La mozione Schifano per l’intervento anche del Comune contro l’usura e le infiltrazioni della criminalità organizzata era accoglibile. Ma solo per Perri, non per la sua giunta. Differenze non vertiginose, niente scontri, ma spigoli. Il vicesindaco Carlo Malvezzi si agitava tanto per non far passare la mozione, già modificata da Giancarlo Schifano (IdV), e poi bocciata.
L’assessore al bilancio Roberto Nolli fa il processo ai costi per il Teatro Ponchielli, il sindaco Oreste Perri il giorno dopo corregge il tiro. Se sono soldi spesi bene sono investimenti, afferma.
Poi l’assessore alla cultura. Perri non è entusiasta, filtra tra un ufficio e l’altro. Si parla addirittura di un lungo incontro con Daniele Bonali.
Strano, ma Oreste Perri pare trovarsi meglio con collaboratori di centrosinistra. Franco Albertoni ha evitato qualche problema all’Aem; e Pasquali a Lgh?
Paolo Bodini lavora con impegno per la Triennale, Augusto Galli non è l’uomo dei problemi.
Curioso ma realistico. Il peso dell’esperienza si fa sentire. Antonio Piva non ne può più del Pdl e si accasa con Italia Futura di Montezemolo. Ma Perri dove va? Malvezzi gli illustra un progetto complicato come City hub: Perri è forse diventato architetto da un giorno all’altro? Il sindaco ha un altro modo di vedere.
Arvedi, pare, dialoga più volentieri con il deputato del Pd Luciano Pizzetti, chiaro, affidabile, coerente, sicuro di quel che dice, anche se nel suo partito non tutti lo amano.
C’è il dramma del museo del violino, che pare apra a rate. Una parte a settembre, un’altra pochi mesi dopo.
Certezze sul futuro non ce ne sono lo stesso. Statuto e progetto scientifico? Enigmi.
Arvedi s’è stancato pure lui. Lo si capisce. E’ un grande industriale abituato a scenari internazionali, ma Cremona oggi gli crea più problemi forse della Cina.
Soprattutto ci sono i problemi dei cittadini, dei lavoratori, dei tanti precari, degli anziani. Dell’assessore Luigi Amore che non si capisce se vuol privatizzare o no. Forse anche lui ha compreso che creando una Fondazione i problemi, purtroppo per tutti, restano. La Regione non dà soldi, non aiuta. Gli assessori del Pirellone litigano per qualche milione in più. E così è da tanto tempo per tutte le case di riposo della provincia, della regione, d’Italia.
Perri dovrà pur riqualificarsi agli occhi dei grandi elettori ma anche dei cittadini, stanchi di liti furibonde nel centrodestra, e oltretutto tartassati da Berlusconi, da Tremonti, da Monti, da chiunque possa prendersela con loro. Perché a Oreste Perri il ruolo del sindaco buon padre di famiglia piace. E’ rassicurante.
Gli assessori sparano, poi ci pensa il sindaco. Gli assessori lavorano, il sindaco copre il fuoco nemico e amico. Il sindaco Perri rassicura. Protegge dall’ulcera e dallo stress. Fa lo sciamano, si potrebbe dire.
Ma può bastare? Occorrono risultati.
Un sindacalista della Cgil disse dopo le elezioni: “Se ci muovevamo prima Perri veniva con noi”. Battuta sadica o considerazione realistica che sia, anche il deputato Pizzetti disse un “ci vorrebbe un Perri di sinistra”. Salvo chiarire sempre, ad ogni occasione, che il Pd è alternativo a Perri. Molti ci credono, altri, maliziosamente, no.
Manca al Pd il digestivo, il totem il parafulmine, il buon padre nella litigiosa famiglia degli assessori che si contendono i pochi soldi che restano.
Forse Perri si vuole ricandidare, ma è stanco di una giunta così, oltre che di una coalizione priva ormai di identità. E manda segnali: vorrebbe una squadra più coesa, come gli chiedono i grandi capi.
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