Arti marziali: meglio il conflitto o il confronto (A)?

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 20 gennaio 2015  Autore: Stefano Bresciani

I fraintendimenti che provocano tanti inutili litigi fra le persone, potrebbero essere ridotti se ci fosse un maggiore voglia di conoscenza reciproca. Ciascuno, infatti, vede le questioni quasi sempre solo dal proprio punto di vista, ritenendo quindi che la ragione sia tutta dalla sua parte. Salvo casi relativamente rari, però, le cose stanno diversamente. Ognuno ha le sue motivazioni e, quando vengono riconosciute, permettono di ridimensionare le questioni e trovare una soluzione.

Quando ci si sente offesi dal comportamento o dalle parole di qualcuno, possiamo scegliere istintivamente di aggredirlo, verbalmente o peggio ancora fisicamente, entrando così in un conflitto negativo, con tutte le conseguenze connesse.

Le arti marziali ci aiutano a migliorare questo istinto atavico di sopraffazione, di voler far valere a ogni costo e con ogni mezzo le proprie ragioni/punto di vista.  Quando sentiamo che qualcosa ci spinge ad agire in maniera sconsiderata, senza darci il tempo di organizzare i pensieri in modo razionale, dobbiamo sforzarci di trovare le energie necessarie per capire che la situazione sta per precipitare e quindi cercare di fermarci. Ci vuole una grande forza interiore, mesi o meglio anni di duro allenamento all’autocontrollo, alla disciplina e alla capacità di volersi confrontare con un punto di vista diverso, più che combatterlo impulsivamente difendendo a spada tratta ogni nostro pensiero!

Alcuni esperimenti fatti su persone e scimmie hanno provato che possediamo la capacità di immedesimarci nei sentimenti altrui, quando li vediamo espressi. Possiamo così comprendere un po’ il loro modo di vedere le cose e agire di conseguenza. Questo, però, funziona con maggiore o minore efficacia, a seconda di come siamo abituati o meglio “allenati”. Se, ogni volta che si presenta l’occasione di un conflitto, lo viviamo negativamente lasciando libero sfogo alle nostre emozioni, di certo non potremo migliorare, non credi? Allenare, fortificare e migliorare il nostro carattere fa parte della nostra abilità marziale, inutile controllarci sul tatami se nella vita extra-dojo restiamo sempre uguali. Ogni facoltà richiede come sempre allenamento e dobbiamo quotidianamente tenerla sveglia, attiva.

Il conflitto a mio opinabile parere può anzi deve scaturire quando si sente la necessità, però è fondamentale provare a trasformarlo in forma positiva, inteso come mezzo di scambio per crescere e per condividere idee, nel rispetto profondo della persona con cui entriamo in relazione “conflittuale”. Spesso abbiamo paura di entrare in conflitto poiché il conflitto genera emozioni forti e alcune di queste emozioni fatichiamo a controllarle. Invece non è proprio così! Il conflitto può ovviamente generare rabbia, paura, sofferenza, però da la libertà a queste emozioni di venire a galla e di essere elaborate. Il conflitto esiste sempre, anche quando non lo si fa emergere. Farlo emergere è, con la giusta dose di buon senso, qualcosa di sano e utile. Il conflitto sano è un confronto tra diversi modi di intendere la vita, tra valori simili o diversi, tra scelte e motivazioni diverse. Il conflitto può anche essere forte. Fino a quando c’è conflitto infatti c’è reciprocità, c’è voglia che l’altro ci sia, c’è possibilità di dialogo.

Il conflitto infatti è un sistema relazionale insito nell’uomo. La mancanza di conflitto è repressione, è non voler vedere, è nascondersi. Il conflitto non è violenza e va ben distinto da questa, purché non sfoci nella violenza stessa. La violenza è desiderio di eliminare l’altro, il conflitto invece può anche significare il voler interagire con l’altro, seppur in maniera accesa ma con la giusta dose di controllo può evitare di degenerare in qualcosa di irreparabile.

La mente ha il grande potere di guidare le nostre emozioni, solo che bisogna costantemente allenarla.

E tu cosa ne pensi: credi sia utile il conflitto?

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Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.
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