Riconosco la difficoltà di capire l’arte contemporanea, anche se fondamentalmente la difficoltà è nel capire ciò che è contemporeno che sia esso arte o musica o qualsiasi forma di espressività a cui può essere legata la parola “contemporaneo”.
Riconosco che anche io ho questa difficoltà ma capisco che se guardata e ascoltata senza pregiudizio tutto acquista un suo significato. Se ci si mette nell’ottica che la modalità e la finalità delle cose cambia e lo fa così repentinamente che tutto sommato qualcosa sembra sempre sfuggire. La cosa bella è che in fondo ci si può vedere quel che si vuole, ma non dimenticando la realtà!
Dico questo perchè mi è capitato spesso di trovarmi a confrontarmi con chi di contemporaneo dice di non capirci nulla, ma che alla fine è proprio chi non ha interesse a capirlo e soprattutto cosa peggiore giudica senza conoscere.
Apprezzo notevolmente gli sforzi del mio fidanzato che ha provato a passare degli interminabili minuti davanti a un quadro contemporaneo senza riuscire a vedere quello che gli dicevo che c’era rappresentato; ma accompagnato nella visione l’ha visto. E sono felice che sia riuscito a vederlo perchè c’è qualcosa di grandioso nell’arte contemporanea quanto in quella antica e moderna, c’è qualcosa di interessante nell’architettura contemporanea quanto in quella musica così difficile da ascoltare eppure così vicina e saldamente attaccata alla realtà.
Cerco di spiegarmi meglio con quest’opera di Boccioni e con una fotografia che ho trovato per caso su internet:
- Umberto Boccioni, Stati d’animo – quelli che restano, 1911
Lo stesso vale per la musica. E’ qualche anno che seguo la musica dell’amico Umberto Bombardelli, e devo ammettere che è davvero tosta perchè, come ha detto un pianista, la musica contemporanea molto spesso è fatta di “armonie dissonanti” il che ne rende difficile la comprensione ma poi ho capito, in fondo non fa niente di diverso dal pittore che guarda e usa il pennello per raccontare “una storia”, e ne è la prova vivente questo pezzo della “Leggenda del Pianista sull’Oceano”:
semplicemente basta saper guardare e tutto appare più semplice perchè ci si rende conto che non si è inventato nulla il caro Boccioni e neanche Ennio Morricone nello scrivere questa musica, hanno solo saputo guardare, stupiti, ciò che li circondava, cercando di coglierne un aspetto, e di comunicarlo agli altri. Questa credo sia la cosa più incredibile dell’arte contemporanea in generale, un’opera che non è fatta di ricchi committenti ma del pubblico che ha voglia di guardare qualcosa di così reale da spaventare.