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Ask.fm: quando la violenza non conosce confini

Creato il 27 ottobre 2013 da Coloreto @LoretoCo
Ask.fm: quando la violenza non conosce confiniC’era una volta il bullismo. Da quando i rapporti sono diventati virtuali, questo fenomeno si è espanso, fino a diventare un vero e proprio problema. Viene chiamato Il Cyberbullismo. Il covo del momento dei bulli è Ask.fm. Piazza virtuale che s’affolla quotidianamente di 200 mila nuovi utenti, soprattutto da adolescenti. A volte da amici, spesso da sconosciuti. Infiniti messaggi anche anonimi, che viaggiano incontrollati senza una moderazione. Puoi ingiuriare, dire parolacce, dare giudizi e insultare come ti pare. Si «aska», si domanda e si risponde. Curiosità, voglia di evadere e di molestare, anche se ognuno da casa sua. Si parte con messaggi normali come: «Che ti piace fare nel fine settimana?», o  abbondano i tentativi di adescamento: «Sei supermega bella!!!», «Grazie dolce anonimo»; per poi arrivare al sodo:«Te la depili?», «Secondo te?». Un’esuberanza verbale che impiega un attimo a sconfinare in violenza. A volte in modo fatale: Hannah Smith, 14 anni, britannica del Leicestershire si è uccisa venerdì scorso perché non reggeva più il peso delle parole usate, come accetta sul suo collo, sul suo profilo. Schiacciata dalla valanga di brutalità, anonimi che la apostrofavano come «vacca» esortandola al suicidio. Così: «Ucciditi, saranno tutti più felici», «Ingozzati di candeggina », «A nessun importerà se muori, cretina». Sua mamma non immaginava nemmeno che tutti i giorni sul suo smartphone arrivassero messaggi terribili, che il più gentile fosse «devi morire, fai schifo». 
A gennaio era successo a Carolina Picchio, quattordicenne di Novara che, umiliata su Facebook, si è suicidata. In tre anni di vita, è stato accusato di aver indirettamente contribuito a toglierla ad almeno cinque giovani. La più grande di appena 16 anni: Jessica Laney, che a dicembre scorso aveva deciso di farla finita mettendosi un cappio al collo nella sua cameretta in Florida. 

A Riga, i fratelli Mark e Ilja Terebin, fondatori del network, mesi fa scrollavano le spalle di fronte alle prime critiche. «Non date la colpa allo strumento», dichiaravano i due lettoni che, col sito che seduce 65 milioni di giovani grazie all’anonimato, hanno tra le mani una creatura da 65 milioni di dollari. Ricordano che sul sito si possono segnalare gli abusi, ma risulta impossibile moderare in tempo le molestie alle vittime dei “trolls”. Come questa ragazza italiana, che scrive a un’amica: «Aiutami. Non fanno altro che insultarmi, su Ask, Twitter, Facebook. Cerco di essere forte, ma fa male».

Ma un modo per difendersi c’è. Per chi si sente vittima di molestie, che sia su Facebook, Badoo, Yahoo o altre piattaforme, esistono validi strumenti per poter affrontare chi si trova in queste situazioni: potete chiamare il MIUR 800 669696 o scrivere una email all’indirizzo [email protected] , chiamare il Telefono Azzurro al numero gratuito 19696 o via chat in maniera anche anonima su http://azzurro.it/chat.html o in alternativa puoi chiamare la Polizia o Carabinieri.
Non restare indifferente, DENUNCIA.
Valentina Garripoli 

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