Tutti aspettano il discorso di Fini a Mirabello, domenica. Lo attende Berlusconi (anzi no, secondo le ultime indiscrezioni del Corsera), lo attende Rosy Bindi che propone – di nuovo – l’ammucchiata anti-Cav. poco gradita dagli stessi finiani. Ecco, non cadiamo nel tranello. Fini non farà nulla di più che ribadire concetti già espressi. Non ci saranno colpi di coda. E sulla vicenda monegasca non aggiungerà niente che già non si sappia. Probabilmente sorvolerà sul futuro del centrodestra. A Fini non conviene annunciare adesso un partito ancora tutto da decifrare. L’opportunità politica gli suggerisce questo. Certo, potrebbe essere un peccato. È difficile immaginare un riavvicinamento tra il presidente del Consiglio e la terza carica dello Stato, il che comporterà strategie di stop and go deleterie. Ci si arrovellerà, piuttosto, su questioni sì importanti, ma poco consone al rilancio del Paese. La discussione sulla giustizia – si legga processo breve – è solo l’inizio. Nel frattempo anche i finiani stanno correndo il rischio di annoiare. La manfrina sul partito antidemocratico e fondato sul culto della personalità di Berlusconi aveva ragione di esistere mesi fa. Ora è giunto il momento di motivare certe argomentazioni in modo diverso. Di riacciuffare quella parte di elettorato che sembra voltare le spalle al presidente della Camera, ormai visto come un traditore, come un uomo che si è “venduto” alla sinistra, al nemico. Mantenga il punto, Fini, se crede (anche Rotondi pretende chiarimenti). Ma a Mirabello, con buona pace di Rosy Bindi, dica almeno qualcosa di destra.
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Tutti aspettano il discorso di Fini a Mirabello, domenica. Lo attende Berlusconi (anzi no, secondo le ultime indiscrezioni del Corsera), lo attende Rosy Bindi che propone – di nuovo – l’ammucchiata anti-Cav. poco gradita dagli stessi finiani. Ecco, non cadiamo nel tranello. Fini non farà nulla di più che ribadire concetti già espressi. Non ci saranno colpi di coda. E sulla vicenda monegasca non aggiungerà niente che già non si sappia. Probabilmente sorvolerà sul futuro del centrodestra. A Fini non conviene annunciare adesso un partito ancora tutto da decifrare. L’opportunità politica gli suggerisce questo. Certo, potrebbe essere un peccato. È difficile immaginare un riavvicinamento tra il presidente del Consiglio e la terza carica dello Stato, il che comporterà strategie di stop and go deleterie. Ci si arrovellerà, piuttosto, su questioni sì importanti, ma poco consone al rilancio del Paese. La discussione sulla giustizia – si legga processo breve – è solo l’inizio. Nel frattempo anche i finiani stanno correndo il rischio di annoiare. La manfrina sul partito antidemocratico e fondato sul culto della personalità di Berlusconi aveva ragione di esistere mesi fa. Ora è giunto il momento di motivare certe argomentazioni in modo diverso. Di riacciuffare quella parte di elettorato che sembra voltare le spalle al presidente della Camera, ormai visto come un traditore, come un uomo che si è “venduto” alla sinistra, al nemico. Mantenga il punto, Fini, se crede (anche Rotondi pretende chiarimenti). Ma a Mirabello, con buona pace di Rosy Bindi, dica almeno qualcosa di destra.
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