Non ero mai andato a una fiera di pesca. E la prima edizione dell’Artificiali Show di Ferrara era un ottimo spunto per rimediare a questa mancanza, visto che ho saltato quella di Lanzo. Così domenica di buon’ora passo a prendere gli Invernizzi’s e facciamo rotta verso le lande estensi, dove non ho mai messo piede. La strada è tanta ma, in compenso, la nebbia di più. Ma non ci facciamo fermare da niente e un chilometro alla volta raggiungiamo la fiera di Ferrara. Nel parcheggio la prima sorpresa: non c’è un buco nemmeno a pagare. Chi si aspettava tutta questa gente?
Paghiamo, entriamo e diamo il nostro contributo alla statistica Artificiali Vs Carp che ci pone una gentile signorina. Non abbiamo molto tempo quindi passiamo velocemente tra le tende, i pellet e i pod per raggiungere quello che più ci interessa. Ma mentre passo in quel tripudio di attrezzatura che non fa per me, non posso fare a meno di pensare ancora una volta che malgrado pratichino una tecnica che non mi piace, i carpisti si devono divertire come dei pazzi: tenda, sacco a pelo, vino e magari griglia.
Finalmente davanti a noi si apre il padiglione Artificiali. La sensazione all’inizio è caotica,
forse perché nel campo visivo entrano troppe cose troppo interessanti e la mente va in confusione… Dopo un primo momento di ubriacatura bisogna razionalizzare quello che abbiamo davanti agli occhi: lungo le pareti milioni di canne, mulinelli e atificiali mentre al centro della sala campeggiano diverse vasche per provare le esche. Ci riprendiamo e iniziamo il nostro giro spulciando tra i vari espositori. Guarda, soppesa, lancia esche immaginarie per testare la reattività del grezzo. Incontriamo e salutiamo gli amici dello S.C.I. al loro stand, due chiacchiere un appuntamento con il presidente e poi via con la promessa di ritrovarci in giro.Intanto a centro sala inizia la premiazione del concorso Imbranato dell’anno, che, prendendo spunto dalla divertentissima trasmissione di Caccia&Pesca Troppo imbranato
per pescare con Valerio Morini e Luca Quintavalla, premia scatti e filmati di maldestri o sfortunati pescatori. Purtroppo non mi ricordo nemmeno un nome dei partecipanti ma, all’interno della lunga carrellata di iscritti, sono assolutamente da citare: il luccio mangia dita, il raffio prendifilo, il guadino usato come giavellotto su un siluro ormai slamato (vincitore del premio) e tutta la sezione “Buca? Buca, buca…” che racchiudeva dolorosissime immagini di ami e ancorette piantate in ogni parte del corpo.Subito dopo abbiamo finalmente il piacere di conoscere di persona Matteo De Falco col quale avevamo avuto solo qualche fugace scambio di mail, commenti, messaggi su Facebook… Tutta robaccia virtuale! Quattro chiacchiere, naturalmente a tema alieutico, durante le quali ci fa il complimento più esagerato che potessi immaginare definendoci: “Quattro minchioni”. Simpatico via telematica, simpatico dal vivo.
Prima di riprendere a girare ci ammazziamo di polenta e stracotto di asino, salamelle, ragù di anatra e sughi al cotechino al padiglione ristorante organizzato dalle sagre della zona mentre ogni tanto l’altoparlante tuonava qualcosa di incomprensibile sopra le nostre teste. Non avessi dovuto guidare al ritorno avrei affogato tutte queste specialità in un ottimo rosso… Appesantiti e obnubilati dal cibo caracolliamo da uno stand a un altro incontrando altri nomi conosciuti solo via web. È sempre un piacere dare tridimensionalità agli avatar.Continuando a peregrinare tra gli espositori conosciamo i simpatici ragazzi della T2. In realtà
conosciamo direttamente una delle due T del logo, Claudio Travasoni, che tra le tante cose ci racconta aneddoti molto interessanti e obiettivi sui marchi che distribuisce. Per noi però si è fatto tardi e vista la strada da fare a ritroso ci conviene saltare in macchina. Ci incamminiamo mentre un boato sale dalla vasca in cui si tiene una gara di lancio per vincere un viaggio di pesca in Svezia. Avrà colpito il bersaglio galleggiante o l’avrà mancato di poco?Durante il ritorno, mentre guido rimugino su quanto vissuto. Per alcuni aspetti sono contento di aver preso parte all’evento ma mi aspettavo un’esperienza un po’ diversa, magari che presentasse sezioni di editoria, tecnica, abbigliamento, servizi, anteprime, convegni a tema e dimostrazioni. La sensazione che ho avuto ieri, eccezion fatta per qualche evento (Imbranato dell’anno, la presentazione del libro Bass Zone di Max Mughini, la gara di lancio) era di essere dentro un grandissimo negozio. Sensazione rafforzata dal fatto che la maggior parte degli stand fossero appunto negozi piuttosto che case produttrici, associazioni e compagnia bella. Per fortuna che almeno era “vicino a casa”…