Sotto, una franca discussione tra due elettori del Partito Democratico:In nero Paola Monti,
In blu Tieni Piero
Da tempo non condivido tutta questa enfasi sull'art.18. E’solo una polemica ideologica, senza vera sostanza. La classica pagliuzzanell’occhio, che impedisce di vedere la trave… Cosa prevede l’art.18? L'art. 18 prevede il reintegro o l'indennizzo (a scelta dellavoratore) in caso di licenziamento senza giusta causa/giustificato motivo perlavoratori in imprese sopra i 15 dipendenti. Interessa quindi, concretamente,circa il 40% dei lavoratori dipendenti con contratti a tempo indeterminato. Noncerto tutti i lavoratori.Sbagliato, i lavoratori dipendenti interessati sono 7.8 milioni su una platea complessiva di 12 milioni. Il 65%, circa 2 su 3. Davveroun sacco di gente. Che bello che ilPartito Democratico stia anche dalla loro parte.
Cosa prevede laproposta di riforma? Il reintegro resta - e giustamente - per i licenziamentidiscriminatori. E viene anzi esteso alle imprese sotto i 15 dipendenti.Sbagliato, il licenziamentodiscriminatorio è illegittimo in ogni caso, è incostituzionale. Già da oggi èsanzionabile in tutte le aziende, sotto e sopra i 15 dipendenti.
Per i licenziamenti disciplinari (senza giustacausa/giustificato motivo), decide il giudice tra reintegro e indennizzo. E iomi chiedo: su quali basi? Non mi sembra facile valutare la differenza tralicenziamento per motivi economici e motivi disciplinari. Per unapprofondimento su questo punto, vi consiglio questa intervita: http://www.lavoce.info/multimedia/-interviste/pagina555.htmlCome ha detto Bersani "l'acquava verso il basso". Non ci saranno più nè licenziamenti discriminatori(stai a casa perchè sei gay) nè disciplinari (controversi e difficili dadimostrare). Per i licenziamenti individuali, "convenienti" dal punto di vistaaziendale, si accamperà sempre e solo la motivazione "economica".
Per i licenziamenti economici, è previsto un indennizzo(peraltro la regola vale già per i lavoratori in aziende sotto i 15 dipendenti:la maggioranza). Qui non vedo veramente dove stia il problema. Perchéun’impresa non dovrebbe poter licenziare per motivi economici, dietroversamento di un'indennità al lavoratore?Esistono situazioni di difficoltàoggettiva che giustificano riduzioni di personale o cambiamenti nelleassunzioni per portare in azienda nuove competenze. O le imprese devono inqualunque caso e a qualunque costo tenersi tutti i propri lavoratori, e fare daammortizzatori sociali per la collettività? E magari aspettare di essere incrisi conclamata per ristrutturare? Temo che alla lunga questa soluzione siadannosa per l’economia, per la società e anche per una sana cultura del lavoro.Questo è "il Problema". Si chiamariequilibrio di un rapporto squilibrato. Si chiama Diritto del lavoro. Sichiama Dignità del lavoratore. Si chiama Libertà dal ricatto. Perchè il lavoro è il fondamento della Repubblica, è un Diritto, non è una semplice merce, non è solo una questione "monetizzabile".Le aziendepossono già oggi licenziare quando sono in difficoltà economiche (e lo fannoalla grande). Si chiamano licenziamenti "collettivi", sono"regolati" e vengono "contrattati" tra azienda e sindacati.Qui si parla di licenziamenti "individuali". Un imprenditore che,giustamente dal suo punto di vista, ha più convenienza a lasciare a casa un piùcostoso dipendente cinquantenne o una donna che mette in conto di fare unfiglio o un dipendente poco mansueto, se gli si dà quest'opportunità lo farà erimpiazzerà il dipendente "sconveniente" (sempre quindipotenzialmente "ricattabile"), che resterà disoccupato, con quello"più "conveniente" che sempre precario resta e verrà rimpiazzatoa sua volta quando diventerà "meno conveniente". E' un gioco alribasso inaccettabile (almeno a sinistra). E' la spartizione della miseria. La sinistra invece devepromuovere l'emancipazione e il progresso collettivo non le guerre tra poveri.
Mi spiegate quindi perché il PD è contrario?E' contrario Tito Boeri(responsabile del sito che citi sopra), è contraria "La Repubblica" (chepure tesse le lodi di Monti), è contraria la Cisl (pur con una retromarcia), ècontraria la Chiesa (e forse allora c'è qualche speranza che si ferminodavvero), è contaria SEL, è contraria l'IDV, è contraria la Lega(strumentalmente, certo) sono contrari persino Veltroni (intervista TG3 del 22/3) e Franceschini (intervista al Messaggero del 23/3)) checertamente non sono ascrivibili alla FIOM, sono contrari la maggioranzaassoluta di tutti gli italiani (lavoratori e non, di centrodestra e dicentrosinistra) secondo tutti gli ultimi sondaggi.
Cosa fare per ilavoratori licenziati?QUI dovrebbe giocarsela il PD. In Italia manca un sistemaserio di ammortizzatori sociali e misure di sostegno al reddito in caso didisoccupazione. Senza parlare degli investimenti sulla formazione deilavoratori (che li rende più "impiegabili"). Si insita perché leimprese investano in formazione e paghino i giusti contributi per finanziare lacassa integrazione, compresi gli artigiani e le piccole imprese. Troppo comodofarsi pagare dei sussidi (scarsi) a spese della collettività, come avviene oggicon la cassa integrazione in deroga. La riforma elimina la mobilità? Tantomeglio. Non vedo perché – come in passato – si debbano pagare sussidi per anni(si poteva arrivare fino a 6 anni, sommando CIG e mobilità). Diciamola tutta: èun’incitazione al lavoro nero. Forse è meglio un sussidio più generoso, ma didurata limitata.Il Pd ha tante proposte in merito epotrà attuarle dopo aver vinto le elezioni. Una cosa è certa, la riformaFornero sostituisce una protezione sociale più lunga con una protezione socialepiù corta. Non credo che siano molti i lavoratori contenti di stare in cassaintegrazione o in mobilità (ho lavorato in diverse aziende e conosco un bel po'di persone coinvolte. Credimi, è un dramma, sociale, umano e psicologico). Io"sono estremamente contento" di pagare i contributi che vanno afinire a chi perde il posto di lavoro. Io sono "felice" di sapere chele mie tasse servono ad un lavoratore licenziato che può andare a fare la spesae conservare un minimo di dignità per sè e per la propria famiglia. Da questo punto di vista aveva profondamente ragione PadoaSchioppa quando diceva che "le tasse sono bellissime". Un conto sonole ricette teoriche, un conto è la pratica. A chi la fa facile, bisognerebbechiedere se ha mai vissuto il dramma della disoccupazione. Non quellapost-universitaria dove magari si campa con la paghetta della mamma e del papà e l'aperitivo la sera ce lo si fa comunque,no, proprio quella dove non si arriva alla fine del mese. Bisognerebbe chiedere ai teorici del licenziamento facile se hanno mai vissuto sulla propria pelle una condizione per la quale in una famiglianon ci sono soldi punto e basta. Quello di 55 anni a tempo indeterminato checon la nuova norma viene licenziato e non viene assunto più da nessuno, va amangiare a casa della Fornero? Quello che si fa un culo così per mandare ilfiglio all'università sperando che almeno lui si emancipi dal bisogno, come cacchio puòcontinuare a farlo se perde il posto?
Cosa fare per iprecari (e i giovani)?Anche qui c’è spazio per il PD! Anche per distinguersi dalsindacato, che sembra avere in mente solo gli interessi dei lavoratori“classici” a tempo indeterminato. Il PD dovrebbe farsi portavoce dei due grandiassenti ai tavoli di contrattazione di questi giorni: i precari e i giovani.Ottima in questo senso la misura sulle partite IVA, anche se aspetto di vederese la presunzione di subordinazione saràbasata su criteri oggettivi e facili da dimostrare. La mancatarazionalizzazione delle forme contrattuali è, invece, un’occasione persa. Cosìcome è sospetto il disinteresse del sindacato verso una misura fondamentale peri giovani: il salario minimo. Lo sapete perché il sindacato se ne infischia delsalario minimo? Perché tanto i “suoi” lavoratori sono già protetti dagliaccordi collettivi, che fissano dei minimi. Peccato che i precari (stagisti,co.co.pro, etc.) ne siano totalmente esclusi. Ribadisco: tutte le proposte contro la precarietà di questo decreto sono farina del sacco del Pd. Ne avrebbe molte altre, ma questo è un governo di emergenza, non è (per fortuna) il governo del Pd.E poi, machi cavolo l'ha detto che il sindacato non voglia il salario minimo? Altrochèse il sindacato lo vuole! Solo che la Fornero ha detto che non ci sono i soldi.Quella è una misura che va bene nei paesi scandinavi dove ci sono pochi milionidi persone a cui dare il salario minimo, non in Italia. Se la riformagarantisse il salario minimo e sostenesse il lavoratore fino a quando non trovaun altro lavoro, allora sì che potremmo fare a meno dell'articolo 18, 19 e 20.Peccato che invece la riforma Fornero vorrebbe solo dare la libertà di licenziamento,a fronte di un indennizzo e di 12 mesi di ASPI. In sostanza dopo 2 anni non haipiù nè soldi nè lavoro. Un bel risultato, non proprio "di sinistra" però.






