Dividi et impera. Il Pd si spacca sulla questione lavoro e il sindacato pure. A difendere i diritti dei lavoratori non c’è rimasto più nessuno, neppure la sinistra! Eppure la Costituzione Italiana e lo Statuto dei Lavoratori, sono i capisaldi su cui poggia l’architrave dell’Italia Repubblicana, Libera e Democratica. Se uno di questi due pilastri crolla - sotto i colpi di chi mira ad abbatterli apostrofandoli come dei vecchi “totem”, sprezzante del fatto che per erigerli ci sono voluti decenni di lotte e sacrifici da parte di milioni di uomini e donne - bè, allora, crolla tutto.E, così, dopo il default economico sarà il terremoto dello stato sociale e lo tsunami dei diritti dei lavoratori. Abrogare l’articolo 18 non serve a creare più posti di lavoro e a rimettere in moto l’economia, ma solo a creare maggiore precarietà, incertezza e disagio. Le tutele, le garanzie e i diritti sacrosanti dei lavoratori non vanno svenduti in uno squallido gioco al ribasso, altresì vanno migliorati ed estesi a tutti i lavoratori. Il giochino di chi dice che “pochi ‘privilegiati’ non possono ostacolare la via delle riforme compromettendo le sorti del Paese”, fa finta di non capire che quelli di cui parla non sono “privilegi” ma diritti e garanzie che vanno estesi a tutti i lavoratori. Il “dolcetto scherzetto” di chi vuole eliminare le differenze tra lavoratori di serie A e di serie B per retrocederli tutti a lavoratori di serie C, con il solo dovere di far arricchire il padrone e l'unico diritto di farsi licenziare quando non serve più, non può e non deve funzionare. Uomini e donne che prestano la loro opera nel pubblico e nel privato devono essere tutti lavoratori di serie A: salari europei, contratti a tempo indeterminato, orario di lavoro, tutela della salute e della maternità, riposo settimanale, ferie, licenziamenti con giusta causa, mense, asili nido, assegni familiari, pensione. Al tempo della “vecchia Lira” per restare a galla si svalutava la moneta nazionale. Oggi con l’Euro stampato dalla Troika ad essere svalutato è il lavoro e i lavoratori! La produttività, intesa come rapporto tra unità di beni prodotti e unità di lavoratori impiegati per produrli, la si vuol far crescere diminuendo il numero degli occupati, sottopagandoli e aumentando il numero di ore lavorative. Il tentativo di mettere da parte l'articolo 18, per dare mano libera al “padrone” di poter assumere e licenziare a suo piacimento, senza obbligo di reintegro anche quando il licenziamento avviene senza giusta causa, di per sé è un anacronismo, perché di fatto ciò già avviene. L’attacco allo Statuto dei Lavoratori ha solo una valenza strumentale: avviare una nuova offensiva contro il lavoro e le sue garanzie. Dopo di che verrà sferrato l'attacco finale al posto fisso dei pubblici dipendenti, l'ulteriore taglio dei salari, l'ulteriore dequalificazione della forza lavoro, la definitiva espulsione del sindacato dalle aziende, la svalutazione della pensione dopo 40 anni di contributi versati a “pensione sociale” e la privatizzazione di scuole, ospedali, tribunali e forze dell’ordine. Tappe di una deregulation che vedremo succedersi rapidamente, in un terribile effetto domino, una volta tolto di mezzo l'ultimo baluardo di democrazia e libertà rimasto in questo martoriato Paese: l’Articolo 18! Morale, di questo brutto incubo, solo chi è ricco e benestante potrà farcela a campare dignitosamente.
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Dividi et impera. Il Pd si spacca sulla questione lavoro e il sindacato pure. A difendere i diritti dei lavoratori non c’è rimasto più nessuno, neppure la sinistra! Eppure la Costituzione Italiana e lo Statuto dei Lavoratori, sono i capisaldi su cui poggia l’architrave dell’Italia Repubblicana, Libera e Democratica. Se uno di questi due pilastri crolla - sotto i colpi di chi mira ad abbatterli apostrofandoli come dei vecchi “totem”, sprezzante del fatto che per erigerli ci sono voluti decenni di lotte e sacrifici da parte di milioni di uomini e donne - bè, allora, crolla tutto.E, così, dopo il default economico sarà il terremoto dello stato sociale e lo tsunami dei diritti dei lavoratori. Abrogare l’articolo 18 non serve a creare più posti di lavoro e a rimettere in moto l’economia, ma solo a creare maggiore precarietà, incertezza e disagio. Le tutele, le garanzie e i diritti sacrosanti dei lavoratori non vanno svenduti in uno squallido gioco al ribasso, altresì vanno migliorati ed estesi a tutti i lavoratori. Il giochino di chi dice che “pochi ‘privilegiati’ non possono ostacolare la via delle riforme compromettendo le sorti del Paese”, fa finta di non capire che quelli di cui parla non sono “privilegi” ma diritti e garanzie che vanno estesi a tutti i lavoratori. Il “dolcetto scherzetto” di chi vuole eliminare le differenze tra lavoratori di serie A e di serie B per retrocederli tutti a lavoratori di serie C, con il solo dovere di far arricchire il padrone e l'unico diritto di farsi licenziare quando non serve più, non può e non deve funzionare. Uomini e donne che prestano la loro opera nel pubblico e nel privato devono essere tutti lavoratori di serie A: salari europei, contratti a tempo indeterminato, orario di lavoro, tutela della salute e della maternità, riposo settimanale, ferie, licenziamenti con giusta causa, mense, asili nido, assegni familiari, pensione. Al tempo della “vecchia Lira” per restare a galla si svalutava la moneta nazionale. Oggi con l’Euro stampato dalla Troika ad essere svalutato è il lavoro e i lavoratori! La produttività, intesa come rapporto tra unità di beni prodotti e unità di lavoratori impiegati per produrli, la si vuol far crescere diminuendo il numero degli occupati, sottopagandoli e aumentando il numero di ore lavorative. Il tentativo di mettere da parte l'articolo 18, per dare mano libera al “padrone” di poter assumere e licenziare a suo piacimento, senza obbligo di reintegro anche quando il licenziamento avviene senza giusta causa, di per sé è un anacronismo, perché di fatto ciò già avviene. L’attacco allo Statuto dei Lavoratori ha solo una valenza strumentale: avviare una nuova offensiva contro il lavoro e le sue garanzie. Dopo di che verrà sferrato l'attacco finale al posto fisso dei pubblici dipendenti, l'ulteriore taglio dei salari, l'ulteriore dequalificazione della forza lavoro, la definitiva espulsione del sindacato dalle aziende, la svalutazione della pensione dopo 40 anni di contributi versati a “pensione sociale” e la privatizzazione di scuole, ospedali, tribunali e forze dell’ordine. Tappe di una deregulation che vedremo succedersi rapidamente, in un terribile effetto domino, una volta tolto di mezzo l'ultimo baluardo di democrazia e libertà rimasto in questo martoriato Paese: l’Articolo 18! Morale, di questo brutto incubo, solo chi è ricco e benestante potrà farcela a campare dignitosamente.
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