Aspettando il tempo
21 novembre 2014 di Titti De Simeis
Il tempo è una tela bianca sulla quale si sviluppano i suoni
(F. Negro)
Una tavolozza trasparente di colori accennati, pennellate di fantasia che invitano ad entrare. Una facciata colorata in rosso, una in blu, una in giallo: la copertina bianca, il titolo in alto, poche parole, semplicità e accuratezza. Un piccolo scrigno di note da scoprire.
Francesco è a fianco a me. Gli chiedo di parlarmi del suo nuovo lavoro, di raccontamene la storia, la storia della sua musica.
- Questo disco è il frutto di un percorso che completa, quasi, una trilogia: nel primo album ‘Abbagli’ c’era un chiaro riferimento alla luce, in ‘Silentium’ si metteva in risalto l’importanza del Silenzio nella musica, qui, invece, si è spostata l’attenzione sul ‘tempo’, un concetto che mi è venuto in mente un giorno che ho incontrato un mio amico a cui ho chiesto come stesse. Mi ha risposto: ‘Sto aspettando il tempo’.
Questo pensiero mi ha fatto riflettere su come la musica faccia vivere il tempo godendo dell’istante, gustandone il sentire, lasciando al tempo ‘dopo’ il piacere della scoperta.
Quando io compongo non faccio riferimento alla musica in sé per sé ma alle esperienze vissute, cerco di esprimere i pensieri che ho dentro attraverso i suoni. Questo disco è frutto di un lavoro di circa due anni e dell’interazione di tre musicisti. Cerca di svuotare invece di riempire, cerca di isolare i suoni dando loro maggiore importanza: l’obiettivo è stato quello di lavorare sulla percezione dei suoni da parte di ognuno di noi, sull’interazione e interpretazione tra musicisti, lasciando agli ascoltatori assoluta libertà d’immaginazione e di emozione.
Il primo brano del Cd che ha per titolo ‘Aspettando il Tempo’ si divide in tre momenti: il primo è statico, è come se ci fosse una pulsazione che continua in maniera costante e intorno a quella pulsazione si tira fuori, attraverso gli strumenti, una serie di suoni, di timbri e di colori. Il secondo momento, invece, vive dell’isolamento dei suoni: ci sono molti spazi aperti. Abbiamo voluto sviluppare ognuno la propria idea timbrica e melodica lavorando sull’attesa: isolando un suono, alleggerendo al massimo la composizione e creando aspettativa, godendo del momento e dell’attesa di ciò che può succedere dopo.
Il terzo momento è molto diverso: l’ascoltatore si sente quasi costretto a cambiare continuamente direzione, modo di sentire e di essere all’interno del brano stesso.
Segue ‘Il triangolo nel Cerchio’: una sorta di gioco di forme che si muovono nello spazio liberamente, con chiari riferimenti alla dimensione onirica a cui sono molto legato. I sogni infatti, sono, spesso, fonte d’ispirazione per le mie composizioni, perché sono la dimensione in cui si è veramente liberi di fare qualsiasi cosa e di annullare il tempo e, questo nella musica si traduce molto bene.
Il ‘Piccolo principe’ ad esempio, si ispira ad un altro sogno che ho fatto tempo fa dopo aver letto il libro omonimo. Il messaggio contenuto è che occorre guardare le cose da prospettive diverse per cambiare l’idea delle cose stesse. Il mondo possiamo vederlo stando sulla terra o stando sulla luna. Cambiando completamente la prospettiva della realtà, ci diamo la possibilità di viverla in modo diverso.
Il pezzo ‘Sky is High’ è una composizione abbastanza articolata in cui ognuno di noi sviluppa delle idee inizialmente scollate l’una dall’altra. Ad un certo punto cerchiamo di interagire andando al di fuori del tempo, in un alternarsi di uscite e di rientri, approdando ad un ritmo reiterato che accumula tensione ed energia esplodendo, così, nella parte finale. Negli altri brani c’é un’idea definita in poco tempo, in questo c’è lo sviluppo di un’idea musicale in un tempo più largo.
Il ‘Frammento terzo’ altro non è che la continuazione degli altri due ‘frammenti’ contenuti in ‘Silentium’ ed è un estratto di un’improvvisazione libera sulla falsa riga del lavoro fatto nello scorso album.
Il brano ‘Trinkle Tinkle’ che chiude, quindi, l’album è, invece una nostra reinterpretazione di un famoso pezzo di Thelonious Monk. Qui vige sempre lo stesso intento, quello di passare da un ritmo stabile ad una disintegrazione di colori. Il ritmo, cioè, si infrange e riprende di nuovo forma, in un’alternanza continua.
Il tutto l’ho realizzato grazie ad Ermanno Baron (batteria) ed Igor Legari (contrabbasso). Noi, tre musicisti di estrazione molto diversa, abbiamo fatto delle nostre diversità fonte di ricchezza e di completezza, di interscambio e di confronto. La loro sensibilità musicale (e non solo), è stata valore aggiunto alle mie composizioni. Sono stati capaci non di eseguire, semplicemente, ma di scavare in fondo e trovare il senso, l’anima alla musica. Ed io li ringrazio di cuore.
Questo lavoro mi ha condotto verso un’esperienza nuova, mi ha fatto riflettere su cose nuove, guardando avanti. Ho voluto essere più comunicativo possibile. Il Cd altro non è stato che il bisogno di ‘fermare’ il mio pensiero, cercando di essere sintetico senza però essere scarno, cercando di eliminare il superfluo lasciando l’essenziale ciò che, davvero, è importante -
Come essenziale è il packaging interamente curato da Luigi Partipilo, colui che è riuscito ad interpretare e tradurre la musica in colori, in un’arte grafica assolutamente libera ed originale che trasmette altrettanta libertà nell’ascoltatore, attratto da quei segni colorati e dalla loro somiglianza con la musica. Il titolo è in un carattere esile ma incisivo, una ricerca che stimola la curiosità. La scrittura si fa cercare, come si fa cercare il Cd, avvolto dalle pagine setose e dalle tre copertine a colori, trasparenti. Francesco riprende la parola, quasi a leggermi nel pensiero.
- Luigi è stato capace di avvolgere con la sua creatività il tutto, a lui devo il risultato di un lavoro che ha visto unite arti diverse nella massima espressività. L’idea dei tre colori e dei loro abbinamenti è stata sua, idea che io ho condiviso perché è un ripetersi del numero ‘Tre’: noi tre, il ‘tre’ come idea della perfezione, il riferimento al triangolo della seconda traccia, i tre momenti dal titolo “Aspettando il tempo”, le tre pagine della copertina che si sovrappongono una all’altra dando l’idea di proteggere ciò che contengono. Io credo che, in genere, quando si apre un disco lo si faccia distrattamente, si scarti con superficialità. Invece un libro ci suggerisce tempi diversi, va vissuto in un tempo molto naturale, è qualcosa che va scoperto pagina per pagina per capire cosa vuole dirti. Succede un po’ la stessa cosa qui: si apre il disco, lo si va a trovare e, nella rappresentazione grafica di ogni traccia sui fogli trasparenti, si va a scoprire e comprendere anche l’interpretazione dei brani. Ciò non è altro che uno stimolo alla ricerca, soprattutto per persone sensibili che usano la fantasia per andare a fondo.
L’arte, in sostanza è la concretizzazione di un gesto. Il direttore d’orchestra, ad esempio, esegue dei movimenti che si concretizzano in suoni nel momento in cui l’orchestra risponde al suo movimento. E’ come, cioè, se lui disegnasse nell’aria dei suoni che vengono sviluppati, poi, dall’orchestra stessa.
Luigi Partipilo ha fatto proprio questo: attraverso la gestualità ha cercato di dipingere ciò che stava ascoltando. Chi ascolta può, a sua volta interpretare, attraverso quei tre colori, ciò che più sente suo -
Ha smesso di parlare e mi guarda. Prende il mio Cd e ci scrive una frase. Un piccolo, prezioso frammento del tempo che mi ha dedicato, discreto, come lui sa essere.
Adesso, a distanza di giorni, mentre trascrivo i pensieri di Francesco, ho qui, in sottofondo, le note del mio brano preferito in quest’album. E, mentre ascolto, comprendo di essere entrata in una storia fatta di anima, passione e bellezza. Capisco di essere su una strada dove la musica si veste di gusto e ricercatezza senza mai perdere la semplicità e l’immediatezza di un’emozione. Una strada di luce e di suoni, di silenzi che sanno parlare e di parole che sanno tacere.
Una strada come poche. Una strada che porta lontano.
Titti De Simeis