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Ascendant – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 28/08/2014

Cover Ascendant

PC TESTATO SU
PC

Genere:

Sviluppatore:

Produttore: Hapa Games

Distributore: Digitale

Lingua: Inglese

Giocatori: 2

Data di uscita: 22/05/2014

VISITA LA SCHEDA DI Ascendant

Pro-1Uno dei roguelike più gratificanti di sempre Contro-1C'è carenza di materiale

Pro-2Ottima l'infrastruttura dei personaggi Contro-2Menù da rivedere

Il futuro è rogue, o almeno nel panorama indie è una realtà da molti preferita ad una concezione classica di level design, e che oramai vede la sua sperimentazione più o meno ponderata praticamente in qualunque categoria videoludica (basti pensare al recente Road Not Taken di Spry Fox), tuttavia, nonostante siamo dell’idea di aver compreso e sviscerato in ogni suo aspetto la filosofia di questo sotto-genere, sono ancora numerose le software house in grado di stupirci con interi mondi generati dal fato eppure così dannatamente godibili. È il caso di Hapa Games con il suo Ascendant, beat’em up in salsa platform à la Super Smash Bros. rilasciato da qualche settimana su Steam, un titolo dalle atmosfere fantasy e dalle meccaniche semplici ma ben congegnate che ci ha intrattenuto non poco in questi ultimi giorni di piovoso agosto. A voi la recensione completa.

ascendant-evidenza

QUI SIAMO TUTTI QUANTI DIO

L’incipit narrativo di Ascendant è di quelli appena percettibili, che passano in sordina fino al momento opportuno, lasciando assaporare con calma l’esperienza al giocatore senza appesantirlo con dialoghi o valanghe di testi a schermo, anche a costo di tenerlo all’oscuro del suo obiettivo ultimo; niente simbolismi appariscenti o speculazioni di lore, semplicemente non ci sarà alcun background ad introdurre il nostro viaggio, e molto di ciò che circonda la storia e i suoi personaggi non verrà svelato (sempre che ci sia effettivamente qualcosa da sapere, NdR), se non piccoli stralci verso le fasi conclusive, che comunque non arricchiscono granché un titolo che punta sul puro gameplay per intrattenere. Una radura assolata, un guerriero misterioso, o forse dovremmo dire asceta, di cui ci viene concesso di conoscerne giusto il nome, oltre alle abilità combattive; partendo da questo placido setting dovremo farci strada a colpi di spada e magia in un intricato complesso di dungeon ispirati alle quattro stagioni, per un totale di otto livelli, un percorso tortuoso che ci garantirà l’accesso alla sfida finale, una sorta di reame divino, ove incontreremo l’ente supremo di turno, che sfideremo per usurparne il “trono”, prendendo il suo posto come nuova divinità… Almeno fino all’arrivo del prossimo contendente.

A parlarne così si potrebbe quasi pensare di essere alle prese con chissà quale impresa epica, e invece i toni di Ascendant sono piuttosto rilassati, spodestare un dio non è che uno dei tanti ingranaggi delle meccaniche di gioco, e il ciclo si ripete con naturalezza di sessione in sessione, sempre ovviamente che si riesca a portarla a termine con successo. Non dimentichiamo infatti che Hapa Games ha confezionato un roguelike, e in quanto tale non possono mancare i capisaldi che contraddistinguono il genere, ovvero un tasso di sfida elevato, la generazione casuale di stanze, bonus e nemici, e ovviamente la morte permanente del proprio avatar in caso di game over. Tuttavia, pur strizzando l’occhio a mostri sacri come Rogue Legacy e The Binding Of Isaac, l’uno per la struttura bidimensionale delle mappe, l’altro per le metodiche con cui le si esplora, in sostanza la formula di gioco è decisamente più “benevola”, il ritmo meno serrato, i combattimenti più tecnici e ragionati, le sorti del giocatore non dipendono strettamente dalla sua fortuna, valore e costanza vengono premiate tanto quanto non sono tollerate azioni avventate o sviste, e questo senza togliere nulla né alla difficoltà globale, né all’onnipotente RNG, in poche parole un titolo bilanciato, roba rara di questi tempi.

Il battle system di Ascendant si presenta elementare nella presentazione e facile da metabolizzare: combo di base, stagger per lanciare oggetti e nemici storditi, parry per respingere i proiettili con il giusto tempismo, dash per scattare e stance per approntare gli incantesimi. Nulla di più semplice e raffinato, non a caso il tutorial è opzionale, e il sistema di controllo si presta bene sia all’utilizzo di mouse e tastiera che del gamepad (noi preferiamo il secondo); ciò che ne accresce parecchio lo spessore è però la mole di variabili e combinazioni dettate dalla casualità dei drop e degli scrigni, che comportano un frequente cambio nel proprio stile di gioco e l’acquisizione graduale di competenze per costruire build più o meno competitive sfruttando quel che passa il convento, rivelando un’infrastruttura molto più ricercata di quanto una prima impressione potrebbe suggerire: abbiamo una decina di armi, ognuna caratterizzata da numerose varianti che ne alterano statistiche e bonus, diverse tipologie e gradi di magie, ottenibili offrendo Influence presso i “negozi”, oltre cinquanta tipologie di anime, cumulabili per altrettante abilità, e il tassello più importante di tutti, le benedizioni, solitamente rilasciate dai boss o completando alcune prove particolari. Ogni divinità garantisce un set di tre skill intercambiabili a seconda dello slot in cui viene equipaggiato il loro lascito (mano destra, torso e mano sinistra, rispettivamente corpo a corpo, movimento e magia); sono tantissime, e scoprendone gli effetti se ne sbloccano di nuove, incrementando ulteriormente la rosa di possibilità. L’enorme versatilità del sistema di crescita ci ha permesso (grazie anche alla benevolenza del sommo RNG) infatti di sviluppare con criterio ogni guerriero, plasmandoli intorno alle loro qualità innate e arginandone i malus: Ghat ad esempio è esperto nell’uso delle arti magiche, ma tende a subire spesso colpi critici, quindi per la sua run abbiamo puntato ad un approccio dalla distanza, studiata per ingaggiare i nemici solo quando strettamente necessario, lasciando fare il resto ai dardi a ricerca e alle onde d’urto spezza-guardia; Midas dal canto suo incassa il doppio di Influence trasformando tutto ciò che tocca in oro, talvolta purtroppo persino gli upgrade, indi abbiamo sfruttato questa caratteristica raccattando un’arma e una magia che scalassero usando come indice proprio le ricchezze accumulate, in modo da non fare affidamento su power-up e oggetti; Gilgamesh invece vanta danno e Stagger maggiorati, ma di tanto in tanto i cuori da lui raccolti si rompono, pertanto la scelta più opportuna è stata quella di massimizzare l’agilità e la finestra di Parry, e preferire la corazza alla salute, così da avere più chance di schivare i colpi e non perdere vita effettiva in caso di fallimento, e questo come già accennato in un contesto completamente casuale, giusto per farvi intendere l’elasticità di Ascendant. E non solo: terminare l’avventura con un personaggio lo eliminerà temporaneamente dal roster, appunto perché ora governa il mondo, e ciò, a seconda dell’entità, influenzerà in maniera più o meno positiva alcune dinamiche, dal costo delle pergamene alla percentuale di spawn delle stanze evento, per ulteriori finestre strategiche. In sunto? Dopo oltre dieci ore di gioco abbiamo visto tutto e niente del titolo Hapa Games, più ci addentriamo in profondità e più ci sono segreti che saltano fuori, per un’esperienza che, seppur moderatamente difficile e randomica, si rigioca con estremo piacere.

A voler cercare il pelo nell’uovo (in quanto non abbiamo rintracciato difetti particolarmente vistosi), i menù non sono molto intuitivi, e la navigazione al loro interno è lenta e impacciata; per trovare una voce si deve scorrere l’intero catalogo un elemento alla volta, un po’ seccante quando si arriva alle anime; una normalissima finestra a icone sarebbe stata la soluzione ideale, ma possiamo sorvolare, tanto si utilizza raramente. I brani di sottofondo invece, sebbene creino una discreta atmosfera “mistica” e si sposino insospettabilmente bene con lo stile grafico in toon shading ultra-colorato, alla lunga tendono a stancare, sarà che si contano sulle dita di una mano e dobbiamo sorbircele in loop fino alla nausea… Quello che però davvero manca ad Ascendant per splendere è una maggior varietà, di mostri, di location, di boss; vero, il giocatore può passare ore a stilare piani su come approntarsi alla battaglia, ma sul campo incontreremo inevitabilmente i soliti volti e i soliti schemi, e il battle system dinamico da solo non riesce a colmare questa lacuna, sebbene più di qualche volta nel trambusto ce ne siamo dimenticati. Un DLC à la Wrath Of The Lamb farebbe miracoli…

Ascendant – Recensione IN CONCLUSIONE
Poco da aggiungere: Ascendant è un ottimo titolo, completo, divertente, profondo e impegnativo al punto giusto, caratterizzato da un livello di difficoltà elevato eppure accessibile grossomodo da chiunque, ma soprattutto corretto nei confronti del giocatore nonostante la componente rogue. Ovvio, la perfezione non esiste, e la produzione Hapa Games paga lo scotto di una mole di contenuti non esaltante, che macchia un sistema di build eccellente, per il resto ci troviamo di fronte ad un'esperienza mesmerizzante, poco dispendiosa e adatta sia a sessioni impegnate che mordi e fuggi, in pratica un altro indie caldamente consigliato. Bene, imbracciate le armi e affidatevi a qualche santo per le skill di contorno: si va a caccia di divinità. Si potrà mica bestemmiare quando lo si diventa? ZVOTO 8

Niente voto dei lettori. V6 is coming...
YOU EXPECTED A QUOTE, BUT IT WAS ME, DIO! COSA SIGNIFICA PER NOI QUESTO VOTO? SCOPRILO LEGGENDO I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE!!!

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