Avevo comprato il libro appositamente per il mio viaggio in Danimarca e Svezia, perché contavo - nei pochi giorni previsti in terra svedese - di riuscire anche a fare una puntatina a Ystad, la città del commissario Wallander.
Purtroppo non sono riuscita a spingermi così a Sud, però un assaggio della Scania l'ho avuto e per questo è stato interessante attraversare le sue strade anche letterariamente nelle pagine del libro di Mankell.
Assassino senza volto è il primo libro della serie di Wallander e si percepisce la distanza temporale che c'è dal momento della sua pubblicazione ad oggi, sebbene alcune tematiche che emergono da questo romanzo siano ancora di stretta attualità.
Interessante il quadro della società svedese che viene fuori da questo poliziesco, in particolare la schiettezza con cui si mette in evidenza la distanza tra l'immagine un po' edulcorata che ne abbiamo, ossia di una società aperta, tollerante e pacifica, con una qualità di vita molto elevata, e una realtà caratterizzata da forti contraddizioni e molti nodi irrisolti.
Dal punto di vista letterario si tratta di un poliziesco classico e abbastanza ben costruito, in cui l'aspetto più importante non è tanto il giallo, quanto l'andamento dell'indagine e il personaggio di Kurt Wallander.
Certo, Wallander non è Adamsberg, e Mankell non è Vargas, ma la lettura è godibile, e come libretto da portarsi in vacanza ci sta tutto.
Voto: 2,5/5