In casa di Tapang
Un magazzino di grano
Siamo un po' in ritardo, la giornata è stata lunga e tra pioggerellina fastidiosa, fango con cadute varie e ponti di bambù che si aprono sotto i piedi, anche piuttosto impegnativa. Ma Gibi non vuole farci perdere il suo ultimo asso nella manica. Ha amici nel villaggio di Yekshi della tribù Minyong, un sottogruppo della etnia Adi, che trovi nella foresta a solo pochi chilometri dalla città. L'ultimo tratto, una salitella pietrosa, devi fartela piedi e sulla collina, trovi subito il gruppo di capanne sparse, che occupa una larga radura verde dove ognuna domina un punto un poco più elevato degli altri. Tutto intorno i soliti maiali neri, capre, galline. La casa di Tapang, il maestro del villaggio è più isolata dalle altre, molto grande come tutte quelle di questa tribù, che hanno sviluppato le classiche longhouses su palafitta, schema molto comune in tutto il sudest asiatico, su una larga pianta quadrata ad un piano, con ampia veranda tutto intorno. La porta di ingresso dà su un grande ambiente centrale comune, attorno ad uno spazio delimitato per il fuoco. Al di sopra, rastrelliere cariche di legna già tagliata da far seccare, data la forte umidità, ed ancora sopra, spazio per larghe fette di lardo spesso con la sua cotenna, che nel tempo si affumica. D'altra parte, tanti maiali a qualche cosa dovranno pure servire.Copricapo da guerriero
Tutto intorno, gli spazi assegnati per i padroni di casa, di fronte all'ingresso, a fianco quelli per gli altri membri meno importanti della famiglia e di fronte infine quelli per gli ospiti, amici e parenti che vengono spesso a scambiarsi visite. Quella del tempo trascorso, dopo il lavoro nei campi, con parenti e amici è l'attività principale per tutte le tribù che vivono ancora secondo ritmi tutto sommato molto tradizionali, nonostante siano nel tempo comparse antenne satellitari e come ovvio, gli onnipresenti telefonini. Il maestro pare entusiasta di avere ospiti stranieri ed in un attimo convergono attorno al fuoco, che aveva già radunato la famiglia la completo, anche vicini e parenti. Saltano subito fuori thé, succhi di frutta e dolcini, ma Tapang è soprattutto molto interessato al giudizio degli stranieri sulla loro realtà e sul loro modo di vivere. Non pare vero, ma saltano subito fuori, pur in questo luogo così isolato e lontano dal resto del mondo, una serie completa di stereotipi, sulla importanza ed il mantenimento delle tradizioni, sul valore della vita e del cibo "sano" ed ecologico, mancava solo qualche pippozzo sulla Monsanto e le cattive multinazionali e le banche e poi potevamo immaginare di essere in una riunione di neoecologisti.Le collane del guerriero
Tuttavia, a bassa voce, qualche ragazzo dai capelli tinti di rosso, chiede sottovoce se è possibile trovare uno sponsor che gli permetta di venire in Italia e quando cerco di spiegargli che è molto difficile e che non è poi tutto oro quello che sembra, piega la bocca in un sorriso amaro, come se si sentisse condannato in eterno a rimanere prigioniero nel suo infernale paradiso. Il maestro insegna ai suoi bambini lingua, matematica, scienze, storia e geografia e anche un po' di inglese, per mettere in condizione chi vorrà o potrà di proseguire lo studio nella città vicina. La moglie Yaman, è seduta dietro di lui, apparentemente in secondo piano, in realtà partecipa alla conversazione intervenendo con temi molto concreti e assennati. Senti chiaramente che ha in mano la famiglia, nonostante sia ancora piuttosto giovane. I due figli piccolini scorrazzano con altri amici dietro agli adulti, per nulla intimiditi dalle presenze aliene. Come tutti i bambini del mondo perseguitano un cucciolotto che cerca di sfuggire all'assedio portandosi vicino al fuoco, ma viene irrimediabilmente acchiappato. La vecchia nonna ha preparato il thé e dopo averne offerto a più riprese rimane seduta in un angolo assieme ad altri anziani. Per loro, l'inglese rimane una lingua misterica e si mantengono silenziosi ad assistere, mentre riscaldano le ossa al fuoco.Le padrone di casa
Solo il più vecchio, il nonno materno sembra pervaso da una irrequietezza continua. Vorrebbe intervenire, ma, mancando una lingua comune non riesce. Alla fine non resiste più, si alza e se ne va nel suo spazio in fondo alla casa, separato da una tenda colorata. Lo sentiamo trafficare a lungo, poi dopo un po' eccolo uscire completamente bardato da battaglia. Come tutti gli anziani, conserva ancora religiosamente i suoi abiti da parata, che ancora esibisce nei festival e nelle cerimonie e che suo padre guerriero importante della tribù gli aveva passato alla sua morte, dopo averli a sua volta ereditati dal nonno che aveva combattuto gli inglesi. La casacca blu, bordata di rosso è completamente coperta, davanti, da un fascio di collane di turchesi e altre pietre nere di grosse dimensioni. Al centro spicca un pendente con frange di perline rosse. Ma la cosa più imponente è il cappellino di vimini, una calottina fasciata di cuoio e ricoperta di pelle di orso, con un largo ventaglio di piume bianche e due enormi zanne di cinghiale lunghe una buona spanna. Il vecchio vuole il suo spazio, per raccontare la sua storia, che è raffigurata per intero proprio da quel costume e dal suo atteggiamento bellicoso, quando con gesto plateale estrae la lunga spada diritta dal fodero di legno leggero e la brandisce come solo i guerrieri veri sanno fare, guardando con occhi fieri il nemico di fronte, le ginocchia piegate come in attesa di balzare in avanti e colpire senza paura, si tratti di animali della foresta o di uomini.Con scudo e spada
Canta il coro di guerra della tribù, una sorta di Hakha ritmata, mentre compie una serie di piccoli saltelli sempre in avanti per mostrare all'avversario la propria determinazione, l'assenza di paura di fronte alla lotta. Mostra lo scudo, un intreccio di vimini rettangolare, leggero e la spessa pelle d'orso che ricopre tutta la schiena, l'altra protezione per la battaglia. Poi estrae l'arco da caccia, quello con cui andare nella foresta in cerca di animali e le lunghe frecce con la punta di metallo ricoperta dal succo di un'erba segreta, un veleno che paralizza in pochi minuti. Con quello non c'è paura di incontrare l'orso o il cinghiale o addirittura la tigre, il leopardo, la pantera, anche se lui ricorda di averle viste solo da bambino quando seguiva suo padre nella jungla nelle battute che si facevano con gli altri guerrieri del villaggio fin dal mattino presto, quando sentivi le gocce di umidità che colavano gelate dalle larghe foglie degli alberi alti e le orecchie rimanevano tese per ascoltare il fruscio di qualche cosa che si muovesse nel fogliame marcio del sottobosco, prima di vedere gli occhi gialli immobili tra le felci. Quando prendevano la tigre o qualche altro animale feroce, era festa per tutto il villaggio e l'alcool di palma correva a fiumi per tutta la notte e gli uomini ballavano per mostrare alle ragazze la loro forza ed il loro coraggio. Tira un paio di frecce contro la parete della capanna, quasi per colpire il passato e quei fantasmi lontani. Un mondo perduto certo, i ragazzi ridono, la signora ci tiene a far notare che le collane valgono almeno un milione di rupie, mica balle. Fuori intanto è già scesa la notte.Il villaggio Adi di Yekshi
SURVIVAL KIT
Ragazza Minyong
Tribù Adi Minyong - Sottogruppo delle tribù Adi presente nelle foreste a nord del Bramaputra. Il bel villaggio Adi di Yekshi, si trova a circa 10 Km da Aalo sulla strada verso nordest, ma ce ne sono molti altri nelle vicinanze. Feroci guerrieri combatterono duramente gli inglesi alla fine dell'800 prima di sottomettersi. Facili da incontrare facendosi accompagnare da una guida locale (calcolate 15$ al giorno più l'auto). Dispongono di una vasta farmacopea di erbe medicinali di cui vanno fieri. Per vedere i costumi esibiti al massimo bisogna arrivare in zona durante uno dei tre festival che si tengono ogni anno.Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
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