Tutta l’arte è stata contemporanea. Tutta l’arte prodotta oggi è contemporanea. Ma se si considerano le mode e le tendenze, ed i gusti estetici, si finisce col pensare che ci sia arte più contemporanea di altra.
Con questa idea in testa, quindi, si guarda con un certo snobbismo e sospetto, noia e qualche titubanza a tutto quello che non è astratto, confuso, matericamente rivoluzionario e canzonatorio. Con questa idea in testa, si chiudono gli occhi a tutto quello che non è concettuale, ma che è “semplicemente” BELLO.
Eppure, c’è chi il bello lo cerca ancora, come Veronica Schelini che, senza dietrologie, teorie, astrattismi e sottointesi, nei suoi “Papiers d’époque” disegna su fogli nuovi vecchie immagini di donne.
Lo spirito della serie è da pieno estetismo: “Art for art’s sake”.
Non c’è altra poetica artistica nel suo lavoro se non la voglia di disegnare quello che le piace e come le piace. La voglia di dare nuova voce ad un periodo storico che ama, attraverso le immagini che ama.
Immagini di donne della bell’époque sono riprodotte su pagine di giornale, perché è “quanto di più moderno si possa immaginare”.
Se pensate ad una vecchia signora nostalgica che paranoicamente ed ossessivamente riproduce foto datate su pagine di giornale, fermo subito il vostro mind blowing e lo indirizzo verso la realtà.
Dietro queste donne con corsetti e crocchie, c’è una giovane donna moderna, nostalgica quanto basta, quanto chi avrebbe piacevolmente vissuto in un altro periodo storico, ma è a proprio agio anche in jeans a prendere un caffè fuori ad un bar.
Dietro queste donne c’è un’insegnante che ha fatto anche molto altro nella vita ma ha iniziato a disegnare molto presto e non ha mai abbandonato il passatempo più bello che conosce.
C’è un’artista che ha elaborato una sua tecnica di disegno e riproduce le immagini che ama con la sua matita 7B su pagine di quotidiano.
Il processo inizia con la ricerca dell’immagine sul PC, la scelta della playlist su Youtube ( Lana del Rey e Lou Reed hanno una certa precedenza) e la selezione della pagina di giornale più adatta ad i vuoti della figura che andrà a riprodurre.
Poi si comincia con gli occhi e “Se non vengono bene quelli, è come un parcheggio, devi cominciare tutto d’accapo”.
Quanto di classico c’è in tutto questo?
“Nulla. La bell’époque è l’epoca più bella per me, l’epoca di grandi cambiamenti ed originalità artistica. È stato un periodo storico incredibile. Un unicum. Il periodo della rivoluzione del costume, della nascita dell’autocoscienza femminile. Già allora avevano dei problemi che abbiamo oggi. Pensa che lanciarono una campagna contro gli stupri con lo slogan “Corset doesn’t mean Consent”. Una cosa incredibile!”
Veronica Schelini disegna la bell’époque perché è l’era delle donne, dell’invenzione del costume da bagno, dei capelli sinuosi e di una sensualità celata, e ama soprattutto le foto di Charles Dana Gibson, con Evelyn Nesbit e tutte le sue “girls” perché rappresentano, con un solo sguardo, una sola posa, l’immagine di “una donna che gestisce gli uomini”.
Se si pensa a questo, e alla netta sensazione che non sia cambiato molto in un secolo, questi disegni sono scandalosamente moderni.
Infatti, sono stati molto apprezzati ,e lei, che non avrebbe mai immaginato di vendere i suoi scarabocchi, che non osava nemmeno sognare quello che invece le sta accadendo, alla fine confessa: “tutti i miei disegni sono come dei miei figli, anzi, sono figli unici. Sono certamente contenta di venderli, ma se non li vendo, è lo stesso! Li tengo un altro po’ con me. Anzi, vorrei chiedere a chi li acquista di farsi una foto con il disegno, così non li dimentico, così sento di affidarli. Devo confessare, che forse, la soddisfazione più grande è ricevere le mail di chi mi scrive solo per farmi i complimenti.”
Letteralmente, art for art’s sake.
di Andrea Giulia Monteleone All rights reserved