Magazine Africa

Asmara (Eritrea) / Probabile un golpe militare

Creato il 22 gennaio 2013 da Marianna06

Arresto-carcere-manette

 

Secondo fonti ben informate, ieri, ad Asmara, capitale dell’Eritrea, si sarebbe verificata l’occupazione, da parte di un drappello di militari armati, della sede del ministero dell’Informazione e della televisione di Stato.

I militari sarebbero stati guidati da un tale generale Philipos Weldeyohanes, il quale dall’emittente avrebbe, com’è consuetudine in circostanze del genere, letto dei messaggi al Paese.

Ma, considerando le strettissime maglie della censura, che vige in Eritrea, come  non ci sono  conferme così non ci sono neanche smentite di quanto stia realmente accadendo in queste ore.

Pertanto, in questa specie di terra di nessuno, o meglio in quello che è essenzialmente il feudo personale di Isaias Afewerki, tutto tace e non trapelano indiscrezioni.

Le motivazioni per un cambiamento politico in Eritrea, comunque, ci sarebbero tutte.

Guai, però, a cadere dalla padella nella brace. Perché potrebbe anche accadere questo.

E il calvario della popolazione  continuerebbe sotto un nuovo padre-padrone.

Parecchi articoli della Costituzione, proprio perché legge dello Stato, in Eritrea sarebbero da emendare per creare condizioni di vita per la popolazione locale, che non siano da caserma o da fortezza imprendibile come è attualmente.

In questa “dittatura” pseudo-rossa, accanto al non rispetto dei diritti umani in generale per la gente comune e nelle carceri in particolare, di cui abbiamo già parlato su Jambo Africa da poco, ci sono stati e ci sono moltissimi prigionieri politici, la cui sorte è ignota.

Prescindendo, comunque, dalla veridicità o meno del golpe militare di ieri, resta il fatto a conferma che il regime di Afewerki non può durare a lungo, la fuga sistematica dal Paese di molti giovani eritrei.

Non appena  infatti si creano le condizioni per metterla in atto, essi scappano.

E noi lo sappiamo bene in quanto,  spesso, abbiamo assistito al loro sbarco sulle nostre coste (uomini e donne), anche in precarissime condizioni fisiche, a bordo di fatiscenti carrette del mare. E li chiamiamo “immigrati”

 Ma lo sa anche l’Uganda di Museveni, cui nei mesi passati l’intera nazionale di calcio eritrea ha chiesto  asilo politico.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :