Aspre critiche per Monti dal Financial Times

Creato il 28 gennaio 2013 da Nelpaesedeibalocchi @YleniaBonzi

La politica ha fatto scoppiare la bolla Monti

L’annuncio che Mario Monti aveva intenzione di dimettersi da Primo Ministro italiano ci dice due cose: la politica si sta immischiando e la crisi sta di nuovo peggiorando.

Ho sempre rispettato il signor Monti come commissario europeo e come grande osservatore degli affari europei, ma sono più scettico sulla sua performance in Italia come capo del governo. L’adulazione a volte acritica di cui godeva era basata sull’idea che lui potesse risolvere i problemi italiani mettendo da parte la politica, imponendo riforme e un sacco di austerità. L’opinione dominante in Italia era che solamente un governo tecnocratico fosse in grado di portare a termine questa linea politica.

La magia di Monti è sembrata funzionare per un attimo – più a lungo di quanto io mi aspettassi. I rendimenti dei bond decennali italiani sono caduti di circa 200 punti base durante il suo mandato perché gli investitori, alla disperata ricerca di una buona notizia, hanno voluto credere alla magia.

Ma l’anno in carica del signor Monti è stata una bolla, che stava bene agli investitori finché è durata ma poi si è sgonfiata. E non servirà ancora molto tempo agli italiani e agli investitori stranieri per capire che è cambiato davvero poco dallo scorso anno, tranne il fatto che l’economia è caduta in una profonda depressione.

Ci sono ora due cose che devono essere cambiate in Italia, entrambe assolutamente politiche e che vanno oltre gli scopi dei tecnocrati.

La prima è quella di invertire immediatamente l’austerità – essenzialmente per annullare il lavoro del Commissario Monti. L’aumento delle tasse e i tagli alla spesa hanno un effetto controproducente. Riducendo sia il debito che la crescita, il rapporto debito pubblico-PIL è aumentato nel breve periodo e dubito che si ridurrà di molto. Il peggioramento della sostenibilità del debito in Italia diventerà molto più chiaro nel prossimo anno, quando avremo una maggiore evidenza statistica dell’effetto disastroso dell’austerità.

Gli effetti si sono già fatti sentire prima che il bilancio 2013 si manifestasse. La pressione fiscale sulle famiglie italiane è quasi raddoppiata questo mese – a seguito dell’introduzione di un nuovo sistema di tasse sulla proprietà – e ha avuto l’immediato effetto di uccidere il business pre-natalizio. La Confcommercio, un’associazione di imprese, stima una calo dei consumi pari al 13%.

La seconda priorità è quella di scendere in campo contro Angela Merkel. Questo era qualcosa che il signor Monti non ha voluto fare – e non ne era nemmeno in grado. Ha tentato un po’ di esibizionismo al summit europeo tenutosi a giugno, ma non è mai riuscito a confrontarsi con la cancelliera tedesca sulla questione che importava: senza una qualche forma di mutualizzazione del debito – un’unione dell’Eurozona – era difficile immaginare che un paese con un rapporto depito-PIL del 130% e praticamente senza crescita potesse rimanere membro dell’Eurozona e continuare ad essere travolto dai suoi debiti per sempre. Solo un leader eletto è in grado di imporre la scelta. Non ci si può aspettare che un primo ministro tecnocratico possa realizzare una credibile contro-minaccia se la risposta è no.

Spesso mi viene chiesto cosa farebbe la Germania se si dovesse confrontare con la scelta tra un’unione dell’Eurozona o l’uscita dell’Italia. Credo che Berlino risponderebbe all’inizio con uno stallo. La ragione per cui il signor Monti è così popolare in Germania è perché la sua bolla e la sua austerità hanno fatto il gioco della cancelliera rinviando così alle elezioni tedesche del prossimo anno le dure decisioni sulla risoluzione del debito e le riforme istituzionali.

Il leader richiesto è in vista? Pier Luigi Bersani, il leader recentemente eletto del Partito Democratico, non è chiaramente l’uomo. E’ parte dell’ala conservatrice del centro sinistra che forniva il suo supporto all’austerità del signor Monti ed era invece esitante alle riforme strutturali – la combinazione peggiore.

Matteo Renzi, il giovane sindaco di Firenze che ha perso contro Bersani, sarebbe stato un candidato più probabile per ritornare a dare fiducia alla politica italiana.

Un’altra possibilità è il ritorno del signor Monti con la sua candidatura politica, candidato per un’alleanza centrista.

Che dire di Silvio Berlusconi, il cui ritorno in prima linea in politica è quello che ha generato le dimissioni di Mario Monti? Egli non diventerà primo ministro. Gli italiani ne hanno abbastanza di lui, sebbene egli goda di una certa popolarità residua tra la destra.

Ma per quanto inutile e comico possa essere stato Berlusconi nel suo ultimo mandato, la sua diagnosi dei problemi italiani da quando si è dimesso è perfetta. L’Italia ha bisogno di un nuovo accordo nell’Eurozona, ha detto, aggiungendo che persino una sua uscita non dovrebbe essere trattata come un tabù. E lui ha detto più volte che l’austerità non funziona. Avrebbe dovuto dirlo anche quando era primo ministro.

Il risultato delle elezioni è ulteriormente complicato dal ruolo anti-Euro del Movimento Cinque Stelle guidato dal comico Beppe Grillo, che ha mantenuto il secondo posto nei sondaggi per qualche tempo.

Il miglior risultato per l’Italia sarebbe un leader politico che forzasse la questione del futuro in Italia con un lucido senso di quale scelta il paese dovrà prendere circa l’Eurozona. In caso contrario, l’Italia rischia di essere spinta in una posizione come quella della Grecia, che ha perseguito politiche simili e non ha avuto scelta.

Articolo originale: Politics have burst the Monti bubble di Wolfgang Münchau 

(Articolo apparso su “Financial Times“)

YB


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