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ASPETTI PEDAGOGICI DELLA PROPEDEUTICA MUSICALE parte quarta

Creato il 23 febbraio 2015 da Isa Voi @VoiIsa
La rubrica della dott.ssa Anna Surace, pedagogistaASPETTI PEDAGOGICI DELLA PROPEDEUTICA MUSICALE parte quarta
Abbiamo parlato di linguaggio, guida informale, relazione tra pari, esplorazione dell’ambiente: ma nell’immaginario collettivo, quando si parla di musica si deve parlare anche di strumenti musicali. Bene, anche nella pratica della propedeutica musicale sono a disposizione alcuni strumenti un po’ particolari.
Nel 1924 Orff fondò a Monaco, con l’amica Dorothea Günther, la Günther Schule, specializzata nell’insegnamento della musica, della danza e della ginnastica. Fu così che poté sviluppare le sue teorie sull’educazione musicale: a capo di un dipartimento di questa scuola, compose uno Schulwerk (una raccolta per l’educazione musicale, 1930-1933, rivisti nel 1950-1954), cioè una serie di esercizi graduali, da ritmi semplici fino a pezzi complessi per più strumenti per xilofoni e altri strumenti a percussione.
Il metodo promosso da Orff consiste nel far sì che il bambino si avvicini alla musica facendola più che apprendendola teoricamente: lo strumentario è, quindi, la parte più importante dell’approccio pedagogico da lui promosso.
Il primo strumento a disposizione per i bambini coinvolti in una lezione di propedeutica musicale è il proprio corpo: il bambino può fare musica attraverso alcuni gesti compiuti dal proprio corpo. In tal modo il bambino capisce quali sono le potenzialità del proprio corpo, impara a coordinarne le varie parti e a combinare più movimenti insieme.
Ogni gesto del nostro corpo può produrre un suono e, per questo, il corpo viene considerato il primo strumento “elementare”: sin dalle primissime classi di bambini di circa un anno è possibile, infatti, far “suonare” i piccoli con il proprio corpo, per esempio battendo le manine una contro l’altra o a terra o sulle gambette ecc. Ovviamente, l’educatore deve valutare quali sono le capacità motorie acquisite dal bambino (sa stare seduto da solo? Sa stare in piedi? Sa camminare?) e adattare le proposte di attività in base a tali capacità. Proporrà gesti adatti all’età e alla destrezza dei bambini della classe ed ogni gesto sarà adattato alle esigenze specifiche: stare in piedi, seduti, a terra, accovacciati, in piedi, sdraiati, ecc.
Qualche esempio di gesto suono:
Battito della mani
Battito sulle gambe
Battito dei piedi
Schiocco delle dita
Al suono del proprio corpo si può aggiungere il suono prodotto con oggetti. Gli strumenti possono essere a percussione non intonata oppure strumenti che producono un suono intonato, cioè una nota.
Legnetti
Cassettina
Tip – top
Maracas
Tamburelli
Sonagliere
Xilofoni
I bambini possono essere invitati a seguire un ritmo, proposto dall’insegnante o da una musica ascoltata, oppure possono improvvisare, proponendo ognuno un proprio suono. Come detto precedentemente, la lezione avviene in un clima non giudicante, dove non esiste “giusto” o “sbagliato”, ma si dà valore e si incoraggiano la volontà di mettersi in gioco, di voler provare. Il bambino che sembra suonare una cosa a caso con lo strumento durante l’improvvisazione in realtà sta affrontando un “ostacolo” che forse non tutti gli adulti sarebbero disposti a voler affrontare: esprime se stesso attraverso un suono, sperimenta un movimento non abituale che fa sì che lo strumento produca un suono, mette davanti al gruppo dei pari e agli occhi dell’insegnante un proprio tentativo di mettersi in gioco. Nel silenzio il proprio suono, solo, gli occhi di tutti puntati sul bambino solista.
Superato lo scoglio della paura dell’assolo, il bambino riceverà un rinforzo positivo da parte dell’insegnante, la quale non dirà mai “bravo”, in quanto siamo sempre, lo ricordiamo, in un ambiente non giudicante, ma il rinforzo sarà un sorriso, uno sguardo, un gesto che rassicureranno il bambino solista. Vista la difficoltà dell’esercizio, ovviamente, l’insegnante, non obbliga nessuno, ma chiede se il bambino se la sente o meno di cimentarsi nell’esibizione con atteggiamento avalutativo.
Al termine dell’esercizio, una volta ricevuto anche il rinforzo positivo, il bambino capirà di essere riuscito in questa “impresa”, dando un’impennata alla propria autostima: ha suonato da solo davanti a tutti i compagni e davanti alla maestra, ha avuto paura, ma la paura è stata superata con il coraggio inferto anche dal clima di non giudizio e dallo sguardo accogliente dell’educatrice la quale, lo ricordiamo, ha dato la possibilità anche di non fare, lasciando al bambino la libertà di scegliere.
Il poter scegliere autonomamente e liberamente, per esempio, ciò che mi sento o meno di fare, non è altro che il manifestare la propria unicità, la propria diversità rispetto agli altri.
Manifestando una scelta personale, affermo me stesso come diverso dall’altro. Sono io che decido, sono io che prendo una posizione perché mosso da una motivazione (estrinseca o intrinseca che sia) e, in questo modo, giustifico e argomento le mie scelte. Chi decide di non suonare viene rispettato e non viene forzato. Allo stesso modo, chi durante la lezione manifesta stanchezza o scarsa voglia di giocare con la musica, non viene forzato e non viene giudicato. Chi suona fuori tempo non viene rimproverato, perché, come già detto, il movimento viene considerato esplorativo e non costretto rigidamente entro schemi prestabiliti.
Suonare con lo strumento o con il copro, come abbiamo visto, ha molte implicazioni: emotive, di coordinazione, esplorazione, affermazione del sé. In questa trattazione non esaustiva si sono voluti mettere in evidenza solo una parte del grande mondo della musica e della propedeutica musicale, la “punta della punta di un enorme iceberg”, ma già solo da questa punta è possibile capire quanto sia delicato il tema della propedeutica musicale e del dare la possibilità di approcciarsi alla musica ai bambini sin dalla più tenera età.

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