Sull’orlo del pozzo son ape
che ronza, tra l’ombra di foglie.
Vicino c’è un merlo che coglie
dei vermi, ne becca le crape.
Ma come per caso io struscio
il secchio appoggiato, che cade
sul fondo, alle porte dell’Ade
di cui questo pozzo n’è l’uscio.
Mi pare che imprechi, nel tonfo:
“Minuta ma sembri un tricheco!”
(Che bello, per me è un trionfo!)
Il merlo, che è mezzo cieco,
annienta il mio andazzo un po’ tronfio
volandomi addosso di sbieco.