Vissuta intorno al V secolo a.C., Artemisia I era la sovrana della Caria insieme con il marito.
Divenuta vedova, secondo quanto narrato dalle pagine di Erodoto, ella divenne unica tutrice del figlio e ne fece le veci anche quando, raggiunta l'età adulta, egli avrebbe potuto gestire le urgenze del regno in totale autonomia.
Invece, tra i motivi che resero celebre questa figura di donna coraggiosa ci fu proprio la volontà e la caparbia nel voler prender parte ad una spedizione piuttosto pericolosa organizzata da Serse ai danni dei greci nonostante la maggiore età del figlio.
In quella occasione, infatti, Artemisia assunse personalmente il comando delle sue cinque navi diventando un vero e proprio comandante al pari degli altri uomini a capo di altre imbarcazioni da guerra. Si narra che ella si distinse in quella battaglia non soltanto per il coraggio e la abilità di comando ma anche per la lucidità e sagacia di giudizio dimostrata nell'esprimere parere contrario in merito allo scontro cui si sarebbe andati incontro.
Nonostante il suo consiglio non venne preso in considerazione però, Artemisia non si sottrasse alla battaglia e il suo comportamento valoroso spinse Serse a pronunciare la celebre frase secondo cui i suoi uomini erano donne e le donne erano diventate uomini.
Chi invece non apprezzò le qualità e la presenza di Artemisia furono i greci che, durante la battaglia, scocciati all'idea di doversi confrontare con una donna, decisero di mettere una taglia sulla testa della sovrana la quale però si ritirò per tempo dai combattimenti rendendo inutile il provvedimento.
Nonostante il suo nome viene spesso confuso con quello della sua omonima sempre sovrana della Caria e legata ad un'altra nota vicenda, Artemisia I viene comunque ricordata nel ciclo delle donne coraggiose dallo scrittore Erodoto.