“Artefatti” è la mostra personale di Sonia Strukul visitabile a Padova, in Galleria la Rinascente di Piazza Garibaldi, dal 30 ottobre all’8 dicembre 2014. La pittrice è nata a Padova, mentre vive e lavora a Conselve (Pd). Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Venezia e l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts di Parigi, esponendo sia in Italia che all’estero.
Forse la più esauriente descrizione della mostra la dà Romeo stesso, il quale afferma: “La pittura della Strukul si propone di decorare uno spazio, non cercando compromissioni con l’inquietudine contemporanea. I suoi lavori sono “artefatti” di un tempo presente, di una memoria storica che cede il passo alla mimesi trasformista propria della società contemporanea”.
Le tele mostrano un pittura, appunto, sofisticata, modificata con opportuni interventi, da cui il titolo. Un tipo di arte impreziosita da cristalli, tanti piccoli Swarovski che l’artista ha saputo sapientemente “incastonare” grazie alla sua conoscenza nella tecnica del mosaico.
Il riferimento umano, infatti, nelle tele della Strukul viene meno e lascia spazio ad un “bestiario” di tempi passati e presenti, rappresentato soprattutto dai suoi sauri, dal triceratopo al camaleonte.
Secondo Sonia Strukul il compito della pittura è quello di cogliere l’eternità che esiste in pochi minuti di consapevolezza. Ogni artista realizza la stessa opera tutta la vita, a partire da ciò che gli è noto.
Dipinti sempre diversi e mutevoli, quindi, ma intimamente fedeli a se stessi. Ecco che uno stesso soggetto può ripetersi, ma in tonalità
La dimensione dei quadri è sempre ridotta, da media a piccola; i soggetti sono realizzati in acrilico su tela, alcuni dei quali costellati di cristalli che catturano e rinfrangono la luce.
Si evince l’essenza di un’artista con un trascorso internazionale, le cui esperienze hanno toccato anche l’Oriente e l’Africa. Alcune opere potrebbero, infatti, essere stoffe, oppure batik.
Sonia Strukul appare come una pittrice alla continua ricerca della bellezza, intesa come armonia che si riflette in tutto l’universo. Il paesaggio diviene un tramite per organizzare la realtà, e non più oggetto su cui la visione si concentra.
E per concludere, citerei ancora una frase del curatore, Gabriele Romeo, che appare emblematica: “La sua arte è un’osservazione microscopica ed ossessiva per la natura neofita”.
Un dialogo evolutivo, vorrei aggiungere, di cui lo spettatore diventa partecipe, fra la dimensione onirica, il mondo reale e il soggetto pittorico. Tele che non si accontentano di attuare uno studio accurato dei soggetti, bensì vogliono imprimere loro, sopra ogni cosa, quel “quid” che li rende unici.
Written by Cristina Biolcati