Arti marziali: meglio il conflitto o il confronto (B)?

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 23 gennaio 2015  Autore: Stefano Bresciani

Confrontarsi è una delle attività primarie dell’uomo. Senza il confronto non vi sarebbe comunicazione, relazione, società, identità.

La Realtà è un diamante dalle mille sfaccettature, ognuno di noi vede la sua realtà ma è grazie al confronto/incontro con gli altri che possiamo scorgere le mille sfumature e bellezze, analizzando la stessa realtà sotto diversi punti di vista o prospettive.

Nella società moderna, per vivere bene il confronto con l’altro occorre intelligenza, spirito di curiosità, disponibilità e soprattutto voglia di conoscere. Conoscenza è quindi confronto.

Senza confronto non vi è conoscenza e spesso la conoscenza genera sofferenza. Ogni processo di apprendimento, nelle arti marziali come in qualsiasi attività della vita, è duro e faticoso, spesso doloroso, poiché confrontandoci con gli altri andiamo a mettere in gioco le nostre capacità, i nostri limiti fisici e mentali, andiamo a scardinare i nostri punti fermi, usciamo dalla sicurezza del nostro guscio.

Quando siamo restii a questo passaggio, quando ci rifiutiamo di uscire dalla nostra zona di comfort, rischiamo di trasformare un possibile e piacevole confronto in un antipatico e dannoso scontro: il conflitto nasce interiormente, con noi stessi, e il più delle volte lo trasmettiamo all’altro.

Agire con violenza, desiderio di sopraffazione, sete di vittoria, non porta mai a qualcosa di buono. Qualsiasi praticante di arti marziali o sport da combattimento può agire in maniera conflittuale, nei confronti del compagno di pratica o dell’avversario, proprio perché è insito nell’atteggiamento, nello stato emotivo che sta alla base della personalità, del carattere del combattente/marzialista stesso.

Possiamo però scegliere di allenare il confronto, inteso come scambio reciproco di informazioni e quindi di conoscenza, basta solo volerlo… Che io sia un marzialista che pratica Budo o un pugile non fa differenza, è nella persona e nel suo modo di rapportarsi con l’altro, compagno di pratica o avversario di ring, che risiede la VERA differenza. C’è bisogno di più apertura per assaporare la gioia dello scambio di opinioni, emozioni, colpi, senza temere di essere mandati al tappeto da chi ne sa più di noi o sa battersi meglio di noi. Non bisogna nascondersi come le tartarughe nel guscio quando qualcuno ci porge la mano sulla guancia, bisogna sforzarsi e allenarsi allo scambio di conoscenze per poter veramente crescere e migliorare.

Le arti marziali possono davvero aiutare le persone in questo intento, attraverso il confronto aperto, con le dovute regole e buon senso, per far sì che gli uomini possano avvicinarsi ancor di più tra loro senza paura di sentirsi inferiori o desiderio di dimostrare d’essere superiori.

E tu cosa ne pensi: credi sia utile il confronto?

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Nato e residente a Leno (BS) studio e pratico arti marziali dal 1994. Ho iniziato col Karate ma dopo aver insegnato per alcuni anni e ottenuto la cintura nera 3° dan ho dovuto abbandonare a causa di problemi fisici e non solo... Ho intrapreso la pratica dell'Aikido nel 2003 per stare meglio con il corpo e dopo aver superato l'esame di 2° dan ho avviato l'insegnamento nella Bushidokai ShinGiTai, associazione che ho fondato nel 2009 in qualità di Presidente. Dopo aver ricevuto il 1° livello Reiki nel 2005 ho iniziato a praticare Tai Chi, Iaido (ora cintura nera) e meditazione (Zen è la mia preferita), applicando con successo l'energia vitale in qualsiasi attività lavorativa (geometra è il mio impiego principale) e relazionale (sono felicemente sposato e padre di due splendide bimbe). Ho scritto il libro "105 modi per conoscere l'Oriente" e una trilogia di ebook sul benessere con la Bruno editore.
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