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As you like it

Creato il 16 dicembre 2010 da Sogniebisogni

as you like it

Il Godzillone nano si aggira a ancora menando codate per le macerie fumanti di Megaroma, ma questa volta le ho viste ed erano fumanti per davvero. Dopo i noti disordini sono andato a fare un giro in centro, attratto dalla quasi sicura prospettiva di trovare un comodo parcheggio. Non sono stato deluso, visto che il Lungotevere era semivuoto. Un parcheggio in centro a Natale, cari non romani, vale sicuramente il rischio di vedere la mia bagnarola cappottata e incendiata da due black bloc. Da Campo de’Fiori a Corso Vittorio un’atmosfera surreale, con le luci di natalizie, i negozi aperti e nessuno a comprare. Rimaneva un vago sentore di bruciato, quasi fantasmatico. Sembrava lo scenario apocalittico descritto ogni anno dalla Confcommercio, ma stavolta era reale. La gente ha cominciato a rimettere la testa (e l’auto) fuori solo oggi, quando si è ingorgato tutto da Prati al Nomentano e si è capito che la vita era tornata nel corpaccione deforme della città.

Il governo è vispo come non mai: ballonzola in giro come gli zombi di Walking Dead e se il nanarca fosse un po’ più abbronzato potrebbe anche passare per un redivivo Michael Jackson che gira un remake postmodern di “Thriller” con molta più puzza di marcio e al suono ritmato delle caccavelle[1] e dello scacciapensieri. Si accende il dibattito su chi abbia vinto questo round. Di sicuro io ho perso, ma è stato tanto tempo fa e quasi non mi fa più male.

Si discute anche sulla violenza con un range che va dall’esteta del manganello (hanno fatto bene a menare quei perdigiorno di studenti) al paranoico d’ordinanza (in piazza c’erano solo provocatori della questura che si menavano tra loro) al cinico blasé (i provocatori ci sono sempre stati non capisco di che cosa vi stupite) al rivoluzionario epifanico (ora la gente si è incazzata e vedrete cosa succederà, segnate il giorno sul calendario). In tutto questo bla-bla si capisce perché in Italia l’interiezione trionfi sempre di più sul predicato verbale. Se non altro a mandarsi reciprocamente a quel paese è più rapido e si spreca meno tempo.



[1] Mi è stato chiesto da più parti: ma insomma, perché questa fissazione negativa per la caccavella che pure è un nobile strumento della tradizione musicale meridionale? Forse perché con quel suono che richiama la flatulenza mi ricorda periodicamente che la farsa costituita dalla società italiana non è degna di più seria colonna sonora.


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