Recensione
E’ un giallo interessante e scorrevole, ambientato a Pordenone dove si svolge il festival della letteratura. Vengono peraltro citate e descritte altre cittadine della zona, come ad esempio Spilimbergo, sicuramente conosciuta da chi ha svolto il servizio militare in Friuli, dato che nei suoi paraggi si trovano i campi di addestramento dell'esercito.
Altro pregio del romanzo è l’originalità e (udite! udite!) la sostanziale mancanza di refusi nella pubblicazione della Libra, piccola casa editrice friulana.
I personaggi che intervengono sono molteplici e discretamente caratterizzati, se non fosse per la loro tendenza a parlare e ragionare tutti nel medesimo modo, cosa che tende a rendere i quelli maschili un po' troppo simili tra loro.
Talvolta l'autore mostra delle reazioni esagerate in alcuni personaggi femminili minori, come quando racconta di un filmato a cui assistono due giornalisti e due poliziotti. La registrazione video in questione verteva su una discussione abbastanza accesa fra la vittima e uno scrittore, senza peraltro che i due interlocutori arrivassero a fare minacce o a ricorrere alle vie di fatto. Alla fine del filmato Giancarlo Re, descrivendo le reazioni degli spettatori, afferma:
I quattro erano annichiliti. Stettero zitti per quasi un minuto e Rosalba si teneva un fazzoletto sulla bocca, impaurita.Considerando che era una semplice ripresa registrata e che la suddetta Rosalba è una donna poliziotto, la sua reazione è anomala, come potrebbe essere quella di un chirurgo che fosse impressionato dalla vista del sangue.
In questo romanzo le donne in stato di shock tendono a premersi un fazzoletto sulla bocca. Anche in un’altra scena, in cui viene mostrata la foto della vittima ad una ragazza, Giancarlo Re afferma:
- Non è quello che hanno trovato morto? Adesso mi pare di riconoscerlo. E’ lui? Oh, Dio!- e si allontanò con un fazzoletto premuto sulla bocca, sorretta da due agenti.Posso sbagliare ma, secondo me, l’autore sopravvaluta la sensibilità di una giovane. E’ più facile che una ragazza non veda l’ora di raccontare agli amici di aver riconosciuto la vittima da una foto, piuttosto che si senta impressionata dalla morte di un uomo che aveva solo intravisto in occasione di un concerto rock. Il fatto poi che debba anche essere sostenuta da due agenti farebbe pensare più ad una donna in sovrappeso che a una adolescente.
La ripetitività degli eventi che coinvolgono giornalisti, polizia e magistratura alla ricerca delle motivazioni dell'omicidio di un dirigente del festival sembra talvolta eccessiva, anche perché le considerazioni non si discostano sostanzialmente le une dalle altre, fino a quando, almeno, Peter Stucchi non riuscirà a capire di avere in mano un importante indizio che potrebbe inchiodare i colpevoli. Le ulteriori prove da lui raccolte durante il sequestro – il poliziotto che lo libera non sembra stranamente interessato a conoscerle- sono un po’ troppo “telefonate”.
Sembra che l’autore non abbia alcuna stima del lettore a cui ritiene necessario gli si ripetano più volte le stesse cose e che, fino alla confessione, non riesca assolutamente comprendere chi possa essere stato il colpevole. In altre parole Giancarlo Re stiracchia un po’ troppo la storia che avrebbe potuto, a mio avviso, sintetizzarsi maggiormente.
In conclusione la tendenza alla prolissità e l’eccessiva omogeneità di pensiero dei personaggi sono a mio avviso i maggiori difetti del racconto giallo di Giancarlo Re, peraltro piacevole sia per lo stile che per l’originalità.
Giudizio:
+3stelle+ (e mezzo)Dettagli del libro
- Titolo: Assassino al Festival
- Autore: Giancarlo Re
- Editore: Libra
- Data di Pubblicazione: 2013
- Collana: Novels
- ISBN-13: 9788890490736
- Pagine: 232
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 15,00