Quali sono le figure più richieste in un mercato in crisi ?
Abbiamo trattato l’argomento assunzioni in quest post :
http://rchessa.wordpress.com/2013/12/30/le-aziende-assumono-mancano-i-candidati/
Oggi faremo una panoramica sulle figure più richieste.
Potrebbe sembrare un paradosso, invece è una triste conferma.
Da anni il settore dell’industria e dei servizi lascia vacanti migliaia di posti di lavoro. Non si trovano le persone con le competenze richieste.
A darci la notizia è la relazione annuale del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del Lavoro.
Nonostante il calo drastico dei consumi , dai dati emerge un sistema produttivo che ancora regge e che anche quest’anno assumerà personale.
Andando a ritroso negli anni, partiamo da un 2008 dove ben 217.000 posti di lavoro sono rimasti scoperti, oltre il 26% delle assunzioni previste. Nel 2012 con la crisi in pieno fermento siamo “scesi” a 65.000, per raggiungere quest’anno i 47.000. Ogni 100 richieste, 13 restano inevase.
Sia ben chiaro che nei dati non rientrano le assunzioni stagionali. Parliamo del tanto amato posto fisso e monotono.
Sono le stesse aziende intervistate per l’analisi annuale del Sistema informativo Excelsior a spiegarci il perché. Il problema principale è la mancanza di competenze, o meglio competenze non adeguate alle mansioni da svolgere. “Skills” non solo tecniche ma anche trasversali. (ne abbiamo parlato nell’editoriale di Maggio).
Senza dilungarci in dati e statistiche, quali sono queste figure ?
Esperti software ( 47,4% della richiesta inevasa) , esperti in gestione aziendale ( 37,8%). Progettisti meccanici, export manager , educatori per disabili, commerciali, sono solo alcune delle figure ricercate. L’elenco è lunghissimo.
Essere esperti in qualcosa. Questo è il comune denominatore .
Il mercato del lavoro è una realtà dinamica in costante evoluzione. Aziende e candidati non possono permettersi di restare ancorati al passato.
Ci troviamo nell’era della rivoluzione digitale . Cambiano gli strumenti di comunicazione e di marketing. Il mercato del lavoro richiede sempre maggiori competenze specifiche.
Cresce ancora la richiesta per il “buon vecchio” graphic designer, circa il 15% rispetto alla scorso anno.
Il più moderno Web developer invece si attesta oltre il 45% di crescita.
Il web da spazio alle cosi dette “professioni emergenti” come il community manager, social media manager, sviluppatori di app – mobile, copywriter , food o fashion blogger.
Senza farci spaventare dall’anglicizzazione , vediamo cosa fanno alcune professioni.
Il Media Consultant, si occupa di analizzare, gestire e influenzare la reputazione(web reputation) del proprio cliente. Crea contenuti interessanti, condivide ed interviene nelle discussioni online gestendo il dissenso ed informando. Promuove il brand attraverso un’ attività di Pubbliche relazioni digitali.
Con la diffusione di smartphone e tablet , il mercato inizia ad interessarsi a ciò che ruota intorno ai dispositivi mobili. Il Mobile Developer sviluppa applicazioni per periferiche mobili, gestendone efficienza e funzionalità .
Il Mobile ADV Specialist è specializzato in strumenti di marketing da applicare alle principali piattaforme orientate al mobile.
L’Inventory Manager si occupa di analisi. Calcolo del Break Even Point, monitoraggio delle performance.
Attenzione, non basta “saper usare” facebook.
Un professionista deve possedere conoscenze di marketing, di analisi e statistica , di comunicazione persuasiva, business writing. La conoscenza delle lingue straniere deve andare ben oltre il livello scolastico.
Oltre le relative competenze tecniche legate a linguaggi di programmazione o utilizzo applicativi software, uno specialista deve avere fame di sapere.
E poi diciamocela tutta. Esistono anche tanti lavori che non si ha più voglia di fare.
Il rischio è che da qui a qualche anno possano mancare completamente i vecchi mestieri .( orafi, orologiai, falegnami, muratori, carpentieri, carrozzieri, saldatori, elettricisti)
Ad oggi il divario tra teoria e pratica, banchi di scuola e impresa, è troppo elevato . Ci vuole un approccio differente nel mondo dell’istruzione e della formazione. Magari prendendo spunto dai nostri “cugini europei” . I giovani devono poter “annusare” e vivere l’azienda già dal periodo scolastico.
