L’India metterà in orbita il suo primo satellite che sarà dedicato alle osservazioni di oggetti celesti, tra cui in particolare i buchi neri. Il lancio è programmato per Lunedì 28 Settembre dal Satish Dhawan Space Centre a Sriharikota nel Sud-Est dell’India.
Astrosat, realizzato dalla Indian Space Research Organisation (ISRO), è stato concepito per realizzare una serie di studi simultanei a multi frequenza delle sorgenti astrofisiche di alta energia e, in particolare, sarà in grado di misurare la variabilità temporale degli oggetti compatti come le stelle di neutroni o i buchi neri, inclusi i buchi neri supermassicci che risiedono nei nuclei delle galassie.
Gli strumenti del satellite sono stati costruiti da un consorzio di istituti indiani, tra cui il Tata Institute for Fundamental Research (TIFR) a Mumbai, l’Indian Institute for Astronomy (IIA) di Bengaluru e l’Indian Universities Centre for Astronomy and Astrophysics (IUCAA) a Pune, in collaborazione con la Canadian Space Agency e l’Università di Leicester (UK). Il team del Dipartimento di Fisica e Astronomia inglese, guidato da Gordon Stewart si è occupato della camera CCD che sarà installata in uno dei quattro telescopi, il Soft X-ray Telescope (SXT), costruito da un gruppo indiano con a capo K. P. Singh del TIFR che ha inoltre fornito la parte elettronica per l’analisi dei dati. «È stata una grande opportunità, davvero emozionante, far parte del team Astrosat», dichiara Stewart. «Non vediamo l’ora di collaborare per l’analisi dei dati che il satellite fornirà con una qualità decisamente elevata».
Astrosat pesa quasi 1,5 tonnellate e porterà con sè 4 telescopi coallineati che osserveranno in un ampio intervallo di lunghezze d’onda, dal visibile fino ai raggi X di alta energia. Inoltre, ci sarà uno strumento che monitorerà il cielo per catturare fenomeni brillanti transienti. Dallo studio della variabilità temporale e spettrale della radiazione gli astronomi sperano di ricavare nuovi indizi sulla materia che orbita attorno ai buchi neri, su come essa precipita o viene spazzata via dall’oggetto massivo, una fenomenologia che li rende tra gli “oggetti più brillanti” dell’Universo. “Astrosat ha delle proprietà uniche che permettono al satellite di studiare non solo i buchi neri ma anche altre sorgenti tra le più energetiche dell’Universo”, conclude Paul O’Brien, Direttore del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Leicester.
Per saperne di più:
- Leggi la brochure qui: PSLV-C30 Astrosat
Fonte: Media INAF | Scritto da Corrado Ruscica