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Michelangelo Pistoletto, Le Trombe del Giudizio, 1968. Installation view, Pistoletto: Le Porte di Palazzo Fabroni, Palazzo Fabroni, Pistoia, 1995. Courtesy of Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella. Photo: C. Abate
Non bastava Peter Zumthor con il suo hortus conclusus, padiglione estivo di quest’anno. Nei Kensington Gardens un altro Dedalo è pronto ad accogliere il visitatore. The Mirror of Judgement è un “tempio” all’interno di una galleria d’arte, come lo ha definito Germano Celant. Un labirinto di cartone rappresenta un percorso catartico attraverso le tappe della cultura religiosa, per confrontarsi, guarda caso davanti a uno specchio, con il proprio Io. Perché, come afferma Michelangelo Pistoletto, il vero giudice di ogni individuo è se stesso. Un percorso a ritroso fra le opere del passato che segna un ulteriore passo in quella nuova fase della carriera di Pistoletto annunciata nel 2004: il Terzo Paradiso, passaggio a un più alto livello di civiltà, in cui la società artificiale prodotta dall’uomo renderà al mondo la vita sottratta.
Il cartone venne utilizzato per la prima volta nella serie degli Oggetti in Meno che, secondo le parole dell’artista, “marcano il passaggio dalla virtualità delle immagini allo specchio alla fisicità degli oggetti”. Apparsi in anteprima nello studio torinese di Pistoletto nel 1965, quando nel 1991 vennero presentati al Camden Arts Centre furono una totale scoperta per il pubblico inglese.
Michelangelo Pistoletto, Labirinto e Megafoni, 1969. Installation view at Boymans Van Beuningen, Rotterdam. Courtesy of Galleria Continua, San Gimignano/ Beijing / Le Moulin
A distanza di dieci anni, nel 2001, alla Tate Modern la mostra Zero to Infinity: Arte Povera 1962-72 consacrò al grande pubblico i protagonisti del movimento italiano. Nomi come Giuseppe Penone, Luciano Fabro, Mario Merz sono ancora parte della collezione permanente. Presenza immancabile è Jannis Kounellis, che nel 2010 allestì una personale presso Ambika P3, spazio espositivo all’interno della University of Westminster, le cui pareti per l’occasione vennero “decorate” con neri cappotti, appesi come corpi morti e svuotati a memoria dei posteri.
Michelangelo Pistoletto, Inginocchiatoio, 2009, mirror: 250 X 200 cm, wooden kneeling-stool 99 X 50 X 49 cm. Courtesy of Galleria Continua, San Gimignano/ Beijing / Le Moulin. Photo: A. Mole
Dopo Kounellis e prima di Pistoletto è stata la volta di Pino Pascali. Questa primavera i lavori dell’artista barese hanno accompagnato le immagini fotografiche di Marie Amarpresso il nuovo spazio aperto nella capitale inglese dalla galleria romano-fiorentina BrancoliniGrimaldi. Negli stessi giorni, le opere realizzate negli ultimi due anni della breve ma intensa carriera di Pascali riempivano le tre gallerie del Camden Arts Centre. Accanto ai Bachi da setola e agli Attrezzi agricoli, il video girato, sempre nel 1968, daLuca Patella, SKMP2, ricordava quanto la componente performativa fosse rilevante nelle pratiche creative di quegli anni. Una mostra, conclusasi lo scorso aprile, correlata da alcuni incontri realizzati in collaborazione con l’Istituto Culturale Italiano.
Installation view, Pino Pascali’s final works 1967-68, Camden Arts Centre, London. Courtesy of Camden Arts Centre. Photo: A. Keate
Pino Pascali and the British Sculpture ha evidenziato il filo che lega l’Arte Povera all’esperienza artistica estera e, nello specifico, britannica. Le ricerche condotte dall’Arte Povera negli anni ’60 si sono infatti indirizzate su una via contemporaneamente intrapresa da artisti internazionali, da Joseph Beuys a Richard Serra, nel tentativo di recuperare un rapporto fra civiltà e natura, alla riscoperta dei valori primari dell’uomo, dell’energia pura che anima la terra.
La Gran Bretagna non resta immune a questo spirito e, a partire dagli anni ‘70, si forma intorno alla Lisson Gallery una nuova generazione di scultori. Fra di essi, figure comeRichard Wentworth, Richard Long e Anish Kapoor sembrano porsi in sintonia con le indagini del decennio passato, tanto nella trasformazione di materiali d’uso comune quanto nel ricongiungimento con l’aspetto più spirituale della vita umana.
Installation view, Pino Pascali’s final works 1967-68, Camden Arts Centre, London. Courtesy of Camden Arts Centre. Photo: A. Keate
Ne sono passati di anni e ne sono passate di mostre. E oggi, all’ingresso della Serpentine Gallery, nessuno più si chiede chi sia Michelangelo Pistoletto. Proprio come nessuno si chiederebbe chi è Anish Kapoor.
Stella Kasian
Londra // fino al 17 settembre 2011
Michelangelo Pistoletto – The Mirror of Judgement
Serpentine Gallery
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