Assolo
di Laura Morante
con Laura Morante, Piera Degli Espositi, Francesco Pannofino
Italia-Francia, 2015
genere, commedia
durata, 97'
Laura Morante invece è impavida nell'affrontare a testa alta un tema
scomodo e apparentemente poco commerciale come i 50 anni delle donne che
improvvisamente si sentono inutili, invisibili e inette. Diversamente
da "Ci vuole un gran fisico", unica commedia italiana recente a mettere
al centro una cinquantenne, il film della Morante rifiuta per la sua
protagonista una rappresentazione grottesca: l'autrice si regala un
autoritratto pieno di grazia e ironia, mai beffardo o crudele, poco
incline ai patetismi e ai compiacimenti vittimisti. Il suo sguardo è
gentile anche verso i personaggi maschili, fra cui spicca per
irresistibile sgradevolezza Marco Giallini.
Laura Morante, alla seconda prova come regista e autrice, continua il
percorso intrapreso con "Ciliegine", costruendo un'altra commedia più
francese che italiana, più newyorkese che romana. Passando per i film
della coppia Agnes Jaoui-Jean Pierre Barci e per le commedie di Woody
Allen, Morante trova una sua cifra narrativa singolare fatta di
malinconia, ritmo e leggerezza. È impossibile non voler bene alla sua
Flavia, che attraversa il presente incespicando nei suoi errori passati e
in qualche modo resta in piedi, che aspira ad uscire dal coro ma non
osa l'assolo per paura di stonare.
Morante prende di petto anche il tema della morte, che sottende l'intera
storia e riguarda quasi tutti i personaggi, e lo descrive in una
sequenza onirica che attinge a Pina Bausch invece che a Fellini o
all'ultimo Sorrentino. In una storia di maturazione la cui protagonista
deve imparare a scegliere invece di aspettare di essere scelta, la morte
è un punto di partenza, perché al suo cospetto il tempo stringe, le
opzioni si riducono, e quelle che restano sono quelle che contano. E il
tempo, anche se poco, può bastare, se lo si usa per guidare in avanti,
anziché guardare all'infinito nello specchietto retrovisore.Flavia è una cinquantenne con due matrimoni alle spalle e due figli
grandi che la trovano antica. Insicura e velleitaria, come si
autodefinisce, è incapace di rendersi autonoma dagli ex mariti e dalle
loro seconde mogli, che considera molto più determinate di lei. Per dare
una svolta alla sua vita si rivolge a una psicologa cui racconta
qualcosa di tutti meno che di se stessa. Riuscirà Flavia a mettersi alla
guida della propria esistenza a prescindere dai suoi rapporti con gli
uomini, dal suo complesso di inferiorità nei confronti delle donne, e
dalla sua sessualità repressa?
Ne emerge un'antieroina che vorrebbe vivere a Paperopoli, un'eterna
ragazza che chiama ancora "dischi" i cd, che trova l'autoerotismo
ridicolo e che deve mettere ordine nella sequenza degli eventi che
determineranno il resto del suo percorso. Al centro della storia c'è uno
dei temi tabù della nostra epoca, la distinzione fra la solitudine come
condizione di vita e la solitudine come percezione di sé: perché si può
essere soli e non soffrirne, così come si può essere in due e sentirsi
disperatamente soli.
Riccardo Supino