Assad: armi chimiche, bugie e ricatti

Creato il 20 settembre 2014 da Danemblog @danemblog
Lo scorso anno (in questi giorni), dopo gli attacchi chimici ordinati dal governo siriano sul quartiere Goutha alla periferia di Damasco contro i ribelli ─ dove rimasero uccise un paio di migliaia persone, quasi esclusivamente civili ─, Obama minacciò bombardamenti sulla Siria. Era stata superata una delle "red lines" imposte dalla Casa Bianca (l'uso di armi chimiche, appunto) e Obama ─ controvoglia ─ si era trovato costretto a mantenere le promesse. Almeno a parole non a fatti: l'intervento provvidenziale della Russia mediò, e permise allo storico alleato di Damasco di uscire dalla pesante impasse dei bombardamenti americani ─ e francesi, che avevano già dato l'ok. Ai tempi la crisi ucraina era lontana ─ anche se relativamente ─ e Washington schiacciò il "5" a Mosca, per aver tolto anche l'America dalla "noia" dei bombardamenti.
Il piano di mediazione messo in piedi da Mosca, consisteva nello smantellamento dell'arsenale chimico siriano. Assad controfirmò la sua disponibilità, e le operazioni iniziarono. Tra ritardi e rallentamenti ─ voluti dalla diplomazia di Damasco, ma anche causa della guerra in corso, è vero ─ fu stilata una lista completa delle armi chimiche e iniziò il lento trasporto delle stesse verso il porto di Latakia (Assad aveva scelto la sua città, la base alawita, per far da base di carico dei prodotti).
La storia delle armi chimiche siriane è "lunga e travagliata": me ne sono occupato, a tratti anche approfondendo alcuni dettagli, passo per passo; dunque, onde evitare di rallentare la scorrevolezza di questo post, vi rimando al link sotto la tag "armi chimiche" del blog.
Per quello che si sta dicendo adesso, basta sapere che ufficialmente l'ultimo carico è partito il 24 giugno per la distruzione. L'Opcw (l'Organizzazione internazionale sulle armi chimiche) ha confermato che tutto l'arsenale dichiarato da Assad è stato prelevato e adeguatamente neutralizzato.
Salvo che, una mesata dopo, a luglio, il governo siriano ha presentato all'Opcw una mini-lista di altri tre siti di produzione di componenti chimici e biologici — della quale, per capirci, non aveva mai fatto accenno. In particolare uno di questi siti ha da subito destato preoccupazione. Si tratta di un impianto di produzione di ricina: la ricina è una proteina naturale che si ottiene dai semi di una pianta, il Ricinus Cuminis, forse più noto come Ricino. È altamente tossica, al punto che bastano 0.2 milligrammi ─ anche solo inalati se ad alte concentrazioni —per uccidere un uomo adulto. L'Opcw ha confermato.
Assad ha anche comunicato che il luogo di produzione, si trova m in una zona attualmente sotto il controllo dei ribelli — per esattezza non ha specificato quali, ma sembra siano le forze dell'IS.
Che il presindete siriano sia inaffidabile, non è una novità — così come è da un po' che le agenzie di intelligence segnalano la possibilità che la Siria si sia tenuta una piccola parte dei componenti chimici.
Ora ci sono alcune considerazioni.
1) Assad ha tenuto le armi nascoste, riservandosi la possibilità di nuovi utilizzi, se i ribelli fossero riusciti a prendere troppo spazio. In questo 1a) ha tradito l'Occidente e i suoi accordi 2a) ma allo stesso tempo si è mostrato forte (tanto da poter tradire gli accordi presi con la comunità internazionale) agli occhi del suoi clan – cosa che non guasta, visto i malumori interni (sotto questo'ottica si può leggere anche l'uso più che ripetuto dell barrel bomb al cloro, arma chimica di fatto con cui sfidare gli impegni).
2 In questo momento Assad ha preferito "sacrificare" il deposito di ricina, nell'ottica di una strategia di ordine superiore: dare forza allo Stato Islamico e costringere gli USA e l'Occidente a farsi coinvolgere in Siria.
3) Succede ancora che le visioni diaboliche e ambigue di Assad, finiscono per mettere in serio pericolo un'intera regione (o forse di più?). Stavolta ha "permesso" ad un gruppo fondamentalista, fanatici quanto pericolosi, di entrare in possesso di un'arma di distruzione di massa.

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