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Artemide Efesia e Sardiana.

Creato il 08 febbraio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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220px-Relief_Herodotus_cour_Carree_Louvredi Massimo Pittau. Nella Lidia in Asia Minore – terra di origine dei Sardi, dalla cui capitale Sardis hanno derivato il loro nome – era venerata come una divinità nazionale Artemide, alla quale era dedicato un famoso santuario nella capitale Sardis (Artemide Sardiana) e uno ancora più famoso ad Efeso (Artemide Efesia); quest’ultimo era tanto grandioso e splendido che veniva incluso nel novero delle «Sette Meraviglie del Mondo». Efeso era diventata una colonia greca della Ionia, ma in precedenza era stata una città della Lidia, come fa intendere anche Erodoto (I, 142)(fig. 3).

In Sardegna alcuni riscontri toponomastici ci suggeriscono con grande verosimiglianza che anche nell’Isola era conosciuto e praticato il culto della lidia Artemide. Il primo consiste nella denominazione del villaggio di Assèmini, situato nell’apice nord-occidentale della laguna di Santa Gilla di Cagliari, che nel medioevo si diceva Arsemine\1\. Nei tempi antichi, prima che la laguna venisse parzialmente interrata dai detriti dei fiumi Mannu e Cixerri, Assemini costituiva un centro marittimo assai importante, perché risultava il più avanzato nella direzione della pianura del Campidano e della vallata del Cixerri.

Siccome nella lingua lidia Artemide si diceva propriamente Artimuś, si deve supporre che questo nome di divinità abbia subìto un processo di adattamento alla fonologia della lingua greca e dopo a quella latina, sino a trasformarsi nel sardo medioevale Arsemine, il quale presuppone appunto un lat. Artemide(m). Il passaggio da Artemide(m) ad Arsemine sarà avvenuto attraverso la forma del teonimo, realmente documentata in Sardegna da una iscrizione latina, Arthemide(m)\2\.

È molto probabile che Assemini sia stato il primo e il principale punto di approdo dei Sardiani provenienti dalla Lidia, che sia diventato il loro centro più importante e che appunto per questo sia stato consacrato alla grande dea della madrepatria anatolica, derivandone la propria denominazione teoforica o sacrale.

Inoltre è probabile che pure il villaggio di Serdiana, che dista una decina di chilometri da Assemini, tragga la sua denominazione dalla già citata Artemide Sardiana. Ed è dunque molto verosimile che esistesse una distinzione di natura rituale: che cioè Assemini fosse dedicata ad Artemide Efesia, quella venerata ad Efeso, e Serdiana fosse dedicata ad Artemide Sardiana, quella venerata a Sardis\3\.

Connessa col culto di Artemide anatolica in generale e di quella lidia in particolare era l’usanza della «prostituzione sacra», quella che viene accennata dallo stesso Erodoto nel lungo passo che abbiamo visto poco fa\4\, usanza che risulta quasi sicuramente documentata anche per la Sardegna antica e che ha tramandato uno stupefacente relitto etnografico fino alla metà del secolo XIX dopo Cristo.

Il noto gesuita Antonio Bresciani infatti parla in maniera esplicita di resti in Sardegna dell’antica prostituzione sacra citando questa usanza della Sardegna della metà dell’Ottocento: «Ove ammali qualche persona assai gravemente, e sienlesi applicati indarno i più efficaci rimedi dell’arte, uno della famiglia esce tacitamente di casa, e va secreto, che altri nol vegga, verso la casa d’una qualche femmina che nella Terra abbia voce e nota d’impudica: ed ivi presso il limitare dell’uscio di costei raccoglie di terra alcune petruzze che la mala donna dee per certo aver tocco e calcato co’ suoi piedi; se le serra in mano, come se perle e gemme preziose fossero, e dato volta ritorna all’infermo, e le dette petruzze gli pone sul petto, avendo per indubitato che il tocco de’ pie’ di quella femmina scostumata abbia loro inserto cotanta virtù da guarir del suo male»\5\.

D’altronde io ho ancora vivo il ricordo, da ragazzo, che a Nùoro si diceva che le prostitute esercitassero anche la magia, fossero cioè anche maghiarjas «fattucchiere».

Note

\1\ Cfr. Codex Diplomaticus Sardiniae, I, pg. 180 num. 4; pg. 199 num. 27; pg. 180 num. 5; Sella P., Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV – Sardinia, Città del Vaticano [Roma] 1945, numeri 516, 996, 1452, 1818, 2171, 2398.

\2\ CIL X 7751.

\3\ Distinzioni di questo tipo sono state fatte in tutti i tempi anche nel mondo cristiano, con la consacrazione e la denominazione di un centro abitato ad una Madonna e di un altro ad un’altra: ad esempio Madonna degli Angeli (Ravenna), Madonna del Carmine (Chieti), Madonna delle Grazie (Cuneo), ecc.

\4\ Cfr. Erodoto, I, 93, 94; Ateneo, XII, 11, 515d segg. Altre testimonianze antiche in Pareti L., Le origini etrusche, Firenze 1926, pg. 190.

\5\ Bresciani A., Dei costumi dell’isola di Sardegna, Napoli 1850, vol. II, pgg. 184-186.***

***Estratto dall’opera di Massimo Pittau, Il dominio sui mari dei Popoli Tirreni (Sardi-Nuragici Pelasgi Etruschi), e-book pubblicato dalla editrice digitale «Ipazia Books», 2013 (Amazon).

Featured image, Bassorilievo ritraente Erodoto (Museo del Louvre).

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