Nel video qui sotto si vede come i bambini reagiscano ciascuno in modo diverso all’offerta fatta dallo sperimentatore: alcuni divorano la caramella appena restano soli nella stanza, altri annusano la caramella, quasi la coccolano e alla fine cedono, altri ancora si mettono le mani sugli occhi o giocano con i capelli e alla fine riescono a resistere alla tentazione di mangiare la caramella.
Sapere aspettare
I bambini che ottengono due caramelle sono proprio quelli che non si fissano sulla caramella che hanno davanti e spostano la loro attenzione dalla caramella ad altro. Nel video non si vede, ma anche i bambini cui viene suggerito di immaginare che la caramella che hanno di fronte sia finta riescono ad aspettare.
Per controllarsi in una situazione del genere è cioè importante spostare l’attenzione altrove, mettere una distanza con ciò che interessa, pensarlo in modo nuovo.
Mischel ha sottoposto la situazione della caramella a più di seicento bambini e, cosa interessantissima, ha valutato diversi aspetti della personalità di questi bambini a distanza di parecchi anni, quando i bambini erano cresciuti e diventati adolescenti. Cosa è emerso?
Caramelle non ne voglio più?
I bambini che si erano pappati la caramella immediatamente o quasi erano adolescenti in sovrappeso, insicuri, con difficoltà nel concentrarsi, nel controllare gli impulsi e nel mantenere un’amicizia.
I bambini che erano riusciti ad aspettare e a non mangiare subito la caramella, da adolescenti, erano considerati dai genitori in grado di pianificare il loro tempo e gestire le situazioni stressanti, affidabili, avevano più amici e risultati scolastici di gran lunga migliori rispetto ai bambini che non ce l’avevano fatta ad aspettare.
Caramelle.
Mischel ha convocato i bambini delle caramelle un’ulteriore volta, dopo quarant’anni, e, di nuovo, chi a quattro anni era impulsivo e incapace di trovare una strategia per non agire di getto era il più delle volte rimasto tale e quale a quarantaquattro anni.
Tutto questo significa che controllare le emozioni è una capacità molto complessa e stabile nel tempo che si intreccia con il modo in cui percepiamo noi stessi e quanto ci sta accadendo, con gli obiettivi che ci diamo, con la maniera in cui entriamo in relazione con gli altri.
Le cose sono ancora più ampie e un gruppo di ricercatori dell’Università di Rochester ha riproposto il test delle caramelle modificandolo. Qualche mese fa è così comparso un articolo che sottolinea come il controllo delle emozioni e il saper aspettare dipendano almeno in parte da quello che prevediamo che faranno gli altri o che abbiamo già sperimentato nella relazione con loro. Così, un bambino che, in base all’esperienza passata, ha ragione di credere che non c’è da fidarsi dello sperimentatore e che quindi non crede che verrà premiato con una seconda caramella se si impegna ad aspettare non aspetterà. La decisione presa dal bambino deriva dunque dalla sua capacità di controllarsi ma anche dal fatto che, rispetto ai suoi obiettivi, aspettare gli appare utile.
Se non c’è fiducia rispetto a dove ci si trova, aspettare non serve a nulla e mangiarsi subito la caramella è la miglior cosa.
Per approfondire
Celeste K., Palmeri H. & Aslin R.N. (2013). Rational snacking: Young children’s decision-making on the marshmallow task is moderated by beliefs about environmental reliability. Cognition 126: 109-114.
Mischel W., Ebbesen E.B. & Raskoff Z.A. (1972). Cognitive and attentional mechanisms in delay of gratification. Journal of Personality and Social Psychology 21(2): 204-218.
Photo credit: Stefano Mortellaro