Un Sadhu
Fedeli in preghiera
Forse è proprio questo il modo giusto per lasciare Calcutta. Alle 4 di mattina, di soppiatto, come ladri che scappano senza farsi notare quando è ancora buio ed i fagotti sui marciapiedi sono ancora immobili. Non c'è ancora nessuno per la strada, per lo meno quasi nessuno; in effetti a certi incroci c'è già il movimento di chi sta preparando la giornata che sta per arrivare, qualcuno che carica materiali, frutta, cocchi, balle di tessuti. Qualcuno che riempe camioncini che andranno a scaricare più in là, dove tra poco l'ansia di sopravvivere sta per riprendersi la città. Qualcun altro semplicemente si stiracchia, allontanando lo straccio sporco che è stato il suo riparo notturno e si avvia verso una pompa pubblica, godendosi la temperatura ancora accettabile se pure a te si appiccicano già i vestiti sulla pelle. Sembra che a quest'ora i rossi non valgano, agli incroci neppure si rallenta, tanta è la furia con cui si vuole scappare da questa India tumultuosa. Anche l'aeroporto è ancora semideserto, un'area franca nuova, anonima, quasi corpo estraneo innestato qui per necessità, ma con un'anima differente. Ma bisogna ripartire da qui per raggiungere d'un balzo un'altra India ancor più differente, assolutamente diversa da quelle che ho conosciuto prima. Questa è la decima volta che vengo in questo paese e pur nei cambiamenti estremi che ha subito da quando l'ho visto per la prima volta, quaranta anni fa, la sua essenza mi pare rimasta immutata ed è quella che ho cercato di descrivervi nei giorni scorsi.Campanelle
Questa volta invece l'intenzione è di arrivare in un'India diversa e sconosciuta, quel pezzo nordorientale del paese che anche geograficamente pare un corpo estraneo rimasto attaccato per sbaglio al subcontinente, una frattaglia di territorio posto al di là del Bangla Desh e che non si sente neppure troppo legato alla madrepatria se si vuol tenere conto di tutti i vari movimenti separatisti che contraddistinguono tutte le minoranze bizzose di questo mondo, popolata di genti dagli occhi diversi che sopravvivono in una terra dalle poche risorse, l'Assam, una grande pianura depositata dal Bramaputra, disceso dal Tibet raccogliendo le acque di tutti i torrenti che piovono giù dalle montagne himalayane, prima di unirsi al Gange per formare uno sterminato paesaggio di paludi e di bracci laterali che si allunga verso il golfo del Bengala. E' la terra delle avventure di Sandokan e Tremal Naik, delle Sunderbands popolate di cobra, tigri ed elefanti, con i babiroussa dalle zanne aguzze che si nascondono tra i cespugli e i tughs con il laccio attorno alla vita. E' stato il primo libro che ho letto nella mia vita: I misteri della jungla nera e si svolgeva proprio qui, in questa terra estrema. Salgari mi aveva innestato questo chip maligno nella testa più di sessanta anni fa. Prima o poi dovevo venire a verificare. Lo sentivo quasi come un obbligo.Acquisti di fiori e caprette
Questo pezzo di India non attira turisti, niente Taj Mahal, niente forti maestosi o palazzi dei maharaja, solo questa grande pianura assamese, l'immenso fiume che la attraversa e le colline scoscese ed impraticabili che fanno barriera alle montagne più alte del mondo, ricoperte proprio da quella jungla fitta e difficile da penetrare che forse però, nasconde cose che vale la pena vedere. Se mi seguirete nei prossimi giorni forse anche voi ne rimarrete stupiti. Guwahati è la capitale dell'Assam, cittadona sovrappopolata in cui si mischiano India e oriente. Vedi facce diverse, quelle piccole e nere dei bengalesi arrivati da occidente, a fianco di larghi volti dai nasi schiacciati che rivelano l'origine tibetana e poi facce dalle guance pienotte delle ragazze del sud, occhi tagliati alla birmana, turbanti sikh e vestiti multicolori di tutte le fogge del subcontinente che si mescolano nella consueta confusione del sovrappopolamento. Ma la città apparentemente anonima, nasconde un luogo particolare. Prendendo una stradina tortuosa si sale su una vicina collina dove sorge il tempio Kamakhya, uno dei centri principali del neo-Vaishnaismo, una delle mille religioni indiane e loro varianti, comunque la principale qui nell'Assam. Tanto per riassumere questa corrente dell'hinduismo, vi racconto la storia di Sati o Shakti, che innamorata di Shiva il distruttore, lo sposa nonostante la furiosa invidia del bieco Shakhta.Il sacrificio
Nello spazio non ci passano più di due persone alla volta (o una grassa) ed una sensazione claustrofobica indescrivibile ti prende solo a guardarle queste gabbie, dove, invece la gente si accoccola serena chiacchierando in attesa del turno. Qualcuno mangia le provviste portate da casa, i giovani digitano sugli smartphone, gli altri ti scrutano con curiosità. Pagando, l'accesso è immediato e trovarsi all'interno buio del tempio rinnova il senso di prigione, accentuato dall'odore dolciastro del sangue e delle offerte versate con cura sul lingam centrale, latte, burro fuso, fiori e altro. Un rito ancestrale segnato dal salmodiare di sottofondo dei sacerdoti che come in ogni luogo santo pregano e all'occorrenza benedicono e raccolgono offerte. Fuori, tutto dà invece l'impressione di un'area picnic, con ragazzi e famiglie che sfruttano la giornata di vacanza, chiacchierando sull'erba, ansiosi di farsi un selfie con lo straniero, merce rara da raccontare a casa, la sera al proprio ritorno. I belati delle caprette quasi non si avvertono soffocati dalle risate argentine ed acutissime delle ragazze indiane che ciondolano la testa in segno di soddisfatta approvazione. Scendiamo a valle, oggi c'è ancora un sacco di strada da fare.Le gabbie della fila d'attesa gratuita
Le luci d'offerta
SURVIVAL KITKolkata - Guwahati - Volo IndiGo - 1850 R. 1:15 minuti. L'unico problema è che bisogna arrivare verso le 5 del mattino all'aeroporto. Però poi c'è tutta la giornata a disposizione.
Kamakhya Mandir - Sula collina a 7 km da Guwahati. Centro tantrico della religione principale dell'Assam, il neovishnaismo (adoratori di Visnu). Centro di pellegrinaggio molto importante e visitatissimo. Se avete cuore tenero, girate alla larga dall'ala dei sacrifici e limitatevi alla visita del tempio principale. Sarete sicuramente coinvolti da qualche gruppetto o famiglia che vuole chiacchierare con i pochissimi stranieri disponibili. Campionario di santoni all'ingresso. Atmosfera un po' invasata tipica dei luoghi di culto.
Ragazze in visita al tempio
Il flower market Il tempio Jain Tra edifici coloniali e divinità. Attorno al new Market Calcutta o Kolkata? Si parte Quasi in partenza