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Articolo 18. Forse c’è l’accordo. Il Pd ha corso il rischio di spaccarsi.
Creato il 15 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La “paccata” di miliardi della Fornero (che ieri ha scatenato l’ironia della rete) si è ridotta a 2 miliardi di euro, forse 2 e mezzo. Pensavamo che una “paccata” fosse molto di più ma non è questo l’importante. Sembra, ma ormai lo danno quasi tutti per certo, che sullo spinoso problema della riforma del lavoro e, in particolare, sull’intoccabilità dell’articolo 18, si sia trovato un accordo. Via libera al “modello tedesco” che prevede in caso di licenziamento il reintegro o l’indennizzo mentre il governo puntava decisamente, e solo, sull’indennizzo. A fronte di questa soluzione, prospettata (si dice) da Piergigi Bersani di persona personalmente, la Cgil potrebbe firmare l’accordo ritenendola una giusta mediazione. Non a caso ieri non ci sono state dichiarazioni al fulmicotone né della Camusso né degli altri leader sindacali e perfino la Elsa “lacrimante” si è astenuta dallo sparare cazzate. Il segnale quindi che un accordo è vicino, c’è tutto. C’è da notare come in questa storia il Pdl abbia cambiato pelle. Dopo più di 15 anni nei quali il lavoro era stato solo una strombazzata promessa elettorale, all’improvviso si è trasformato nell’impegno cardine della politica berlusconiana. Ricordate Alfano? “La priorità è il lavoro, il resto sono minuzie”. Peccato che questa svolta epocale del partito degli evasori fiscali sia stata la conseguenza della cortina fumogena con la quale ha tentato di coprire la giustizia e la riforma della Rai, altrimenti si sarebbe potuto prospettare un miracolo, con l’ala operaista del Pdl che mostrava finalmente la sua insospettabile anima di sinistra. Chi invece trarrà giovamento dal compromesso raggiunto è senza ombra di dubbio il Pd che, fino a ieri, ha corso il serio rischio di spaccarsi in due su un argomento, la riforma del lavoro, che una parte ritiene fondamentale, un’altra un optional. Insomma, l’anima “montiana” del Pd, quella di Letta e di Fioroni tanto per intenderci, era entrata in rotta di collisione con l’anima filo-Cgil e non sarebbe stata solo una discussione ideologica a decretare l’uscita degli ex Margherita dal partito, ma una vera e propria presa di distanza dall’unico modello di “sinistra” rimasto in un partito destinato prima o poi a dividersi su altre questioni. A proposito del Pd, sentite questa. C’è in un piccolo paese un grande partito follemente innamorato di un partitino. Il grande partito vorrebbe sposare il partitino a tutti i costi ma questi recalcitra, fa lo schizzinoso, pone condizioni e poi le ritira insomma, se la tira. Siccome in qualche modo deve sposarsi per assicurare la governabilità del piccolo paese, il grande partito si rivolge allora ai partitini che hanno in comune con lui la visione a sinistra della società. Il grande partito si mostra disponibile, fa il grazioso, sembra voglia discutere con i partitini del futuro da costruire insieme, ma, siccome è follemente innamorato del partitino che fa lo schizzinoso, decide sì di sposarsi con gli altri partitini, ma di dettare per ripicca le sue condizioni. Così, chiama i partitini con i quali è costretto a sposarsi e impone loro il nome del candidato marito. Dice il grande partito: “Vostro marito è questo, applauso, inchino e andate tutti affanculo”. I partitini, che non si aspettano tanta decisione da chi li ha chiamati con grande calore e accolti come principi, colti di sorpresa non reagiscono, impietriscono, balbettano e, alla fine, danno il benestare: tutti insieme sposeranno il candidato marito che diventa così marito a tutti gli effetti. Che ci fosse un altro possibile marito dentro i partitini, al grande partito (che sarebbe stato costretto a fare la moglie), non importa, a lui importa solo lo sgarbo da fare al partitino recalcitrante che gli ha detto di no. Un amore contrastato che non ha avuto il lieto fine anche se gli altri partitini, invece di lasciare alla sua sventura il marito imposto e prossimo cornuto, alla fine chinando il capo, hanno detto sì. Il grande partito, improvvisamente, ha riscoperto un lato del suo carattere che credeva morto e sepolto, il centralismo democratico. Ma fino a quando il matrimonio non verrà celebrato, e su questo il grande partito ha chiesto due giorni di tempo prima di dare l’annuncio, c’è il rischio di un ritorno di fiamma del partitino recalcitrante geloso. In questo caso, il grande partito lascerebbe tutti i partitini per celebrare degne nozze fra mignotte. Non è una favola ma quanto successo da queste parti appena ieri sera. Una parola è poca due sono troppe.