Dino Boffo
L'escalation è cominciata a inizio di quest'anno, ma i veri picchi si sono avuti con i momenti salienti del pontificato di Papa Francesco: 0,78% di share a marzo, il mese dell'elezione, 0,93% a luglio, per la Giornata mondiale della gioventù, il doppio rispetto a un anno prima. Anzi, nella settimana in cui il Papa è stato a Rio Tv2000 ha battuto tutti i propri record: la veglia sul lungomare di Copacabana, nella notte di sabato 27 luglio, ha ottenuto il 7,12% di share con un picco del 9,61% in chiusura, numeri che hanno portato la televisione della Cei, la Conferenza episcopale italiana, a essere la tv più seguita d'Italia in quelle ore.Il carisma di Bergoglio, insomma, sta beneficando anche la tv voluta e finanziata dai vescovi (21 milioni nel 2011, ultimo dato disponibile, da condividere con la radio che appartiene allo stesso gruppo, Rete Blu), che però, dice a Italia Oggi il direttore Dino Boffo, vuole rendersi più autonoma e per questo ben venga l'incremento degli ascolti. "Non siamo sazi", commenta il direttore. "Noi continuiamo a lavorare per confermare questo trend, perché l'obiettivo è arrivare all'1%. In realtà io sono convinto che ci siamo già, il problema è che l'Auditel non ce lo riconosce perché è un disturbo per i grandi".
Comunque, il nuovo Papa è stata una manna... Di per sé non bastava l'elezione, occorreva il guizzo della televisione. Il Papa è Papa per tutti, formidabile per tutti, c'è da chiedersi perché noi ne abbiamo approfittato così tanto.
Perché? La scelta inattesa, imprevista, di Benedetto ci ha indotto ad affrontare una torsione nel nostro modo di fare informazione, meno inamidata e più attenta alla realtà, quale che sia. Siamo scesi in campo per raccontare la vita reale della Chiesa in quelle settimane indimenticabili. Perciò abbiamo destato interesse reale da parte dei telespettatori. Anche quando ci telefonano non si fanno problemi ad ammettere che non conoscevano questa tv e che l'hanno scoperta attraverso questo Papa. Ha funzionato il passaparola.
Funziona sempre nel popolo della Chiesa, no? Nel popolo della Chiesa o nel popolo negletto, trascurato dai grandi media, che ha sempre guardato alla tv con sofferenza pur continuando a servirsene.
Diciamo così, il volto del Papa è grande pubblicità, il resto lo fate voi. Il volto del Papa è servito moltissimo. Ma se i segmenti di ispirazione religiosa hanno risultati gratificanti, senza togliere nulla, anzi riconoscendo con gratitudine ciò che è del Papa, è un certo modo di far tv a ottenere riconoscimento. Nel cuore dei giorni, il programma del mattino che si avvicina stabilmente al 2%, è il nostro modo di far televisione che interessa alla gente. Perché noi non facciamo tv che casca dall'alto ma ci poniamo in modo discorsivo e inclusivo da persona a persona.
Le sue scelte sono facilitate dal fatto che la Cei finanzia la televisione e quindi può evitare discorsi commerciali? No, per niente. Da quando sono tornato in tv sto cercando di renderla capace di bastare a se stessa, di essere progressivamente autonoma. Per farlo bisogna fare ascolti, e che l'Auditel riconosca ciò che realmente otteniamo.
E si torna all'Auditel... Ma qual è la televisione che riceve 1.200 telefonate in media al giorno? E' segnale che siamo molto seguiti, ma i numeri non ci rendono giustizia. L'unico modo per andare avanti è rompere lo status quo. Per questo ci siamo attrezzati con un ufficio interno di pubblicità (nato lo scorso anno e guidato da Luca Baldanza, ndr), abbiamo cambiato la concessionaria (oggi la Prs, fino all'anno scorso Sipra, ndr). Tutte cose che non bastano, perché vogliamo avere riconosciuto ciò che è nostro per presentarci a vendere questa emittente per il gradimento che essa incontra. Già dobbiamo pagare uno scotto pesante al mondo dei pubblicitari.
Quale? E' il mondo più snob che esista. La gente che ci vede, potenzialmente di ispirazione religiosa, sarebbe quella che non sceglie e non compra. Contesto questa lettura che fanno i centri media. E' il mondo più secolarizzato che ha in mano la pubblicità in Italia, e pensa che tutto il paese sia fatto a propria immagine e somiglianza. Ma c'è una larga fetta del paese che si riconosce nel cattolicesimo e che è da noi intercettata, un mondo che va nei negozi, ha potere d'acquisto e a cui la pubblicità deve rivolgersi.
La raccolta dello scorso anno è stata intorno al milione di euro, quest'anno l'ipotesi iniziale era di 2,6 milioni. Ammettiamo che Auditel e pubblicitari rispondano all'appello, in quanto tempo vorrebbe rendere autonoma Tv2000? Concretamente l'obiettivo è di dipendere meno dal finanziamento della Cei, ma credo anche che per la tv che facciamo non potremo essere del tutto autonomi. Dobbiamo fare scelte non dettate dal mercato ma da Dio, contenuti di testimonianza al di là del massivo gradimento dei telespettatori. Ma dobbiamo fare risultato. Stiamo cercando di contenere i costi e ampliare i ricavi, non ci sentiamo garantiti. Dobbiamo meritare con risultati l'aiuto della Cei e procurarci una quota crescente di nostri ricavi.
Rafforzerà in qualche modo la programmazione? Dobbiamo qualificare maggiormente i dopocena, prima e seconda serata. Abbiamo francobolli di pregio, che dovrebbero essere valorizzati. Con quello che costiamo noi in un anno gli altri fanno una serata, non ci sogniamo di fare concorrenza a Rai 1 e Canale 5, ma questo non vuol dire che non siamo in grado di intercettare un pubblico. La sera della veglia di Rio abbiamo fatto il 9,6% di share, siamo stati il primo canale italiano.
Quanto spazio in più dedicate a questo Papa nella programmazione? Abbiamo una trasmissione al giorno sui passi di Papa Francesco, dalle 12,30 alle 13,30, che non esisteva prima. Poi c'è l'incorniciamento che facciamo di tutti gli appuntamenti del Papa. Anziché aprire il rubinetto e mandare in onda la diretta, trasmettiamo da studio un'ora prima e una dopo, cercando di analizzare, commentare e lasciare spazio alle telefonate.
Papa Francesco è più televisivo che da carta stampata? Certamente è televisivo, ma certamente è un grande comunicatore. Ogni volta è fonte di fortissimi contenuti che non attenua mai. E' controcorrente, non sbaglia un'uscita ed è sempre forte, fortissimo. Il segreto potrebbe essere nel fatto che ha abbattuto il muro divisorio fra il suo essere vicario di Cristo e la gente, è il fratello universale, è vicino a tutti.
Intervista di Andrea Secchi per "Italia Oggi"