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Assaggi sabaudi

Da Sognoinviaggio

Arco olimpicoIl mio viaggio, a metà tra lavoro e diletto, inizia a Napoli. Partenza supersonica: paesaggi rapidi in sequenza alternata a 300km/h.

Destinazione: Volvera, una delle tante tranquille città della sterminata provincia torinese. Ad accogliermi la calda ospitalità di due vecchi amici: Giuseppe e Carmen. Il mio primo giorno in terra piemontese inizia proprio a Volvera in direzione Orbassano, dove si articolerà il mio lungo tragitto, costellato da diversi pullman di cambio. Infatti se si vu0le arrivare in direzione Juventus Stadium basta prendere la linea 5 da Orbassano per poi fermarsi a Cattaneo Sud, prendere la linea 40 da Cattaneo Ovest in direzione Vallette. Infine fermarsi al capolinea e da via Sansovino fare un 400 metri fino a via Gaetano Scirea, dove si erge lo Juventus Stadium, location per l’occasione della manifestazione “Iolavoro”.

Tale manifestazione, centro del mio interesse, è da anni frutto della sinergia istituzionale dell’ Assessorato al Lavoro e Formazione professionale della Regione Piemonte, realizzata dall’Agenzia Piemonte Lavoro in collaborazione con Camera di commercio di Torino, Provincia di Torino, Città di Torino e con la partecipazione del Ministero del Lavoro, Centri per l’Impiego della Provincia Torino e della Regione Valle d’Aosta, Agenzia Liguria Lavoro, Servizi per l’Impiego francesi Pôle-Emploi della Regione Rhône-Alpes, rete Eures e Inps e finanziata dal Fondo Sociale Europeo. Ambizione nobile, che mira ad incrociare domanda e offerta lavorativa con numerosi workshop e conferenze organizzate per l’occasione, un momento di approfondimento sulle ultime opportunità lavorative per giovani e non, mobilità transfrontaliera e attenzione al mondo della disabilità.
I miei due giorni alla manifestazione si riveleranno utili sia per la mia formazione, sia per gli innumerevoli colloqui realizzati.
Infatti dopo aver assolto ai miei “doveri”, mi dedico alla scoperta dell’ex capitale d’ Italia, appunto Torino. Mi reco al quartiere Lingotto, incuriosito dalla presenza degli innumerevoli alberghi che si susseguono lungo via Nizza. Il mio sguardo si perde all’infinito dal grande Arco olimpico, rosso ed in acciaio, con le 32 funi che sorreggono il ponte pedonale, che unisce per 400 metri, il Villaggio olimpico con il Lingotto. L’arco, ideato da Hugh Dutton e Benedetto Camerana, è stato il simbolo delle Olimpiadi invernali, tenutesi a Torino ed è la massima espressione dell’ingegneria tecnica e  strutturale internazionale. Attraversato il ponte, noto una grande area, preda di giovani che si sfidano a ritmo di break dance. Sono gli ex Mercati generali, ora Borgo Filadelfia. Giro intorno e ammiro palazzi e murales messi in tinto con colori sgargianti, postumi non troppo lontani delle recenti Olimpiadi. Mi avvicino con tanto di pullman (il  Gruppo Torinese Trasporti è perfetto per raggiungere i vari quartieri della città), al centro della città. Ad attendermi una piacevole chiacchierata con mia cugina, trasferitosi da anni nella capitale sabauda.
Lo sapevate che il maestro dell’horror, Dario Argento, ha girato alcuni suoi celebri film: la Galleria Subalpina  con la scaletta che porta allo studio dell’investigatore Arrosio di “Quattro mosche di velluto grigio”; il Teatro Carignano quello di “Profondo Rosso” e “Nonhosonno”;
il Parco del Valentino dove viene uccisa la cameriera di “Quattro mosche di velluto grigio” e altre locations minori. Elena, oramai, è la mia guida e mi fa percorrere l’intero quadrilatero torinese, finchè non facciamo tappa ad uno degli innumerevoli posti da “apri-cena”.
Le ore, al contrario dell’elegante ed austera lentezza della città, scorrono veloci ed è l’ora di congedarsi con un bel bicchiere di vino doc piemontese. Il mio appuntamento con la città è rimandata solo al giorno successivo. Giuseppe e Carmen saranno i miei nuovi Cicerone.
Parcheggiamo la macchina lontano dal centro e ci rechiamo con il pullman fino alla Stazione di Porta Nuova.
Arrivo al cuore pulsante e salotto “bene” del capoluogo piemontese: Piazza San Carlo. L’eleganza e la grandezza della piazza rapiscono il mio sguardo, passo sopra i “gioielli” del Toro, raffigurato sul pavimento (anche qui c’è un po’ di sana scaramanzia).
Altra tappa fondamentale: Piazza Castello, dove sono siti importanti palazzi cittadini quali Palazzo Reale e Palazzo Madama. In piazza Castello confluiscono quattro dei principali assi viari del centro: via Garibaldi (pedonale), via Po, via Roma, Via Pietro Micca. Intanto da Piazza Castello scorgiamo l’obiettivo principale della nostra visita: la Mole Antonelliana, simbolo della città. L’edificio più alto della città, con i suoi 167 metri di altezza, ospita il Museo Nazionale del Cinema, al tredicesimo posto tra i musei più visitati d’Italia.

Sala del Tempio, Museo Nazionale del Cinema
Ospita, nel primo livello  macchine ottiche pre-cinematografiche (lanterne magiche), la camera oscura, le attrezzature cinematografiche antiche e moderne, come lo stereoscopio, pezzi provenienti dai set dei primi film italiani ed altri cimeli nazionali e internazionali, una sorta di archeologia cinematografica. Il secondo livello libera i sensi dall’immaginazione e dal sogno: sei “inseguito” da Willy il coyote, sei in un duello all’ultimo sparo con Clint Eastwood in ambienti ricreati per l’occasione, sei terrorizzato da mostri “alieni”.
Inoltre ti puoi rilassare su poltrone reclinate, vedendo immagini del grande cinema muto e le più belle scene di ballo nella storia del cinema.
Il terzo livello è didattico: con la voce narrante di Neri Marcorè è possibile capire l’ossatura di un film, dalla story-boards (sceneggiatura) agli effetti speciali. Il quarto livello evoca con gigantografie e poster coloro che hanno fatto la storia del cinema: dal maestro Fellini, Mastroianni, il principe della risata Totò, Benigni, Troisi, Ingrid Bergmann, la Loren e tanti altri. Infine il quinto livello ricrea ambienti d0ve la regina incontrastata è la televisione, nonostante i suoi attuali mutamenti. Il nostro giro turistico alla Mole si  conclude  con un ascensore panoramico, con pareti in cristallo trasparente, che effettua la sua corsa in 59 secondi, in una sola campata a cielo aperto senza piani intermedi, dai 10 metri della quota di partenza agli 85 metri del “tempietto” dal quale si può vedere il maestoso e contrastante panorama della città.

Veduta di Torino dalla Mole Antonelliana

Veduta di Torino dalla Mole Antonelliana

 

Il nostro piacevole giro si conclude sino al lungo Po, dove curiosamente vado alla ricerca dei famosi “Murazzi”.
L’origine del nome è collegata agli imponenti margini (muri) costruiti nel corso del XIX secolo per preservare il centro città dalle piene del fiume.
Attualmente i Murazzi sono quindi diventati uno dei luoghi di aggregazione giovanile fra i più importanti della città, raggiungendo anche fama nazionale ed internazionale. Una città che ha un sapore mitteleuropeo, ma che sa regalare emozioni forti anche al più “freddo” visitatore.
Concludo il mio viaggio tra fiocchi di neve, dolci e soffici come i miei amici di questa mia breve avventura sabauda.

Bon bicerin!!!

Pask


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