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In questi giorni di regali, di progetti, di speranze ed aspettative più o meno realizzabili, una data il 14 dicembre 2010 appunto ci lascia nell'incertezza e nella confusione di cosa succederà dopo, nell'imminenza del S.Natale. Il 14 dicembre in Parlamento si deciderà la sorte del Governo Berlusconi: avrà la fiducia per continuare la legislatura? Berlusconi continuerà nel suo ruolo di Premier oppure dovrà gettare la spugna e rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato? E il Capo dello Stato scioglierà le Camere oppure, dopo le rituali consultazioni, previste dalla nostra Costituzione, darà l'incarico a formare un nuovo governo ad una Personalità "super partes" per realizzare le riforme e gestire le nuove elezioni popolari? Ci sarà un rimpasto oppure . . . . . e qui si ferma la mia perplessità! Io non sono un politologo né sono in grado di prevedere il futuro; una cosa però posso affermare con certezza: l'Italia, intesa come Azienda Italia, è ferma e rischia di andare a fare compagnia alla Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda quanto prima. E' un rischio paventato da molti esperti del settore, economisti, studiosi di politica economica, Confindustria, Sindacati e stampa estera, per cui se non si fa chiarezza nell'attuale situazione politica italiana, ci aspettano tempi molto duri. E il 14 dicembre è la data che dovrebbe segnare, una volta per tutte, il destino di questa Azienda Italia in difficoltà. Come ho scritto nel precedente articolo del 22 novembre u.s. occorre un impegno di tutte le forze in campo per uscire da questo "pantano politico" ed affrontare con senso di responsabilità i problemi sul tappeto mettendo da parte, se necessario, la propria ideologia nell'interesse del Paese e guardando tutti insieme verso la stessa direzione, senza atteggiamenti demagogici dell'una o dell'altra parte, ma disponibili a trovare una soluzione dignitosa che dia nuova forza e nuovo vigore all'immagine internazionale di una Italia che vuole continuare ad essere partner affidabile e colonna portante nella costruzione di una Europa viva e produttiva.