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Assolo di Laura Morante: la recensione

Creato il 05 gennaio 2016 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Assolo-Laura-Morante-Poster-717x1024Le insicurezze di una donna. E Laura Morante soffre di egocentrismo

Opera seconda di Laura Morante, Assolo è, apparentemente, un prodotto corale. In realtà è eccessivamente visibile l’intento della Morante, ovvero delineare un ritratto femminile contraddistinto da un elevato tasso di egocentrismo.

Flavia è una cinquantenne con alle spalle due matrimoni falliti e due figli grandi. Profondamente insicura, Flavia si autodefinisce dipendente dagli ex-mariti e vive un complesso d’inferiorità nei confronti delle loro moglie. Di conseguenza si affida a una psicologa a cui racconta sogni e realtà.

Il film si apre su una scena emblematica: la protagonista Flavia è nella sua camera mortuaria mentre figli, ex-mariti, compagni e avventure sporadiche (gli uomini della sua vita) attendono nella stanza attigua. L’impressione è che in questo frangente Laura Morante voglia citare Fellini e l’importanza che lui stesso attribuiva alle donne della sua vita. Fortunatamente l’attrice/regista/sceneggiatrice toscana non possiede tale presunzione e l’infiltrazione felliniana non trova spazio nel resto della pellicola, che si snoda attraverso le debolezze e le insicurezze di una donna di cinquant’anni che si sente profondamente inutile.

Assolo è un ritratto imperfetto di una donna imperfetta, che non si ama e fatica ad affidarsi agli altri. Durante la pellicola si alternano varie figure e ognuna di loro possiede un ruolo funzionale alla storia: gli ex-mariti, che hanno preferito allontanarsi, i figli, una psicologa, vera ancora di salvataggio, l’amica che sta affrontando un divorzio e i colleghi di lavoro. Purtroppo tutti i possibili sviluppi narrativi, che ogni personaggio possiede, vengono appiattiti da una messinscena votata a un unico personaggio: Flavia. Le sue insicurezze riempiono lo schermo cinematografico, non hanno una reale e accattivante potenza narrativa e generano un ritratto dalle dubbie valenze artistiche.

Dopo non aver convinto pienamente con Ciliegine, Laura Morante prosegue sull’identica falsa riga (numerosi i rimandi idiosincratici alleniani) e finisce per realizzare un prodotto inconsistente e dannatamente autoreferenziale. Contraddistinto da un cast di indubbio livello, Assolo finisce per sprecarlo in sequenze più o meno riuscite, che hanno come unico scopo sottolineare il viscerale vittimismo della protagonista.

Dal finale criptico e alla disperata ricerca di un’autorialità graziosa e ironica, Assolo è un prodotto che lascia a desiderare e che perde l’occasione per elevare la figura femminile, in favore di un continuo vagare tra insicurezze e dipendenze nei confronti delle donne e degli uomini che hanno segnato la vita della protagonista, confortata esclusivamente da un cane che “vive” le sue medesime pene. Deludente.

Uscita al cinema: 5 gennaio 2016

Voto: **


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