Arturo
(USA 2011)
Titolo originale: Arthur
Regia: Jason Winer
Sceneggiatura: Peter Baynham
Cast: Russell Brand, Greta Gerwig, Jennifer Garner, Helen Mirren, Nick Nolte, Luis Guzmán
Genere: englishman in New York
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Questo è un post per soli stomaci forti. Se siete troppo sensibili, vi consiglio di non proseguire oltre nella lettura. Oggi vi racconterò infatti una storia tristissima, quella del povero sventurato protagonista del film Arturo. Preparate i fazzoletti.
Arturo è un mega milionario. Con la crisi ecomica che c’è oggi, cosa c’è di peggio di essere un mega milionario? Tutti ti guardano con disprezzo perché sei ricco e loro no. A ciò aggiungiamo il fatto che non è ricco per meriti suoi, ma per via della sua famiglia, e tutti lo guardano ancora peggio, dandogli del bamboccione e del Paris Hilton. Questo però non è ancora niente. Arturo è un mega milionario che, per colmare l’assenza del padre e la mancanza di affetto della madre, sperpera i suoi soldi in tutti i modi possibili. Se la spassa un casino, ha tutte le ragazze che vuole, beve giorno e notte. Non è che beva roba scadente da quattro soldi, ma solo il meglio del meglio. Che vita dissoluta. Che vita triste. Altroché crisi greca. Non riuscite ad andare oltre? Il peggio deve ancora venire…
La madre costringe Arturo a sposare… Jennifer Garner. Vi rendete conto? Jennifer Garner, che schifo! Immaginate passare tutta la vostra vita insieme a lei. Chiedete un po’ a Ben Affleck, quale inferno debba essere. Tra feste, alcool, Jennifer Garner, la vita di Arturo fa davvero pena. Mostrare qualcosa di così triste dovrebbe essere considerato immorale. Questo film è quasi ricattatorio, ti estorce le lacrime con la forza.
"Perché è finita con Ben Affleck?
Perché non voleva giocare a 50 sfumature di grigio insieme a me, ecco perché!"
Ma aspettate un momento… Arturo non è un dramma, è una commedia?!? Siamo sicuri? Ebbene sì. Arturo è una commedia romantica, di quelle virate al maschile. Una volta la protagonista di questo genere di storie era solitamente una fanciulla, ma oggi sono state sdoganate anche presso il pubblico macho o quasi. Nelle intenzioni dei producers, Arturo rappresentava un po’ l’occasione per lanciare il britannico Russell Brand come nuovo re della commedia americana. Obiettivo fallito, vista la qualità non eccelsa della pellicola e soprattutto il suo flop ai botteghini. Il problema principale del film è proprio lui, Russell Brand, che invece dovrebbe rappresentare un punto di forza. Russell Brand prosegue qui nel suo solito personaggio, quello del tipo con uno spregiudicato stile di vita rock’n’roll, sessualmente molto disinibito e con un bicchiere, facciamo pure una bottiglia, sempre in mano. Un personaggio del genere l’avevamo già visto in Non mi scaricare, quindi in In viaggio con una rock star, poi nelle sue conduzioni agli Mtv Awards e in Arturo fondamentalmente Russell Brand fa di nuovo il… Russell Brand.
Per un po’, ma proprio per poco tempo, il Russell Brand può anche risultare simpatico. Poi stufa. Ne sa qualcosa anche Katy Perry, che ha avuto il pelo di sposarselo, però se non altro ha avuto la decenza di divorziare dopo appena un anno di matrimonio. Che è già tanto. E non credete alla storia che sia stato lui a lasciare lei perché – andiamo – chi può essere così scemo da lasciare quel bel paio di tettone? Manco uno come Russell Brand!
"Ma quanto ce l'hai grosso!
L'ego, intendo."
A proposito di matrimoni, il suo personaggio nel film Arturo dicevamo che doveva sposarsi con Jennifer Garner, ormai tornata single dopo l'annuncio del divorzio da Ben Affleck, ma lui non vuole. Perché? Perché è scemo? Sì, anche, ma soprattutto perché è innamorato di Greta Gerwig. E per questo mica è scemo. Di recente è capitato anche a me, di innamorarmi di Greta Gerwig, grazie alla sua fantastica performance in Frances Ha, il film diretto da Noah Baumbach quando ancora sembrava bravo. Dopo quella visione, mi sono recuperato pure Lola Versus e addirittura questo Arturo, remake di un film del 1981 con Dudley Moore e Liza Minnelli, pur sapendo che poteva trattarsi di una porcata. Alla fine, non si è rivelato manco troppo porcata. Un po’ sì. È la solita romcom banale e prevedibile, con tanto di disgustoso messaggio anti-alcool, però qualcosa che funziona c’è. Innanzitutto Greta Gerwig, che presenta una variante commerciale del suo solito personaggio da indie-girl a metà strada tra Lena Dunham e Zooey Deschanel, qui in versione scrittrice sognatrice più dalle parti di Zooey Deschanel che di Lena Dunham. L’altra carta vincente è Helen Mirren, il premio Oscar Helen Mirren che nella parte della tata del protagonista bamboccione illumina la scena in più di un’occasione. E lo dico io che di solito non è che sia tutto 'sto fan di Helen Mirren.
Arturo è allora una commediola romantica e di crescita personale classicissima, che come pellicola comica non funziona per niente visto che le risate stanno in pratica a zero, complice l'umorismo già scaduto nel giro delle sue poche precedenti pellicole di Russell Brand. A renderla una visione accettabile sono allora i personaggi minori e soprattutto lei, Greta Gerwig, ormai sempre più eroina di Pensieri Cannibali. Eroina nel senso che crea una dipendenza come l’eroina. E adesso che ho praticamente finito di recuperare tutti i film in cui compare, quelli in italiano e/o usciti con i sottotitoli almeno, compreso il semi-cult Damsels in Distress - Ragazze allo sbando, cosa faccio?