Venerdì 25 gennaio, alle 18,30, al Teatro Don Bosco dei Salesiani di Ragusa, nel contesto della quinta rassegna “Artincontro”, saranno in scena per la poesia i poeti ragusani-doc Andrea Maurizio Campo, Antonella Mania, Adriano Padua, Dario Pepe, Massimo Statello e Veronica Verdirame. Verrà premiata, inoltre, la poetessa Letizia Dimartino. Qui di seguito testi di Campo, Padua e Dimartino.
Andrea M. Campo da E altri luoghi
Forse
liberati i demoni, violenta amante,
spoglio delle regole muoio lento
tremo
mi ha reso fragile,
macchiato di onestà,
l’andare incerto delle foglie al vento:
soffocanti immagini di seta, crespa e nera,
righe vuote di una favola tagliata ai margini,
giovani radici nei giardini di città
dentro mura di cemento.
Stupido credo in sogni che sorridono,
sono piume di cuscini che pungono
deliri d’anima.
Ballo memore di tristi note e muto guardo
mimi con visi disegnati,
tutto perde senso,
tremo
le gambe fragili
sorrette da pietà
l’andare incerto delle foglie al vento:
nudo, il fuoco abbandonato, ancora non si è spento
vivo di splendide illusioni e incauto incanto;
lividi bagliori sopravvivono a realtà
lo spettro tetro delle foglie al vento.
Stupido credo in sogni che sorridono
sono piume di cuscini che pungono
deliri d’anima.
Letizia Dimartino da Ultima stagione
Che ti rispondo se chiedi
di questo pomeriggio
che non ha una forma
se le mie cose restano
allineate
nell’ordine del tempo
o forse del vento?
mi offri un’ora di silenzio
le frasi necessarie
alla lontananza
la solitudine ripaga
ogni gesto sui capelli
quel braccio a cui mi lego
è un principio, penso, o la
fine della tua intemperanza.
Intanto la tenda poggia sulla sedia
sul letto illuminato dal sonno.
Svuota il mattino,lo vedi ?
è come un rigo-smemorato.
Cerca anche lontano
ma cerca,fra le maglie
e i profumi
vieni,da solo, in questa casa
e resta.
Fai finta sia per sempre.
Adriano Padua, da La presenza del vedere
persevera la notte a farsi breve
per fasi si consuma in lievi lune
sparge versi catodici a gragnuole
verbi come potere e idiomi idioti
la polvere dell’odio e dell’oblio
piove dal basso cielo a mezzi termini
sulla metropoli tra i suoi perimetri
a spegnere le luci artificiali
è l’ora in cui i sospiri si decifrano
fissando a testo frasi ed afasie
in tracce d’anidride che consumano
cerimoniali stasi d’apoetiche
altre parole in sonno sulle labbra
degenerate a vuoto quotidiano