica, il termine viene applicato agli artisti operanti a New York nell’immediato dopoguerra con differenti stili, e perfino il cui lavoro non è né particolarmente astratto né espressionista. Dal 1960, la corrente perse d’impatto e non fu più a lungo tanto influente. I più rappresentativi espressionisti astratti
furono: Willem de Kooning, Helen Frankenthaler, Arshile Gorky, Adolph Gottlieb, Philip Guston, Hans Hofmann, Franz Kline, Lee Krasner, Robert Motherwell, Barnett Newman, Jackson Pollock, R. Pousette Dart, Fuller Potter, Jean-Paul Riopelle, Mark Rothko, Clyfford Still2) Raffaele Giovanelli, “Berenson e la lunga farsa dell’arte moderna”, http://www.lacrimaererum.it/documents/Berensonelalungafarsaartemoderna_000.pdf
3) Anna Silvia Barrilà e Marilena Pirrelli “ Espressionisti astratti in missione con la Cia “, Action Painting, gli archivi e la critica, 8, 5, 2009 http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/cultura-tempo libero/2009/05/espressionisti-astratti-missione-cia.php
4) Guido Caldiron, “L’INDUSTRIA CULTURALE DELLA CIA”, 03 dicembre 2004 http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=278
…Non stiamo parlando di una struttura segreta o nascosta come la P2, ma di un apparato in qualche modo pubblico. Se nell’immediato dopoguerra i soldi arrivavano davvero anche dentro le valigie, poi è stato per il tramite del Piano Marshall che la CIA ha avviato i propri canali di finanziamento. Forse non è noto a tutti come il 5% dei fondi del Piano fossero classificati “off budget”, direttamente a disposizione della CIA che li utilizzava per i suoi programmi in Europa…
La CIA non ha inventato un solo concetto specifico, filosofico o politico, ma ha inventato un “cartello”, un
sistema per cercare di influenzare la cultura. Come ha spiegato un ex capo dell’Agenzia, negli Stati Uniti non è mai esistito un Ministero della cultura e così le sue funzioni ha finito per svolgerle la CIA…5) Elena Lanzanova: “La Cia Dietro Il Successo Dell’Espressionismo Astratto Americano”: http://www.equilibriarte.net/site/emiste/blog/_news:-la-cia-dietro-il-successo-dell%E2%80%99espressionismo-astratto-americano&fs=1
“L’Espressionismo Astratto potrei dire che l’abbiamo inventato proprio noi della Cia – afferma oggi Donald Jameson, citato dal britannico Independent – dopo aver dato un occhio in giro e colto al volo le novità di New York, a Soho. Scherzi a parte avremmo subito molto chiara la differenza. L’Espressionismo Astratto era il tipo di arte ideale per mostrare quanto rigido, stilizzato, stereotipato fosse il Realismo Socialista di rigore in Russia. Così decidemmo di agire in quel senso”.
Ma gli artisti erano a conoscenza di questa strategia politica? “Naturalmente no – precisa l’ex funzionario – gli artisti non erano al corrente del nostro gioco. È da escludere che tipi come Rothko o Pollock abbiano mai saputo di essere aiutati nell’ombra dalla Cia, che tuttavia ebbe un ruolo essenziale nel lancio e nella promozione delle loro opere. E nell’aumento vertiginoso dei loro guadagni”…6) Mario Pirani: “La Cia nel mondo delle lettere”, Repubblica11 dicembre 2004
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/12/11/la-cia-nel-mondodelle-lettere.fi_027la.html
(2) http://catiabattentiartista.blogspot.com/2011/11/condizionamento-mentale-un-immenso.html
By Catia Battenti con la collaborazione di L’Hacker; l’11 novembre 2011