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Ascensore per la fogna

Creato il 17 febbraio 2016 da Albertocapece

 Anna Lombroso per il Simplicissimus

Qualche anno fa ho provato un moto di invidia nei confronti degli austriaci. Ogni anno effettuano una rilevazione per scegliere la parola o il neologismo che più di ogni altro ha testimoniato degli umori dell’opinione pubblica e allora era stato indicato come termine più rappresentativo  fremdschämen (sostantivato: das Fremdschämen) che significa provare vergogna, sentirsi in imbarazzo per conto terzi.

Loro, gli austriaci, devono essersene dimenticati, se senza batter ciglio tirano su steccati, recinti e muri per chiudersi nella  fortezza di una Europa carolingia e tener fuori i sudici  e pericolosi profughi che potrebbero premere al ponte levatoio dopo aver attraversato  un paese altrettanto sudicio, indolente e terrone, il nostro.

Ma dovremmo coniarlo anche noi, che non siamo senza peccato, un neologismo che esprima il disagio e l’onta di aver abiurato la condizione di cittadini e rinunciato a critica, opposizione, ribellione, condividendo col silenzio e l’indifferenza, tollerando con lo sguardo codardo girato altrove, ogni genere di sopruso, infamia, oltraggio.

Potremmo scegliere fior da fiore, ogni giorno ce ne danno l’occasione. Oggi un partito bigotto e calcolatore, cinicamente improvvido e stolidamente noncurante perfino del consenso, grazie a “riforme” che hanno cancellato le libere elezioni e al sostegno di media assoggettati grazie a miserabili campagne di acquisto (è di qualche ora fa il lieto annuncio della consegna di Rai3 all’intervistatrice più gradita a Renzi, dopo la D’Urso e la De Filippi), rivela ai pochi che ancora non l’avevano capito, che non voleva l’approvazione del suo stesso Ddl sulle unioni civili, che mai rinuncerebbe all’appoggio delle ali esplicitamente conservatrici, misoneiste e omofobe, per sancire un diritto ormai universalmente riconosciuto in quel contesto del quale si rivendica la superiore civiltà. E cui credeva così poco da dare la cosiddetta libertà di coscienza, un stravolgimento semantico immorale concesso per mantenere salda l’affettuosa amicizia di Formigoni, Giovanardi, Calderoli, Gasparri e confermare l’autorità etica del pokerista o dell’utile Verdini, attribuendo la colpa dell’insuccesso desiderato ai 5stelle, che anche loro ci hanno messo del loro per farci vergognare, dall’istante in cui hanno reso palese che considerano i diritti un optional da sacrificare in nome dei tatticismi parlamentari.

Intanto il ministro Poletti, quello al quale otto ore sembran poche, quello che i ragazzi dovrebbero lavorare – possibilmente gratis all’Expo – durante le vacanze estive, per fare una doverosa formazione nel brand della servitù, insomma proprio quello se la prende con le polemiche pretestuose sulla misura di “revisione” del sistema delle reversibilità, sdegnato per le polemiche infondate e cavillose, visto che “il governo nel testo presentato non ha parlato in maniera esplicita di reversibilità”. Infatti si tratta di delicate allusioni, di evocazioni letterarie, quando cita la “razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale …… fatta eccezione per le prestazioni legate alla condizione di disabilità e di invalidità del beneficiario”, riferibili a chissà che soggetti, a che contesti, a che vittime scelte tra quelli già provati e sottoposti a misure punitive per aver vissuto al di sopra dei propri mezzi o semplicemente per essere sopravvissuti invece di morire provvidenzialmente con la benedizione del Fmi.

È che fanno continui test della nostra capacità di sopportazione, cancellano l’election day per i referendum delle regioni per abrogare l’oltraggio delle trivelle, che la legge   che disciplina l’istituto referendario “non conterrebbe previsioni sulla possibilità o meno di abbinamento del referendum abrogativo con le consultazioni elettorali amministrative”, in modo da “isolare” e criminalizzare un legittimo pronunciamento in difesa dell’ambiente e del territorio, come fosse un capriccio costoso, e per impedire la corretta informazione, facendo spendere agli italiani circa 300 milioni. O danno il nome di riforma alla liquidazione dell’archeologia e del suo modello italiano, fondato sul rapporto con il territorio e sull’interazione tra sapere, competenza e tutela, attraverso  la soppressione delle Soprintendenze   e il trasferimento del personale tecnico-scientifico, altamente qualificato e specializzato e selezionato  mediante concorsi pubblici basati su criteri severi, a mettere timbri in prefettura, con l’unico effetto di sottomettere la tutela del patrimonio culturale alla “autorità” politica, che assimila   gli organismi di sorveglianza e salvaguardia ai fastidiosi gufi, agli invidiosi disfattisti intenti a ostacolare la libera iniziativa privata.

E che dire se il fallimento del loro ascensore sociale, quello che avrebbe dovuto agevolare l’integrazione tra i diversi strati che formano la società e il cambiamento di stato sociale, convertito in un abbassamento generalizzato degli standard di vita verso il basso, verso le cantine o forse le fogne esistenziali, partorirà, secondo Confedilizia, una tassa sugli ascensori che finirà per essere più elevati della Tasi, appena cancellata e subito sostituita da tutta una serie di nuove verifiche sugli ascensori esistenti  di ulteriori requisiti minimi di sicurezza, che comporterebbero oneri obbligatori molto pesanti, sanzioni in caso di irregolarità e lavori di ristrutturazione, in favore, è la stessa Confedilizia a denunciarlo, di lobby facilmente identificabili, quella zona grigia di controlli dati in appalti opachi, quando le leggi vigenti sono già severe la vigilanza sottoposta a controlli incrociati di organismi pubblici autorizzati.

Il fatto è che la vergogna per il loro comportamento dovrebbe essere largamente superata dalla vergogna per la nostra tolleranza succube fino al suicidio. E non ci resta che piangere noi stessi.


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